Un altro «sì» al percorso europeo della Moldavia: la presidente filo-Ue Maia Sandu si è aggiudicata un secondo mandato alla guida del Paese battendo con oltre il 54% dei voti l’ex procuratore sostenuto dai socialisti filorussi Alexandr Stoianoglo, fermatosi al 45% in un ballottaggio presidenziale considerato cruciale per il destino politico della nazione. Un risultato raggiunto dopo un iniziale testa a testa sul filo del voto che ha visto il candidato pro-Mosca partire in vantaggio nei primi dati parziali, per poi perdere terreno a favore dell’attuale capo dello Stato, che ha ottenuto la vittoria grazie soprattutto al voto della capitale Chisinau e della diaspora tradizionalmente filo occidentale. Le urne sembrano così fugare ogni dubbio sul percorso della Moldavia facendo rientrare il rischio di riportare l’ex repubblica sovietica nell’orbita della Russia. E confermano la scelta fatta a favore dell’adesione all’Unione europea - seppur di misura - nel referendum di due settimane fa.
Tra i primi a salutare la vittoria il presidente francese Emmanuel Macron, che ha sottolineato come la «democrazia» abbia "trionfato su tutte le interferenze», mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è detta «felice di continuare a lavorare» con Sandu per un «futuro europeo» della Moldavia. Senza azzardare previsioni numeriche, questa volta tutti gli analisti avevano previsto uno scontro serrato tra i timori di un’ingerenza russa nonostante le ferme smentite del Cremlino. Al primo turno dello scorso 20 ottobre, Sandu aveva ottenuto il 42,5% dei voti, ben avanti rispetto al suo rivale di 57 anni, che aveva raccolto quasi il 26%. Il contendente filorusso sperava di incassare il sostegno di diversi piccoli candidati usciti di scena per il secondo turno, cosa che sembra essersi verificata.
In queste due settimane, il campo presidenziale ha intensificato la sua campagna sui social e nei villaggi per cercare di contrastare la massiccia compravendita di voti che, secondo le autorità, ha inquinato i risultati del referendum vinto per un soffio dai sostenitori del 'sì' all’Ue, con il 50,46%. Prima del voto, la polizia ha denunciato significative operazioni di disinformazione attraverso l’invio di false email e minacce di morte: «Un attacco virulento» volto, secondo il premier Dorin Recean, a «seminare panico e paura». Nonostante questo la partecipazione al voto è stata maggiore rispetto al primo turno, sia in Moldavia che all’estero. Le forze dell’ordine hanno aperto un’inchiesta sulla presunta organizzazione da parte della Russia di «trasporti organizzati" con voli e bus per spingere i moldavi residenti sul suo territorio a votare in Bielorussia, Azerbaigian e Turchia.
Dopo aver votato, Sandu ha invitato alla mobilitazione "contro i truffatori», riponendo la sua «fiducia» nei suoi concittadini «che hanno sempre fatto progredire il Paese e lo hanno protetto dal male». Dall’altra parte, Stoianoglo ha promesso di essere «il presidente di tutti», negando «di avere rapporti con il Cremlino» e qualsiasi coinvolgimento «in brogli elettorali». Senza tuttavia disdegnare l’uso di qualche termine russo da mescolare alla lingua ufficiale romena nei suoi discorsi.
Il conteggio serrato all’ultimo voto ha dato ragione allo schieramento filoeuropeo. Ma ha anche evidenziato chiaramente l'estrema polarizzazione politica del Paese: da una parte, una capitale prevalentemente favorevole all’integrazione nell’Ue così come la diaspora. Dall’altra, le aree rurali e due regioni, la provincia separatista della Transnistria e la Gagauzia autonoma, fortemente orientate verso la Russia. L’ago della bilancia è stato affidato ai moldavi all’estero, che hanno scelto di dare rinnovato vigore al percorso della Moldavia verso l'Ue.
Mentre la Moldavia riconferma la sua scelta europeista, le fake news russe minacciano la stabilità del paese
La Moldavia, decisa a rafforzare il proprio legame con l’Europa, si trova sotto una pressione mediatica senza precedenti. Le campagne di disinformazione provenienti dalla Russia, mirate a manipolare l’opinione pubblica e a minare la fiducia nelle istituzioni, hanno intensificato la loro azione, specialmente in periodo elettorale. La presidente Maia Sandu, leader che guarda con decisione a Bruxelles, governa un paese che, oltre a perseguire riforme, deve oggi difendersi dall’assalto delle fake news.
Questa disinformazione, diffusa soprattutto tramite social media e canali televisivi locali, ha raggiunto il picco durante le elezioni. Meta Platforms Inc., casa madre di Facebook, ha recentemente disattivato una rete di account falsi che miravano alla comunità russofona del paese. Gli account diffondevano contenuti critici contro Sandu, promuovendo forze filo-russe. Quest’azione di pulizia digitale ha rivelato l’ampiezza di un comportamento inautentico coordinato, che ha destato preoccupazione a livello locale e internazionale.
In risposta, il governo moldavo ha sospeso la licenza di sei canali televisivi accusati di manipolare le notizie sulla guerra in Ucraina e sugli eventi interni. La Commissione per le Situazioni di Emergenza ha definito questa misura necessaria per proteggere la sicurezza informativa del paese, sottolineando il delicato equilibrio tra prevenzione della disinformazione e tutela della libertà di stampa.
Anche l'Italia, attraverso le parole del presidente Sergio Mattarella, ha espresso solidarietà alla Moldavia. Durante una visita a Chişinău, Mattarella ha richiamato l'Europa e la NATO all'unità, definendo la disinformazione russa una minaccia reale alla stabilità dei paesi europei e alla sovranità democratica della Moldavia.
Oggi, la Moldavia si presenta come un piccolo paese ma con una chiara direzione: un’Europa che va ben oltre le riforme economiche, combattendo anche una battaglia mediatica. In questo percorso, il diritto della Moldavia a decide
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