
Volodymyr Zelensky tiene aperto il canale essenziale con Washington mentre incassa un crescente sostegno europeo. È stato lui stesso ad annunciare, durante il vertice UE, che le squadre ucraina e americana «hanno ripreso a lavorare», auspicando che la prossima settimana ci sia un «incontro significativo».
Secondo la corrispondente della Casa Bianca di Fox News, l’incontro potrebbe aver luogo martedì prossimo in Arabia Saudita. «Rubio, Witkoff, Waltz vanno a Riad martedì per incontrare gli ucraini, tra cui Yermak», braccio destro di Zelensky, ha scritto Jacqui Heinrich su X. «Siamo ora in trattativa per coordinare un incontro con gli ucraini a Riad o potenzialmente anche a Gedda, l’idea è di mettere a punto una cornice per un accordo di pace e un cessate il fuoco iniziale», ha detto poco dopo Steve Witkoff.
L’inviato per il Medio Oriente, che gioca un ruolo chiave anche nei negoziati di pace ucraini, si è detto inoltre «soddisfatto» per le scuse di Zelensky al presidente dopo il drammatico scontro nello Studio Ovale di venerdì scorso.
Si tratterebbe del primo contatto dopo quel giorno. Da allora i due si sono lanciati verbalmente reciproci messaggi di disgelo, ma nel frattempo gli USA hanno sospeso a Kiev sia le forniture belliche che le informazioni di intelligence per colpire i russi.
Non solo. Secondo Politico, quattro esponenti dell’entourage di Trump hanno avuto colloqui segreti con alcuni dei principali oppositori politici di Zelensky a Kiev, in particolare con Yulia Tymoshenko, ex premier ucraina e leader dell’opposizione, e con membri senior del partito di Petro Poroshenko, predecessore di Zelensky. Segno che The Donald vuole elezioni in Ucraina, nella convinzione che Zelensky perda ed esca di scena, come vorrebbe Mosca.
Per Trump e il suo team negoziale, comunque, resta pregiudiziale a tutto l’accordo sui minerali ucraini, che finora il leader di Kiev si è rifiutato di firmare in assenza di garanzie di sicurezza.
Il Commander in Chief, secondo Bloomberg, sarebbe pronto a finalizzare l’accordo a condizione che Zelensky accetti un percorso concreto per una tregua e colloqui con Mosca.
Illuminanti le dichiarazioni del generale Keith Kellogg, inviato per il conflitto russo-ucraino, anche se escluso dal team negoziale.
Intervenendo al Council on Foreign Relations, e incalzato sulla sospensione dell’intelligence a Kiev, Kellogg ha detto che gli ucraini «se la sono cercata».
Alla domanda su cosa dovrà fare l’Ucraina per riattivare la condivisione di intelligence e il flusso di aiuti militari, il generale è stato molto chiaro: «La mia convinzione personale è che non si va avanti finché non si ottiene un documento firmato. Punto», ha detto riferendosi all’accordo sui minerali.
«Quando sono andato a Kiev due settimane fa, sono stato molto chiaro con il presidente Zelensky sull'esito (dei negoziati, ndr) se non avessimo avuto un accordo firmato», ha aggiunto.
E quando gli è stato ricordato che ora si è detto pubblicamente pronto a farlo, Kellogg ha osservato: «C'è una differenza tra offrire di farlo e farlo».
Quindi ha spiegato così lo stop ad armi e intelligence a Kiev:
«Il modo migliore in cui posso descriverlo è come colpire un mulo con una trave di legno sul muso, così da attirare la sua attenzione».
Poi ha usato anche un altro paragone:
«È come quando le mie nipoti cercano di attirare la mia attenzione se mi distraggo in una conversazione, afferrandomi il viso e dicendomi: ‘nonno, nonno, ascoltaci’».
«Stiamo per porre fine a questa guerra e questo è un modo per assicurarci che capiscano che facciamo sul serio. Quindi è dura, certo che lo è, ma non è che non sapessero che sarebbe successo. Sono stati giustamente avvertiti che sarebbe successo».
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