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Iran: "La risposta contro Israele sarà dura". Netanyahu: "Pronti a difesa e attacco"

Sempre alta la tensione in Medio Oriente mentre la diplomazia internazionale lavora per raffreddare i toni e scongiurare l'escalation del conflitto.

Il timore di una risposta iraniana a Israele è ancora alto, ma funzionari della Casa Bianca ritengono che gli sforzi del presidente americano Joe Biden per frenare l'Iran dopo l'assassinio del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran stiano dando i loro frutti e la repubblica islamica potrebbe riconsiderare il suo piano di risposta "pesante". Lo scrive il Washington Post.

"Stiamo proseguendo verso la vittoria. So che i cittadini israeliani sono in allerta e vi chiedo una cosa: rimanete calmi e composti. Siamo preparati sia per la difesa che per l'attacco, stiamo colpendo i nostri nemici e siamo anche determinati a difenderci", ha detto il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu che oggi ha visitato la base di reclutamento dell'esercito di Tel Hashomer. Parlando alle truppe ha espresso il suo orgoglio per i soldati definendoli la "spina dorsale della nazione".

Intanto, si susseguono le dichiarazioni dei Paesi coinvolti: "La gang criminale sionista non rispetta alcuna regola o legge e sicuramente riceverà una dura risposta dall'Iran per avere ucciso il leader di Hamas, Ismail Haniyeh". Lo ha affermato il comandante dell'Esercito iranianoAbdolrahim Mousavi, aggiungendo che la risposta sarà potente e la nomina di Yahya Sinwar come capo dell'ufficio politico di Hamas prova che Israele non dovrebbe avere alcuna speranza sul proprio futuro. "I sionisti hanno capito che il loro crollo è stato accelerato, quindi cercano di rallentarlo adottando misure cieche ma il loro desiderio non si avvererà e saranno annientati", ha detto Mousavi, come riporta Irna.

"Purtroppo, alcuni Paesi europei sono rimasti in silenzio riguardo alle azioni terroriste da parte del regime sionista e sulle violazioni del diritto internazionale e questo ha portato l'arroganza della gang che governa Tel Aviv ad aumentare e diffondere tensione e insicurezza nella regione". Lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano ad interim, Ali Bagheri, durante un colloquio telefonico con l'omologo austriaco, Alexander Schallenberg.

"La parte europea ha praticamente bloccato tutti i canali diplomatici non condannando l'ovvia aggressione terrorista del regime sionista e impedendo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di adottare una decisione efficace e deterrente contro il regime sionista", ha aggiunto il capo della Diplomazia di Teheran. Secondo quanto riporta il governo iraniano, Schallenberg ha affermato che "chiedendo a tutte le parti di esercitare moderazione, l'Austria sottolinea la necessità di utilizzare tutte le capacità diplomatica per minimizzare le tensioni".

L'Iran non farà alcun compromesso per difendere la sua sicurezza nazionale, integrità territoriale e sovranità nazionale. Lo ha detto Bagheri, durante una telefonata con l'omologo britannico David Lammy. "Le azione aggressive e terroriste del regime sionista nella regione causano soltanto instabilità nella regione", ha aggiunto Bagheri, mentre "dopo l'assassinino di Ismail Haniyeh, (il capo dell'ufficio politico di Hamas ucciso a Teheran la scorsa settimana), da parte di Israele, le parti europee hanno sprecato la prima opportunità di diplomazia senza agire e persino non condannando questo atto che viola la pace e la sicurezza internazionale", ha sottolineato Bagheri, aggiungendo che questo comportamento degli europei non avrà altro risultato che "incoraggiare il regime sionista a continuare le attività terroristiche e promuovere instabilità e insicurezza nella regione". Secondo quanto riferisce Mehr, Lammy ha affermato che "Israele e il Libano sono sull'orlo della guerra e se non esercitiamo moderazione vedremo risultati disastrosi che non sono nell'interesse di nessuno".

Tajani: "Lavoriamo per evitare una reazione sproporzionata di Teheran"

"Stiamo facendo di tutto, come G7, con i Paesi arabi dell'area, l'Iraq, tutti quanti stiamo invitando l'Iran a usare la massima prudenza in questa reazione". Lo ha detto il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, a Morning News, su Canale 5. "Naturalmente è un appello lanciato anche a Israele perché tutte le parti in causa devono rendersi conto che superare un certo limite nello scontro significa poi dar vita a una guerra regionale che avrebbe delle conseguenze molto gravi", ha proseguito Tajani. "Stiamo lavorando giorno e notte attraverso i canali diplomatici, iniziative, colloqui, cercando di convincere gli interlocutori anche i più vicini all'Iran, di spingere affinché Teheran non abbia una reazione sproporzionata. Speriamo che la diplomazia possa ottenere dei risultati positivi, non bisogna mai demordere, quando si vuole costruire la pace. Naturalmente anche Israele deve fare la sua parte, comprendere che nelle sue mani c'è anche la stabilità dell'intera area, fermo restando che deve garantire la propria indipendenza", ha aggiunto.

"Continuiamo a dire assolutamente di non recarsi nel sud del Libano e di utilizzare la massima prudenza. Chi può rientrare è meglio che lo faccia", ha ribadito Tajani. "Gli italiani che sono in Libano sono circa 4mila. Gran parte però ha il doppio passaporto e sono residenti. Ce ne sono 300-350 invece che sono lì per lavoro o per altre ragioni. Qualcuno è già rientrato con gli aerei di linea, ascoltando il nostro appello, si tratta di una decina di persone", ha proseguito. "Comunque la nostra ambasciata a Beirut e la nostra unità di crisi del ministero degli Esteri lavora 24 ore su 24 per dare tutte le informazioni necessarie ai nostri connazionali che avessero bisogno di sapere come cercare di rientrare", ha concluso.

Il Washington Post: "Gli sforzi Usa per frenare l'Iran stanno dando risultati"

Il timore di una risposta iraniana è ancora alto, ma funzionari della Casa Bianca ritengono che gli sforzi del presidente americano Joe Biden per frenare l'Iran dopo l'assassinio del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran stiano dando i loro frutti e la repubblica islamica potrebbe riconsiderare il suo piano di risposta "pesante". Lo scrive il Washington Post.

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