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Hezbollah rivendica l'attacco alla casa di Netanyahu: ci saranno ancora «notti e giorni» per riprovarci

Un movimento senza più capi, e con le milizie decimate dalla potenza di fuoco dei raid israeliani, continua a ostentare forza e capacità di resistenza. Così Hezbollah ha rivendicato l’attacco con un drone di sabato scorso sulla residenza privata di Benyamin Netanyahu a Cesarea, che effettivamente ha raggiunto l’edificio provocando danni, come è emerso dalle immagini pubblicate dai media israeliani. Il premier israeliano non c'era, ma il Partito di Dio ha avvertito che ci saranno ancora «notti e giorni» per riprovarci. E lo ha fatto con un atto pubblico di sfida, durante una conferenza stampa, a cui l’Idf ha risposto con una serie di raid proprio nella roccaforte sciita nel sud di Beirut, che ha anche sfiorato un ospedale e ucciso 18 persone.

La guerra a distanza tra Israele e l’Iran

Sullo sfondo, la guerra (per il momento) a distanza tra lo Stato ebraico e l’Iran, che ha portato all’arresto di un nuovo gruppo di spie di Teheran, stavolta palestinesi, che operavano a Gerusalemme est. Soltanto oggi la censura militare israeliana ha autorizzato la pubblicazione della notizia del raid contro la casa di Netanyahu, ed i media hanno pubblicato una foto che mostra i danni: alberi spezzati e una vetrata in frantumi, che sarebbe quella della camera da letto. Hezbollah si è assunto la «piena ed esclusiva responsabilità per l’operazione che ha preso di mira il criminale di guerra Netanyahu», ha dichiarato Mohammad Afif, responsabile delle relazioni con i media del movimento libanese.

Attacchi e rivendicazioni

Un modo per non tirare dentro l’Iran, che in questo momento non vuole provocare ulteriormente Israele, e allo stesso tempo per sottolineare che le milizie sciite libanesi hanno ancora tante risorse per continuare la propria lotta nel sud del Libano. La conferenza stampa, affollata di giornalisti, è stata però interrotta bruscamente perché i caccia israeliani hanno iniziato a bombardare il quartiere, Ghobeyri, secondo quanto hanno riferito i media libanesi. Il sud della capitale libanese, come il resto il Paese, da lunedì sera è stata bersagliata da un’intensa serie di attacchi, che secondo l’Idf hanno preso di mira le installazioni militari di Hezbollah.

Il bilancio degli attacchi

In uno di questi raid, tuttavia, i proiettili sono caduti fuori dall’ospedale universitario Rafik Hariri. Il bilancio è di almeno 18 morti, tra cui quattro bambini, e 60 feriti, secondo le autorità sanitarie locali. Dall’altra parte del confine le milizie sciite hanno rivendicato il lancio di razzi contro la Galilea, le alture del Golan e fino a Tel Aviv, contro una base del Mossad. Anche Haifa, la principale città nel nord di Israele, è stata presa nuovamente di mira: la versione di Hezbollah è quella di un attacco con droni contro una base militare.

Accuse sull'uso di fosforo bianco

Negli ultimi giorni Unifil è stata risparmiata dal fuoco incrociato, ma dal Financial Times ora è emerso che in uno degli incidenti in cui l’Idf ha colpito i caschi blu «si sospetta che abbia utilizzato fosforo bianco, una sostanza chimica incendiaria, abbastanza vicino da ferire 15 peacekeeper». A rivelarlo un rapporto riservato «preparato da un Paese che fornisce truppe» alla missione Onu e che è stato visionato dal quotidiano britannico. Tra gli incidenti, si cita anche quello in cui due tank israeliani hanno sfondato il cancello di una base dell’Unifil.

Discussioni tra Netanyahu e Blinken

Della guerra in Libano hanno parlato Netanyahu ed il segretario di Stato americano Antony Blinken in un faccia a faccia a Gerusalemme, ma il colloquio si è concentrato soprattutto sulla minaccia iraniana. Il gabinetto di guerra non ha ancora dato il via libera all’annunciata rappresaglia contro Teheran per i razzi su Israele del primo ottobre, ma l'intelligence è stata impegnata per smantellare una rete di spie al soldo della Repubblica Islamica. L’ultima operazione ha condotto all’arresto di sette residenti palestinesi di Gerusalemme est, accusati di aver pianificato l’omicidio di uno scienziato israeliano e un sindaco su ordine di Teheran. In precedenza erano finiti in manette sette israeliani, provenienti da Haifa, che avrebbero spiato basi militari e infrastrutture energetiche. Una guerra in cui anche il Mossad sta giocando benissimo le sue carte: il clamoroso blitz che a fine luglio portò all’uccisione del capo di Hamas Ismail Haniyeh nel cuore di Teheran fu possibile proprio grazie a una soffiata, probabilmente di un esponente del Pasdaran o della sicurezza interna del regime degli ayatollah.

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