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Usa 2024, l'endorsement degli Obama a Harris: "Yes, she can". Il carisma di Michelle esalta Kamala e attacca Trump

La campagna della vicepresidente ha raccolto 500 milioni di dollari da quando Biden ha lasciato la corsa alla Casa Bianca

La speranza è tornata negli Stati Uniti con Kamala Harris e Tim Walz. Parola di chi con il concetto di 'hope' è diventato il primo presidente nero degli Stati Uniti e di chi è diventata la più carismatica First Lady americana, ancora oggi fonte d’ispirazione per milioni di persone: Barack e Michelle Obama. La coppia d’oro dei democratici è tornata nella sua città, Chicago, ed ha infiammato la convention contrapponendo l’America di Harris - ottimista, diversificata, plurale, aperta, compassionevole - contro quella oscura, divisa e intrisa d’odio di Donald Trump. «Yes she can», ha detto Barack dedicando ad Harris il suo iconico slogan, subito adottato dalla folla. «Siamo pronti per la presidente Kamala Harris. È una persona che ha passato la vita a lottare per le persone che hanno bisogno di una voce», ha sottolineato Obama tra gli applausi. «Non abbiamo bisogno di altri quattro anni di caos», ha poi detto attaccando Trump. "Abbiamo visto quel film e il sequel di solito è peggiore», ha incalzato.

Prima Michelle Obama ha detto: «Non è il momento di mettersi a sedere e lamentarsi, fate qualcosa». Poi è toccato a Barack Obama fermare i buu di disapprovazione verso Donald Trump, dicendo: «Non fate buu, votate». La seconda giornata della convention Democratica, in corso a Chicago, Illinois, si chiude nel segno dell’urgenza di battere Trump espressa dalla ex coppia presidenziale più amata dai Democratici.

L'ovazione con cui, intervenuti in due momenti distinti, sono stati salutati dalla platea di cinquemila delegati, a cui si sono aggiunte tante altre persone, ha confermato il loro carisma. Entrambi hanno messo in guardia dal ritorno del tycoon alla Casa Bianca. Entrambi hanno confermato la piena fiducia in Kamala Harris che, ha detto Obama, lo ha reso di nuovo «speranzoso». Sia Barack sia Michelle hanno anche sottolineato come la situazione sia cambiata con la candidatura di Kamala. Michelle ha parlato di «aria nuova». L’ex presidente ha detto: «Non so voi ma io mi sento carico».

Il clima alla convention è stato elettrico, segnato in serata dalla conferma dei delegati della nomination di Harris fatta con una cerimonia molto musicale. Tutti sono convinti che se fosse rimasto Joe Biden, seppure molto amato dalla base, non ci sarebbe stato lo stesso entusiasmo. E allora vale quello che il candidato vice, il governatore del Minnesota Tim Walz, ha detto in un comizio in Wisconsin andato in scena in contemporanea con la convention.

I Repubblicani «pensavano di aver vinto, che la storia fosse già finita ma non potete immaginare quanto le cose possono cambiare in sole quattro settimane». Il 21 luglio Biden annunciava il suo ritiro e il «passaggio della torcia» alla sua vice. Sembra tutto molto più lontano ma per non rendere la rimonta vana, hanno ricordato gli Obama, serve una cosa: fare qualcosa. E votare. L’urgenza con cui l’hanno ribadito nei loro interventi dimostra che nonostante l’entusiasmo e l’energia che sta pervadendo la convention, e i sondaggi favorevoli, la partita è ancora in bilico.

Vent'anni fa a Boston il 42enne senatore Obama salì per la prima volta sul palco di una convention democratica. Un oratore insolito per un evento così importante, «un ragazzino magro con un nome buffo» si era definito all’epoca, ma quella notte stregò i democratici andando ben oltre il compito di presentare il candidato John Kerry. Oggi, parlando di Harris si è detto «pieno di speranza per i ragazzini dal nome buffo», come lui e Kamala. E di 'hope' ha parlato l’ex First Lady Michelle nel suo discorso acclamato dai delegati della convention quanto se non di più di quello del marito. «Qualcosa di magico sta accadendo non solo in questo stadio ma fuori da qui. La speranza sta tornando», ha detto definendo Harris «la mia ragazza». «E' più che pronta a diventare presidente. E’ una delle persone più qualificate ed esperte che hanno corso per la presidenza ed è quella che ha più dignità», ha sottolineato.

Anche Michelle non ha risparmiato attacchi al tycoon. «Chi glielo dice che il lavoro che che vuole adesso è un lavoro da neri», rievocando le frasi razziste dell’ex presidente. E a proposito delle sue insinuazioni secondo cui Kamala Harris e altri democratici «non sono veri americani», tra cui il marito, ha chiarito: «Nessuno ha il monopolio su cosa significhi essere americano, nessuno». Prima degli Obama sul palco di Chicago era salito il second gentleman Doug Emhoff. «Kamala è una guerriera gioiosa. Sta facendo per il suo Paese quello che ha sempre fatto per le persone che ama. La sua passione andrà a beneficio di tutti noi quando sarà la nostra presidente», ha detto colui che potrebbe diventare il primo first gentleman nella storia americana.

Nel frattempo Kamala e Walz erano a Milwaukee, per un comizio nel forum in cui un mese fa i repubblicani hanno tenuto la loro convention. «Ieri, senza neanche un momento di esitazione, Donald Trump ha riposto no a chi gli chiedeva se avesse dei rimpianti per l’abolizione della Roe v. Wade. Nessun rimpianto. Ci assicureremo che ne paghi le conseguenze a novembre», ha avvertito la candidata democratica che poi, in collegamento con la convention dem, ha ringraziato per la nomination con la 'call roll' celebrativa a suon di musica dei delegati.

Per la campagna sono giornate di grandi successi se si considera non solo il buon andamento della della kermesse (con oltre 20 milioni di telespettatori che l’hanno seguita il primo giorno) ma anche la raccolta di quasi mezzo miliardo di dollari da quando il presidente Joe Biden ha abbandonato la corsa alla Casa Bianca.

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