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Hamas: "La lotta continua, non rilasceremo gli ostaggi". Iran, Hezbollah e Houthi: "La morte di Sinwar rafforza la resistenza". Netanyahu riunisce governo e sicurezza

All’indomani dell’uccisione del leader di Hamas, Yahya Sinwar, da parte delle forze armate israeliane, il gruppo militante palestinese ha assicurato che la lotta continua e trionferà. Messaggi di cordoglio e conferme di sostegno sono arrivate anche dall’Iran e dai cosiddetti membri dell’asse della resistenza, Hezbollah e Houthi.

Il «martirio» di Sinwar e dei leader che lo hanno preceduto «aumenteranno solo la forza e la resilienza del nostro movimento», ha dichiarato dal Qatar Khalil Hayya, alto esponente di Hamas, affermando che gli ostaggi «non torneranno a meno che l’aggressione a Gaza non cessi, ci sia un ritiro completo e i nostri prigionieri non vengano rilasciati dalle prigioni». «Hamas continuerà fino alla creazione di uno Stato su tutto il territorio palestinese con Gerusalemme come capitale», ha proseguito, sottolineando che Sinwar «ha incontrato la sua fine stando coraggiosamente, a testa alta, impugnando la sua arma, sparando fino all’ultimo respiro». Il capo di Hamas a Gaza, «risoluto, coraggioso e intrepido», «ha sacrificato la sua vita per la causa della nostra liberazione», ha concluso.

«I martiri vivono per sempre e la causa per la liberazione della Palestina dall’occupazione è più viva che mai», ha commentato il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, sostenendo che il destino di Sinwar è stato «fonte di ispirazione per i combattenti della resistenza in tutta la regione, palestinesi e non palestinesi».

Gli ha fatto eco Hezbollah, la cui lotta contro Israele si è inasprita dall’8 ottobre 2023 in solidarietà con Gaza e oggi combatte sul terreno contro i soldati dell’Idf nel sud del Libano pesantemente bombardato. Il movimento sciita filo-Teheran ha ribadito «il sostegno al popolo palestinese» che «resiste alla criminale aggressione sionista». «Gaza e la causa palestinese sono destinate alla vittoria, non importa quanto grandi siano i sacrifici», ha dichiarato un portavoce dei ribelli yemeniti Houthi su X, esprimendo «sincere condoglianze e grandi benedizioni al movimento di Hamas e al caro popolo palestinese».

Secondo l’Idf, Sinwar ha trascorso la maggior parte del tempo dopo il 7 ottobre sottoterra nei tunnel ed è stato ucciso mentre era in viaggio verso l’area umanitaria di al-Muwasi. A impedirgli la fuga verso il nord della Striscia è stato l’assedio del quartiere di Tel al-Sultan a Rafah, nel sud di Gaza, dove ieri è stato ucciso, hanno aggiunto le forze armate che hanno sostenuto di sapere che si trovava in quella zona grazie a tracce di Dna raccolte alcune settimane fa nei tunnel, a sole poche centinaia di metri dal luogo dove sono stati giustiziati sei giovani ostaggi alla fine di agosto.

Le immagini diffuse sui suoi ultimi momenti lo mostrano all’interno di un palazzo bombardato, seduto su una poltrona con il volto coperto, mentre già gravemente ferito lancia stizzosamente un bastone contro un drone israeliano. Il corpo di Sinwar, divenuto leader generale del movimento in agosto dopo l’assassinio a Teheran del capo dell’ufficio politico Ismail Haniyeh, è stato trasferito in una località segreta in Israele.

La sua morte deve ora spingere verso il raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il ritorno degli ostaggi, è il messaggio recapitato dal presidente americano al premier israeliano Benjamin Netanyahu. Bisogna «rendere questo momento anche un’opportunità per cercare una via verso la pace, un futuro migliore a Gaza senza Hamas», ha affermato il capo della Casa Bianca da Berlino, celebrando l’uccisione dello stratega dietro l’attacco del 7 ottobre 2023 come un «momento di giustizia».

Pressioni in questo senso sono arrivate anche dalla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, secondo la quale «questo potrebbe essere un punto di svolta per raggiungere un cessate il fuoco, liberare gli ostaggi e far arrivare più aiuti a Gaza». Una convinzione condivisa da molti anche in Israele, non solo dai familiari degli ostaggi, ma anche dal presidente Isaac Herzog: «Si è aperta una significativa finestra di opportunità, tra cui la promozione del ritorno degli ostaggi e l’eliminazione di Hamas», ha fatto sapere il suo ufficio, dopo un incontro con Netanyahu.

Il premier ha convocato per oggi una riunione speciale del gabinetto di sicurezza per discutere gli sforzi volti a raggiungere un accordo sugli ostaggi. Alla riunione presso il quartier generale militare di Kirya a Tel Aviv sono chiamati a partecipare ministri e funzionari della sicurezza.

Intanto la guerra prosegue, non solo a Gaza e in particolare nel nord della Striscia, dove si sono intensificati gli attacchi israeliani, ma anche in Libano. L’Idf ha deciso di reclutare un’altra brigata di riservisti da dispiegare sul fronte settentrionale, che «consentirà la continuazione dello sforzo di combattimento contro Hezbollah e il raggiungimento degli obiettivi della guerra, incluso il ritorno sicuro dei residenti del nord alle loro case».

Le sirene sono risuonate nel nord di Israele e l’Idf ha fatto sapere che sono stati sparati circa una sessantina di razzi dal Libano oggi. Il capo di Stato maggiore Herzi Halevi, visitando il sud del Paese dei Cedri con i comandanti della brigata Golani, ha riferito di «grandi danni», sostenendo che «l'intera catena di comando è stata spazzata via». «Hezbollah sta nascondendo il conteggio delle vittime, (il numero di) comandanti morti», ha aggiunto, indicando una stima di 1.500 combattenti sciiti caduti finora.

Da Beirut, dove avrebbe successivamente ricevuto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier libanese Najib Mikati ha respinto la posizione iraniana, che ieri si era detta pronta a negoziare con la Francia sulla risoluzione 1701, definendola «un’ingerenza palese negli affari libanesi e un tentativo di stabilire una tutela sul Libano che rifiutiamo».

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