Domenica 15 Giugno 2025

Guerra in Ucraina, concluso il vertice Ue a Londra. Meloni nel bilaterale con Starmer: "Evitare che l'Occidente si divida"

epaselect epa11935011 (L-R, front row) Finnish President Alexander Stubb, French President Emmanuel Macron, British Prime Minister Keir Starmer, Ukrainian President Volodymyr Zelensky, Polish Prime Minister Donald Tusk, (L-R, second row) Spain's Prime Minister Pedro Sanchez, Danish Prime Minister Mette Frederiksen, President of the European Commission Ursula Von der Leyen, President of the European Council Antonio Costa, Canadian Prime Minister Justin Trudeau, Romania's interim President Ilie Bolojan, (L-R, third row) NATO Secretary General Mark Rutte, Dutch Prime Minister Dick Schoof, Swedish Prime Minister Ulf Kristersson, German Chancellor Olaf Scholz, Norwegian Prime Minister Jonas Gahr Store, Prime Minister of the Czech Republic Petr Fiala, Italy’s Prime Minister Giorgia Meloni and Turkish Foreign Minister Hakan Fidan, pose for a family photo ahead of the plenary meeting during a summit on Ukraine, at Lancaster House in London, Britain, 02 March 2025. Starmer is hosting a summit of European leaders in London to discuss the ongoing war in Ukraine. EPA/NEIL HALL/POOL

E' stato il giorno del vertice della Ue a Londra. Una riunione a 16 sulla guerra in Ucraina che è stata preceduta dall'incontro bilaterale a Downing Street tra il premier britannico Keir Starmer e il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha raggiunto la Lancaster House, dopo il bilaterale con Giorgia Meloni a Downing Street, e ha ricevuto i leader e rappresentati dei 16 Paesi euroatlantici, nonché di Nato e Ue, invitati a partecipare al vertice di Londra sull'Ucraina e sulla difesa europea: appuntamento cruciale dopo il fallimento dell’incontro fra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello americano Donald Trump a Washington. Fra i primi ad arrivare, il presidente francese Emmanuel Macron, con il quale Starmer ha annunciato stamattina di voler cercare di promuovere un piano di cessazione delle ostilità nel conflitto russo-ucraino nell’ambito di un’iniziativa su cui assicura di aver ottenuto già l’assenso di Zelensky. L’Italia è rappresentata al summit collettivo dalla premier Meloni, mentre al fianco del primo ministro britannico c'è stato lo stesso leader ucraino, giunto ieri in anticipo sul previsto nel Regno Unito dopo l’umiliazione subita alla Casa Bianca.

Meloni a Starmer: "Evitare che l'Occidente si divida"

«Penso che sia molto, molto importante che evitiamo il rischio che l’Occidente si divida. E penso che in questo il Regno Unito e l’Italia possano svolgere un ruolo importante nella costruzione di ponti». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni incontrando il premier britannico Keir Starmer a Downing Street prima del vertice di Londra sull'Ucraina e la difesa europea.

Starmer a Meloni: "Abbiamo un approccio simile ai problemi"

Abbiamo un approccio molto simile" sulle importanti questioni che il mondo ha di fronte in questo momento. Così il premier britannico Keir Starmer, rivolgendosi a Giorgia Meloni a Downing Street, all’inizio del loro bilaterale. "E' fantastico averti qui in un momento cruciale», ha aggiunto Starmer, che aveva ricevuto la premier italiana dinanzi al portoncino di Number 10 con sorrisi, strette di mano e uno scambio di baci sulle guance: «You are very welcome». Sir Ker ha quindi ricordato la sua visita a Roma, sottolineando il legame tradizionale fra Italia e Regno Unito e le posizioni «vicine su economia, immigrazionee sicurezza». "Nessuno avrebbe voluto vedere" l'acceso scontro andato in scena venerdì alla Casa Bianca sotto gli occhi delle telecamere fra il presidente americano Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky. Lo ha detto il primo ministro britannico, Keir Starmer, rispondendo a una domanda durante un talk show della Bbc a poche ore dal vertice a 16 sull'Ucraina della Lancaster House. Incalzato dall’intervistatrice, Laura Kuenssberg, a dare un giudizio sul duro atteggiamento di Trump verso un leader alleato "in guerra", Starmer ha tuttavia glissato, ricordando di aver chiamato entrambi dopo l’episodio, e anche il presidente francese, Emmanuel Macron, e di voler fare da «ponte» fra loro. "C'era molta tensione e c'erano i media», si è limitato a dire a proposito del diverbio, aggiungendo che adesso «bisogna guardare avanti», verso l’obiettivo condiviso di «una pace duratura» per l'Ucraina a tre anni dall’invasione russa. Obiettivo per raggiungere il quale è concepito «il piano" britannico-francese per «far cessare le ostilità» annunciato nella stessa intervista: piano concordato con Kiev, nelle parole di sir Keir, e aperto alla partecipazione in veste di promotori a «uno o due altri Paesi» imprecisati.

Starmer: "Mi fido di Trump e di Zelensky, ma non di Putin"

«Mi fido di Donald Trump e di Volodymyr Zelensky», ma «non di Vladimir Putin», ha proseguito Starmer. Il presidente americano, ha garantito, rispondendo alle contestazioni dell’intervistatrice Laura Kuenssberg, «vuole una pace duratura» in Ucraina, «è stato molto chiaro» in proposito. Mentre rispetto al leader russo ha ribadito di temere che torni all’attacco di Kiev laddove si arrivasse a una cessazione delle ostilità senza garanzie di sicurezza adeguate.

Von der Leyen: "La via per la pace è la forza. La debolezza genera più guerra"

«La via per la pace è la forza. La debolezza genera più guerra. Sosterremo l’Ucraina, impegnandoci nel contempo in un rafforzamento della difesa europea». Lo scrive su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in viaggio verso Londra per il summit convocato dal premier britannico Keir Starmer. "Il continuo sostegno dell’Europa all’Ucraina può portare a una pace giusta e duratura nel Paese», ha ribadito.

La priorità è riannodare i fili dell'unità

Riannodare i fili dell’unità, non solo europea ma anche occidentale, dopo la clamorosa rottura in diretta tv tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, con la consapevolezza che l’ordine mondiale, stabilito dopo la seconda guerra mondiale, sia ormai al tramonto. E trovare una linea comune prima possibile su una strategia per difendere l’Ucraina, minacciata da Mosca e, ora, anche dall’ostilità americana: è la priorità delle convulse consultazioni delle ultime ore tra le cancellerie in vista del summit convocato oggi a Londra dal premier Keir Starmer. Con Parigi che ha avuto uno scambio telefonico con i due duellanti: il presidente Emmanuel Macron ha parlato con Trump e Zelensky invitandoli alla calma, «al rispetto e al riconoscimento». E ha sentito anche Starmer, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, per preparare il vertice di oggi. Ribandendo che se Putin non sarà fermato «potrebbe mirare anche a Moldavia e forse Romania». Ma c'è chi non ci sta. Contro il vertice, in programma dalle 14 alla Lancaster House, a pochi passi da Buckingham Palace, si sono già schierati i Patrioti europei, fermamente allineati con Washington: «A Londra si riuniranno coloro che vogliono che questa guerra continui, leader che non risparmiano né vite né miliardi quando si tratta di prolungare il conflitto», ha fatto sapere il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó. E oggi direttamente il premier Viktor Orban è tornato a chiedere che l’Ue segua gli Usa e avvii colloqui diretti con Putin per la pace in Ucraina. L’opzione al momento non sembra essere sul tavolo, ma Macron si dice 'pragmatico': «Nulla è escluso, ma potrà avvenire al momento opportuno». Malgrado le bordate magiare, il meeting, seppure informale, ha assunto un carattere storico: l’Europa si rende conto che si trova all’ultima spiaggia dopo i radicali sconvolgimenti geopolitici delle ultime settimane. Per la prima volta, dopo Yalta, i vertici delle istituzioni comunitarie, della Nato ai leader dei principali Paesi europei fino alla Turchia, saranno chiamati a elaborare una nuova strategia non solo politica, ma anche militare, in assoluta autonomia, senza poter più contare su qualcosa che è sempre stato scontato: l’appoggio incondizionato degli Stati Uniti. Ma anche tra gli ospiti del premier inglese, non tutti hanno la stessa idea sul modo con cui gestire i rapporti con Trump. La responsabile della diplomazia Ue, Kaja Kallas, non è disponibile a porgere l’altra guancia rispetto alle ripetute sberle americane: «Il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader. Sta a noi europei raccogliere questa sfida», la sintesi del suo pensiero. Sul fronte opposto l’Italia: la premier Georgia Meloni tenacemente per mesi ha tenuto aperto uno spiraglio al confronto transatlantico. E anche oggi spera che la sua richiesta di un immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati, trovi in terra britannica orecchie attente. Proposta sinora accolta con freddezza da Bruxelles. Per un portavoce si tratta di un’idea prematura: «Ora c'è Londra, poi il 6 marzo il Consiglio Ue straordinario sull'Ucraina e la difesa europea», il suo laconico commento al riguardo. Anche il titolare della Farnesina spinge a favore dell’unità occidentale: «L'Alleanza atlantica è nata per difendere libertà e democrazia, gli stessi valori che rappresentano le fondamenta dell’Ue», sottolinea Antonio Tajani. In mezzo Francia e Inghilterra, le due potenze nucleari occidentali, i cui leader hanno già fatto visita al tycoon, cercando autonomamente di aprire una linea di dialogo privilegiata con la nuova amministrazione, ma con risultati deludenti. E la Germania del futuro cancelliere Merz pronta a riprendersi un ruolo di primo piano al livello globale. La ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock, ha chiesto che il prossimo consiglio decida «massicci investimenti nella comune capacità di difesa europea», appoggiando la flessibilità nel Patto. Detto questo vedremo come il summit di Londra reagirà con passi concreti alla ruvidezza con cui Trump ha cacciato Zelensky dalla Casa Bianca. Come nel suo celebre reality show, 'The Apprentice', il tycoon ha di fatto 'licenziatò in malo modo Zelensky, andato via «no meal, no deal», senza cena e senza accordo sulle terre rare. Per anni Trump ha urlato «you are fired’in tv, e ieri ha fatto più o meno lo stesso con il leader ucraino. Ma "licenziare" Zelensky vuol dire tagliare i ponti con gli alleati storici degli States, una svolta radicale mai vista dai tempi di Franklin Delano Roosevelt e Winston Churchill, abbandonare la Vecchia Europa, sempre più in balia da quello che in tanti ormai chiamano il G3, Usa-Russia-Cina. Uscire dal quell'angolo dove gli imperialismi nuovi e vecchi vogliono cacciarla, riuscire a fare da sola sul piano militare ed economico, sarà il faticoso obiettivo del vertice di Londra e dei leader europei nel prossimo futuro. uniti gli autori di questi inaccettabili.

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