Domenica 24 Novembre 2024

Medio Oriente, concluso il vertice a Doha tra divergenze e ottimismo. Biden: "Mai così vicini ad un accordo". Prossimi negoziati al Cairo

Si sono conclusi venerdì pomeriggio a Doha i due giorni di vertice per il rilascio degli ostaggi e la tregua a Gaza. I colloqui continueranno la prossima settima tra i Paesi mediatori, Usa, Egitto e Qatar e probabilmente domenica, quando arriverà la squadra negoziale da Israele, si terrà un nuovo summit al Cairo. Subito dopo l'annuncio della chiusura degli incontri, il presidente Joe Biden ha commentato: «Il cessate il fuoco a Gaza non è mai stato così vicino». In un comunicato congiunto con Egitto e Qatar, la Casa Bianca ha affermato che i colloqui a Doha su Gaza sono stati «seri e costruttivi», condotti «in una atmosfera positiva», ribadendo che «non c'è più tempo da perdere né scuse da nessuna delle parti per ulteriori ritardi. È tempo di rilasciare gli ostaggi e in cambio i detenuti palestinesi, iniziare il cessate il fuoco e attuare questo accordo», recita il la nota ufficiale. Immediata la presa di posizione di Hamas che ha respinto i risultati degli incontri a Doha perché «non sono in linea con l'ultima proposta avanzata all’inizio di luglio». In un’altra dichiarazione, l’alto funzionario del gruppo islamista Sami Abu Zuhri ha accusato l’amministrazione Biden di star tentando di creare un «clima falsamente positivo». E secondo lui «l'America non ha alcuna reale intenzione di fermare la guerra a Gaza e sta solo cercando di guadagnare tempo». Intanto Washington ha annunciato di aver presentato un nuovo schema nelle discussioni, sostenuto da Egitto e Qatar, per "colmare le lacune rimanenti nell’attuazione dell’accordo da parte di Israele e Hamas. In proposito i mediatori hanno riferito che la proposta Usa «si basa su aree di accordo raggiunte la scorsa settimana in modo da consentire una rapida attuazione del piano». Nel pomeriggio, quando le delegazioni stavano lasciando Doha, il primo ministro del Qatar Muhammad al Thani ha parlato nuovamente con il ministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani, come aveva fatto pure ieri sera, «accettando di continuare ad aggiornare Teheran sui progressi della mediazione», e ribadendo la richiesta di non attaccare Israele evitando qualsiasi escalation prima dell’attuazione dell’accordo. L’Iran e Hezbollah, dopo le forti pressioni degli Usa e degli alleati, hanno collegato il successo dei colloqui alla possibilità di frenare il minacciato attacco in risposta all’uccisione del comandante della milizia sciita Fadi Shukr, a Beirut, e del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh a Teheran. In Israele fonti vicine al dossier confermano che i colloqui sono stati «positivi», pur sottolineando che le differenze principali tra Hamas e Gerusalemme restano: prima di tutto la questione della permanenza delle forze israeliane sull'asse di Filadelfia, al confine tra la Striscia e l’Egitto, sul ritorno degli sfollati verso il nord di Gaza lungo il corridoio Netzarim, che gli israeliani vorrebbero tenere sotto il loro controllo nel timore che uomini armati di Hamas riprendano il controllo dell’area settentrionale dell’enclave. I colloqui riprenderanno prima della fine della prossima settimana, alti funzionari dei governi dei Paesi mediatori si incontreranno al Cairo per concludere l’accordo alle condizioni presentate oggi: «La strada è ora aperta per raggiungere questo risultato, per salvare vite umane, portare sollievo ai residenti di Gaza e per ridurre le tensioni regionali», hanno detto Usa, Egitto e Qatar. Secondo indiscrezioni, per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’ultima proposta dei mediatori sarà presentata sotto forma di «prendere o lasciare». Nel frattempo è stato confermato che sabato sera arriverà in Medio Oriente il segretario di Stato americano Anthony Blinken. Domenica sarà in Israele dove, lunedì, è previsto l’incontro con Benyamin Netanyahu. La sua visita era già prevista nei giorni scorsi ma è stata rinviata a causa dell’incertezza sulla natura degli attacchi promessi da Iran e Hezbollah. Nonostante i progressi, perlomeno apparenti, la situazione in Medio Oriente resta ad alto rischio. Tanto che anche Abu Mazen pur avendo annunciato che si recherà a Gaza, ha chiesto che il suo ingresso - se avrà luogo, - avvenga sotto gli auspici delle Nazioni Unite.

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