Kamala Harris e Donald Trump si sfideranno martedì sera nel loro primo, e forse unico, duello tv. E lo faranno nel segno dell’incertezza. A quarantotto ore dalla sfida più attesa della campagna elettorale americana, Harris ha il 52% di probabilità di vincere il 5 novembre, l’Election Day delle presidenziali. La media dei tre modelli predittivi le assegna 270 grandi elettori, il minimo richiesto per andare alla Casa Bianca, contro i 268 di Trump. Due soli grandi elettori di differenza, a meno di due mesi dal voto, sono niente. Il modello sviluppato da FiveThirtyEight, il sito americano che traccia tutti i sondaggi, assegna alla vicepresidente un vantaggio leggermente maggiore: il 55% di probabilità di farcela e 281 voti, mentre quello di The Economist solo il 50% e 270 grandi elettori. Quello elaborato dall’esperto di sondaggi Nate Silver ribalta tutto, dando a Trump addirittura il 61% di possibilità di spuntarla e 278 grandi elettori. Uno degli Stati chiave si conferma la Pennsylvania: chi vincerà in questo Stato operaio della costa est avrà la vittoria in pugno. Su un punto tutti sembrano concordare: il dibattito può lanciare uno dei due candidati. Abc News, la rete che ospiterà da Philadelphia, proprio in Pennsylvania, il duello, punterà sull'abilità di due moderatori esperti, David Muir e Linsey Davis, per mantenere il confronto sui binari della chiarezza dei contenuti. Ma nel frattempo il network è stato criticato da entrambi gli staff. La campagna di Harris si è lamentata, sostenendo che alcune regole, come il tenere il microfono spento quando a parlare sarà l’altro, danneggeranno la vicepresidente. Lo staff di Trump ha definito Abc la «peggiore» e la «più sgradevole». I due candidati si stanno preparando in modo diverso. Harris ha scelto un hotel a Pittsburg come base per studiare l’avversario, mentre Trump ha detto di non aver bisogno di prepararsi. Aveva detto la stessa cosa anche prima della sfida del 27 giugno con Joe Biden, e i fatti gli avevano dato ragione: il tycoon aveva approfittato dello stato confusionale del presidente, per prendere il largo. Un disastro mediatico che aveva accelerato l’uscita di scena di Biden e l’ingresso di Harris. Cosa succederà martedì rientra nel territorio dei veggenti, ma si conoscono i punti forti di ognuno: Harris punterà sui diritti delle donne e attaccherà Trump sui suoi precedenti penali, a cominciare dalla condanna per 34 reati inflitta dal tribunale di New York per aver coperto uno scandalo sessuale, gli ricorderà il legame con la fondazione che ha stilato «Project 2025», l’agenda per la svolta autoritaria del Paese in caso di vittoria dell’ex presidente, e il sostegno ai miliardari. Il tycoon accuserà Harris di non aver fatto niente in questi tre anni e mezzo, di non aver risolto il problema migranti, il costo del carburante e dei generi alimentari e di aver cambiato idea, passando dalla linea dura al tempo in cui era procuratrice a posizioni più liberal una volta diventata candidata. Kamala gli rinfaccerà di aver ordinato ai suoi di bloccare una legge che avrebbe messo in sicurezza i confini. Donald di avergli copiato le idee, a cominciare dalla detassazione delle mance ai camerieri. La differenza davvero storica potrebbe farla solo uno strumento: un fact checking in diretta sulla veridicità delle dichiarazioni dei due candidati. Finora i media americani ne sono usciti a pezzi: a nessuno dei due sfidanti è stata contestata in diretta la validità delle affermazioni. I giornalisti, sia durante le interviste televisive e sia durante incontri pubblici o conferenze stampa, tipo le due organizzate a Mar-a-Lago, hanno fatto da platea, hanno preso nota delle dichiarazioni, senza controbattere. Giornali e tv hanno poi fatto una verifica, indicando dove i candidati fatto affermazioni sbagliate, ma nessuno li nota. Solo una volta è successo: quando Trump è andato ospite della convention dei giornalisti afroamericani. Tre donne, tra cui una conduttrice della rete trumpiana Fox, lo hanno pressato, finendo per fargli perdere le staffe. Non è più successo, e probabilmente non succederà più. Per dire: solo una giornalista britannica ha messo in difficoltà la Repubblicana Marjorie Taylor Greene riguardo la sua posizione a favore delle armi. Dai media americani nessun segnale. E sui social sono molti gli elettori che vorrebbero vedere un fact checking. L’impatto di una contestazione in diretta avrebbe un peso maggiore, soprattutto in un duello che vedrà probabilmente il record di ascolti. Oggi il marito della vicepresidente, Doug Emhoff, farà campagna per Kammala a Norristown, Pennsylvania, mentre il candidato vice di Trump, il senatore J. D. Vance, guiderà una raccolta fondi a Los Angeles. Abc ospiterà oggi un’intervista a Liz Cheney, ex rappresentante Repubblicana del Wyoming, che si è schierata con Harris. Lei e il padre, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney, sono diventati la settimana scorsa i Repubblicani più importanti a dare il loro appoggio alla candidata Democratica. Ma anche in questo caso è tutto relativo. Quello che può segnare una svolta sarà il duello di martedì sera e solo quello, dal momento in cui i due sfidanti entreranno in studio e si sistemeranno dietro il podio, quando in Italia saranno le tre di notte.