Israele attacca ancora Unifil, carro armato spara su una torre e distrugge le telecamere delle Nazioni Unite
Ancora un attacco all’Unifil da parte dell’esercito israeliano. Un tank ha colpito una postazione nel sud del Libano, vicino a Kafer Kala, dove è di stanza il contingente spagnolo. «Un carro armato Merkava dell’Idf ha sparato alla torre di guardia. Due telecamere sono state distrutte e la torre è stata danneggiata», riferisce Unifil denunciando anche in questo caso, come negli attacchi precedenti, «fuoco diretto e apparentemente deliberato su una nostra posizione». E da Tel Aviv continuano a non arrivare aperture. «Israele - ha detto il ministro degli Esteri Israel Katz - attribuisce grande importanza alle attività di Unifil e non ha alcuna intenzione di danneggiare l’organizzazione o il suo personale. Inoltre, Israele ritiene che l’Unifil svolga un ruolo importante nel 'giorno dopo' la guerra contro Hezbollah». Nel frattempo si va avanti, dice Katz, ricordando che «è Hezbollah a usare il personale Unifil come scudi umani, sparando deliberatamente ai soldati dell’Idf da luoghi vicini alle postazioni Unifil, per creare attriti». Stessi concetti espressi a Le Figaro da Netanyahu: «In quasi vent'anni, quanti missili di Hezbollah ha fermato l’Unifil? Zero!». La situazione sul terreno continua ad essere preoccupante nonostante proseguano i tentativi di fermare le ostilità. La burocrazia Onu è lenta ed il ministro della Difesa, Guido Crosetto, insieme al collega francese Sébastien Lecornu, ha convocato in videoconferenza i ministri dei 16 Paesi europei che partecipano ad Unifil: occorre rivedere le regole d’ingaggio della missione, è la posizione emersa, insieme alla necessità di "esercitare la massima pressione politica e diplomatica su Israele, affinché non si verifichino ulteriori incidenti». Un avvertimento è rivolto anche ad Hezbollah, che «non può utilizzare il personale di Unifil come scudo nel contesto del conflitto». Crosetto ha quindi sintetizzato: la missione si può anche potenziare, aumentando il numero dei militari e definendo regole più efficaci, ma Israele deve ritirarsi facendo fare ai caschi blu con le buone ciò che lei vuole ottenere con le cattive, cioè lo smantellamento delle postazioni di Hezbollah lungo la linea di confine. Non pare esserci molto spazio per trattative diplomatiche, dunque. La tela di contatti di Crosetto, tuttavia, proseguirà nel weekend a Napoli, dove si riunirà il G7 della Difesa. Un’ulteriore occasione per spingere ad intervenire con urgenza sull'esigenza di garantire la sicurezza ai caschi blu sotto tiro in Libano. Si sa che i numeri contano nel Palazzo di vetro, la capacità di aggregare consensi intorno ad una proposta diventa dunque fondamentale. Non c'è tempo. Il sud del Libano è ormai fuori controllo. «La decapitazione che Hezbollah ha subito fa sì che al suo interno ormai ci siano sacche che si muovono autonomamente per cui è impossibile sapere chi ti trovi davanti», ha osservato il ministro. Sono mesi che il titolare della Difesa preme per cambiare le regole d’ingaggio che, ha sottolineato, «consentono ai nostri militari di muoversi solo insieme alle forze armate libanesi. Queste ultime sono però state totalmente distrutte dalla crisi economica». I 16 ministri chiedono quindi anche il rafforzamento delle forze armate di Beirut, attraverso un adeguato supporto addestrativo e finanziamenti internazionali, "affinché possano diventare una forza credibile e contribuire alla stabilità della regione con il sostegno di Unifil". In serata da Bruxelles è arrivata anche una dichiarazione congiunta dei leader dell’Ue e dei Paesi del Golfo che condanna gli attacchi contro l’operazione delle Nazioni Unite.