Anno nuovo, stessa guerra: Israele continua a martellare Gaza con intensi bombardamenti che nella Striscia meridionale hanno colpito un’area designata come umanitaria, uccidendo il capo della forza di polizia gestita da Hamas, il suo vice e altre nove persone. Secondo al Jazeera che cita fonti sanitarie locali, nell’ultima giornata un’ondata di raid israeliani ha ucciso almeno 63 palestinesi dal nord al sud dell’enclave, allungando la scia di sangue innescata dal tragico attacco del 7 ottobre 2023 che ha dato il via alla guerra. Confermando i raid, l’esercito israeliano ha spiegato di aver effettuato un attacco notturno nell’area di Khan Yunis prendendo di mira il vice capo della polizia Hussam Shahwan, accusato di essere «responsabile di valutazioni di intelligence in coordinamento con l’ala militare di Hamas» negli attacchi contro le truppe dello Stato ebraico. Secondo la protezione civile della Striscia, il bombardamento ha colpito una tenda che ospitava sfollati nell’area di Al-Mawasi: Shahwan era tra le 11 persone uccise nell’attacco, in cui è morto anche il comandante della forza di polizia, Mahmud Salah, insieme a «tre bambini e due donne, mentre 15 persone sono rimaste ferite». I soccorritori «hanno trovato i feriti sdraiati a terra, la maggior parte dei quali bambini, così come due donne martiri», ha raccontato Saleem Abu Subha, autista di un’ambulanza.
«Circa 10 tende sono state danneggiate ed erano visibili incendi». Il ministero degli Interni della Striscia gestita da Hamas ha condannato l’uccisione dei due alti ufficiali di polizia, affermando che «stavano svolgendo il loro dovere umanitario e nazionale al servizio del popolo». E ha accusato Israele di diffondere «caos» e di aggravare «la sofferenza umana» a Gaza con l’attacco mortale. Una sofferenza che si conta nel tragico bilancio di oltre 45.500 morti e 108mila feriti dall’inizio della guerra, compresi i neonati morti di fame freddo nelle ultime settimane, tra le vittime innocenti della violenza che ha devastato le infrastrutture e le istituzioni della Striscia di Gaza, con le agenzie umanitarie che denunciano quotidianamente un tracollo dell’ordine sociale. Dall’altra parte del fronte, l'esercito israeliano ha contato 891 soldati uccisi finora tra morti in combattimento, incidenti e sospetti suicidi: è il bilancio più alto di perdite tra le truppe dell’Idf dalla guerra dello Yom Kippur del 1973. Mentre il sangue scorre, la diplomazia resta in stallo sulla possibilità di un accordo per un cessate il fuoco. Se da una parte - stando ai media arabi - Hamas avrebbe espresso ottimismo sulla riuscita dei negoziati, per Israele resta inaccettabile il rifiuto da parte del gruppo palestinese di offrire una lista di ostaggi ancora vivi da rilasciare. Nel frattempo, aumentano le condanne per la decisione dell’Anp di sospendere le trasmissioni e tutte le attività di Al Jazeera nei Territori palestinesi: l'Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani si è detto «profondamente preoccupato», esortando l'autorità palestinese «a revocare la decisione e rispettare i suoi obblighi di diritto internazionale».
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