"Gli attacchi israeliani su località e villaggi nel sud del Libano hanno provocato 100 morti e più di 400 feriti", tra cui bambini, donne e soccorritori. Lo ha annunciato il Ministero della Sanità libanese.
Il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha denunciato «un piano di distruzione» del suo Paese: gli ospedali del sud e dell’est sono stati messi in allerta per far fronte all’afflusso di feriti, mentre le scuole sono state chiuse per due giorni in diverse regioni. Gli attacchi hanno preso di mira il sud, in particolare la periferia della città costiera di Tiro, e il Libano orientale.
Intanto, l’esercito israeliano ha annunciato che si prepara a lanciare attacchi «più estesi e precisi» in Libano, consigliando ai civili libanesi di «stare lontani dagli obiettivi di Hezbollah» nel sud del Paese. In un briefing coi media, il portavoce dell’Idf Daniel Hagari ha spiegato che gli attacchi israeliani in Libano «continueranno nel prossimo futuro».
«Consigliamo ai civili dei villaggi libanesi che si trovano all’interno e accanto a edifici e aree utilizzati da Hezbollah per scopi militari, come quelli utilizzati per immagazzinare armi, di allontanarsi immediatamente dal pericolo per la propria sicurezza», ha affermato il portavoce militare Daniel Hagari in conferenza stampa, in un raro appello rivolto dall’esercito israeliano al popolo libanese. «L'Idf si impegnerà in attacchi (più) estesi e precisi contro obiettivi terroristici che sono ampiamente radicati in tutto il Libano».
Hagari ha affermato che l’esercito ha lanciato nuovi attacchi contro i siti di Hezbollah questa mattina e che «gli attacchi continueranno nel prossimo futuro».
Panetta (ex Cia): l'attacco con i cercapersone è terrorismo
L’ex direttore della Cia Leon Panetta (politico ed ex militare statunitense di calabresi) in un’intervista con Cbs News, ha definito «una forma di terrorismo» l’esplosione dei cercapersone in Libano. «Non credo ci siano dubbi sul fatto che si tratti di una forma di terrorismo - ha affermato - E’ andato dritto nella catena di fornitura. E quando c'è terrore che entra nella catena di fornitura, la gente si chiede: cosa diavolo succederà dopo?».
Premier libanese: aggressione Israele è guerra di sterminio
L’aggressione israeliana contro il Libano è una guerra di sterminio e un piano volto a distruggere i villaggi e le città libanesi. Lo ha dichiarato il premier libanese Najib Mikati, secondo quanto riportato dal sito online del quotidiano libanese An-Nahar. Mikati ha esortato «le Nazioni Unite e l’Assemblea Generale e i Paesi influenti... a scoraggiare l’aggressione (israeliana)».
Cambio al comando della missione militare italiana in Libano
L’ambasciatore d’Italia a Beirut, Fabrizio Marcelli, ha ospitato in ambasciata il cambio del comandante della missione bilaterale militare italiana in Libano (Mibil). Il colonnello Matteo Vitulano prende il posto del comandante uscente, Sandro Iervolino. La missione, spiega l’ambasciata, è in Libano per addestrare, consigliare, equipaggiare ma anche supportare la popolazione civile.
Messina: in MO scenari imprevedibili, piani sempre aggiornati
Quella in Medio Oriente «è una situazione imprevedibile, dobbiamo essere pronti a qualsiasi scenario e per questo i piani vengono aggiornati di continuo». Lo spiega in un’intervista al Corriere della Sera Stefano Messina, generale di Brigata, dal 2 agosto al comando del Settore Ovest di Unifil, commentando l’escalation del conflitto che si estende anche al Libano.
«Il nostro lavoro prosegue come sempre: sono decine ogni giorno le segnalazioni fatte da Unifil, e quindi anche da noi, al Consiglio di Sicurezza Onu su violazioni lungo la blue line», prosegue, «da una parte e dall’altra: sconfinamenti di droni, colpi d’arma da fuoco e di artiglieria. Jet che sorvolano la zona cuscinetto per le missioni di bombardamento».
Per frenare l’escalation secondo il generale potrebbe essere utile «ripristinare il Forum tripartito fra Unifil, autorità israeliane e libanesi interrotto nel 2023, sarebbe una cosa buona», prosegue. «Finché ci si parla è sempre positivo, anche perché in passato il Forum è servito proprio per analizzare le violazioni lungo la blue line e a trovare una soluzione comune sui punti di frizione. Per quanto possibile, qualcuno di essi è stato risolto».
A causa del conflitto la popolazione è ormai allo stremo «ed è quello che più ci impressiona. Gli sfollati sono circa 170 mila: 100 mila profughi libanesi costretti ad abbandonare le loro case per fuggire verso nord, e altri 70 mila israeliani che invece sono dovuti andare a sud per evitare di rimanere coinvolti negli attacchi. Fa un certo effetto passare per villaggi di confine che sono ormai abbandonati, praticamente fantasma».
«Sulla blue line la popolazione è fuggita in un attimo, spesso senza riuscire a portarsi dietro nulla. È come se il tempo si fosse fermato: in strada non c'è nessuno e nei negozi la merce è ancora sugli scaffali», conclude.
Caricamento commenti
Commenta la notizia