Il nuovo corso di Mark Rutte non si fa attendere. Appena ricevuto il testimone da Jens Stoltenberg, il neosegretario generale della Nato ha messo in chiaro le sue priorità: sostenere Kiev e prepararsi a fronteggiare la minaccia di Mosca con un massiccio piano di rafforzamento dello scudo difensivo occidentale. L’Alleanza, secondo alcuni documenti riservati citati dal quotidiano tedesco die Welt, è pronta allora a chiedere ai governi di schierare quasi cinquanta brigate in più: oltre 150mila soldati da reclutare ex novo o trasferire da altri corpi delle forze armate nazionali, a cui affiancare nuovi sistemi Patriot, Iris T-Slm e Skyranger.
Un ritorno ai grandi numeri della Guerra fredda che, prima di finire sul tavolo della ministeriale Difesa il 17 e 18 ottobre a Bruxelles, potrebbe interessare anche i colloqui al vertice sull'Ucraina convocato da Joe Biden il 12 ottobre nella base di Ramstein, a margine del confronto con il presidente Volodymyr Zelensky.
Le nuove richieste della Nato
Piglio decisamente più politico rispetto al robotico predecessore, al suo debutto Rutte si è affrettato a chiedere agli alleati di non addurre scuse per dribblare l’impegno economico e militare necessario. Nei mesi scorsi, gli alleati hanno ricevuto «la totalità delle capacità minime richieste» per difendere ogni centimetro del territorio e chiudere le falle individuate dagli esperti militari. Un piano stilato dal generale statunitense Christopher Cavoli e dall’ammiraglio francese Pierre Vandier, che prevede un significativo aumento dei ranghi: si passerà dalle 82 brigate di combattimento ritenute sufficienti prima dell’invasione russa in Ucraina a 131.
Rafforzamento delle difese Nato
Sarà inoltre necessario rimpinguare le attrezzature in termini di difesa aerea, munizioni, armi di precisione a lungo raggio, logistica e trasporti: la dotazione di unità antiaeree terrestri per proteggersi dagli attacchi missilistici dovrà aumentare da 293 a 1.467, mentre il numero di elicotteri dovrebbe salire da 90 a 104. E, sebbene il disegno si riferisca agli anni successivi al 2030, i due comandanti dell’Alleanza hanno chiesto che «gli appalti per le capacità più urgenti siano avviati il più rapidamente possibile».
Sfide economiche e militari
Gli obiettivi, tutti vincolanti, saranno presentati ai ministri della Difesa a Bruxelles, aprendo ancora una volta la discussione sull'esigenza di «significative risorse finanziarie aggiuntive» da dispiegare. Con tutta probabilità, viene evidenziato nei documenti, «ben oltre» quel 2% che, pur rappresentando il minimo sindacale richiesto con forza dall’inizio del conflitto scatenato dal Cremlino, a oggi soltanto 23 Paesi Nato sui suoi 32 membri riescono ad assicurare. La quantità di stanziamenti sarà comunque determinata dalla «ricchezza relativa e dalle dimensioni della popolazione di un alleato». Ma il frugale Rutte si vedrà costretto a vestire i panni di colui che chiede di mettere mano al portafoglio.
Il focus sul piano di vittoria di Zelensky
Gli alleati potrebbero parlarne a livello di leader già a Ramstein, dove il focus sarà comunque sul «piano di vittoria» preannunciato da Zelensky, con «passi chiari e concreti verso una fine giusta della guerra». Rifiutare i piani di difesa non viene considerato, in gergo diplomatico, "consigliabile": farlo - anche considerata la volontà di Mosca di portare la sua spesa militare ai livelli record del 25% del Pil - «metterebbe in dubbio la credibilità dell’intera alleanza».
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