Sulla pugile Imane Khelif «già diverse ore prima dell’incontro era stata sviluppata una narrazione ben precisa, presente soprattutto in community legate all’estrema destra filorussa. I monitoraggi di Idmo hanno evidenziato come si sia creata una campagna d’odio a suo carico, definita più volte 'transgender' quando invece non è così». A dirlo in un’intervista al QN Gennaro Tortorelli, giornalista e ricercatore dell’Italian Digital Media Observatory (Idmo), che spiega perché il 'caso Khelif' fosse destinato a scoppiare e come informazioni poco accurate abbiano fatto il gioco di chi lo ha organizzato.
L’obiettivo di questa campagna secondo il ricercatore è "dipingere l’Occidente come degenerato e corrotto, contrapponendolo a valori più conservatori e identitari, propri dell’estrema destra e di alcune dittature - prosegue Tortorelli -. Se questa campagna è riuscita così bene, però, è anche per l'inaccuratezza di alcuni media, che hanno avvalorato la teoria secondo la quale Imane sarebbe transgender». Si parla di un coinvolgimento della Russia. Il presidente dell’Iba è vicino a Putin. «Non abbiamo ancora evidenze chiare in questo senso. Certo, va ricordato che l’International Boxing Association non è più riconosciuta dal Cio a causa di corruzione, scandali arbitrali e la sua vicinanza al Cremlino - dice Tortorelli -. L’unico test medico che ha squalificato l'algerina è stato effettuato da loro, con procedimenti che non sono mai stati chiariti. E sappiamo anche che la retorica contro la cosiddetta ideologia woke e il cosiddetto politicamente corretto possono essere armi molto potenti per la disinformazione russa».
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