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Trump e Putin a colloquio: svolta sulla tregua in Ucraina? Casa Bianca: "Mai stati più vicini alla pace"

L'Unione Europea sta valutando nuove strategie di supporto all'Ucraina. L'Alto rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ha proposto un pacchetto di 20-40 miliardi di euro in aiuti militari, misura che divide i paesi membri.

Trump Putin

Donald Trump accelera sulla tregua in Ucraina annunciando la tanto attesa telefonata con Vladimir Putin nelle prossime ore, cui potrebbe seguire, è la speranza dell’inquilino della Casa Bianca, una dichiarazione di pace.
«Abbiamo ottime chance di mettere fine a questa guerra», ha dichiarato il presidente americano a bordo dell’Air Force One, ostentando ottimismo nonostante il leader del Cremlino non abbia ancora sciolto la riserva sul cessate il fuoco di un mese proposto dagli Stati Uniti e già accettato da Volodymyr Zelensky. Anzi, Putin ha finora frenato, delineando una serie di condizioni, tra cui la sospensione del riarmo dell’Ucraina e degli aiuti militari occidentali.
«Abbiamo lavorato molto nel weekend», ha spiegato The Donald, che ha parlato di "progressi" nei negoziati. La portavoce Karoline Leavitt ha ribadito che «siamo a pochi passi» da un accordo. «Non siamo mai stati più vicini alla pace di quanto lo siamo in questo momento: siamo alle ultime 10 iarde. E il presidente, come sapete, è determinato a raggiungere un’intesa», spingendosi anche – secondo alcune fonti a Semafor – fino al riconoscimento della Crimea russa.

Il Cremlino ha confermato la telefonata tra i due leader ma non ha svelato nessun dettaglio sull'agenda. «La conversazione è in effetti in fase di preparazione ma, a nostro avviso, ovviamente, una conversazione tra due presidenti non è soggetta a priori a nessuna discussione significativa. Pertanto, non lo faremo», ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov. «Parleremo di terre, che come sapete sono molto diverse da come erano prima della guerra, e parleremo di centrali elettriche», ha precisato il commander-in-chief rispondendo a una domanda sulle "concessioni" necessarie per arrivare all’intesa.

Proprio questo sarà il nodo più difficile da sciogliere. Se da una parte Zelensky continua a ribadire che la sovranità e l’integrità del suo Paese non sono negoziabili, dall’altra parte Putin ha posto il ritiro delle truppe di Kiev da tutte e quattro le regioni conquistate militarmente e annesse illegalmenteDonetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia – come una condizione per la pace.

E poi c'è la questione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, ora controllata dalla Russia. È probabile che Trump si riferisse proprio allo strategico impianto quando ha detto di aver «discusso molto con Russia e Ucraina» per «dividere certi asset».

Dopo il disastroso incontro nello Studio Ovale, il leader ucraino ha accettato l’idea di dover cedere su alcuni punti ma continua a premere per avere assicurazioni sulla sicurezza a lungo termine, incluso il rafforzamento del suo esercito.
«È una priorità immutabile e su questo tema non si può tornare indietro. Le forze di difesa e di sicurezza dell’Ucraina, il complesso industriale della difesa e l’interazione a più livelli con i partner costituiscono il fondamento della nostra indipendenza», ha scritto su Telegram dopo un incontro con il suo ministro della Difesa, Rustem Umerov, e il nuovo Capo di Stato Maggiore, il Generale Andriy Gnatov.

Tramontato, almeno per tutta la durata della presidenza Trump, il sogno ucraino di entrare nella Nato, Zelensky può ancora contare sul sostegno di Unione Europea, Gran Bretagna e Canada, che stanno lavorando insieme per costruire un ombrello difensivo per Kiev e garantire che la Russia si impegni per una pace duratura. Il premier canadese ha parlato nel weekend con il presidente ucraino e lo ha invitato al vertice del G7 in Alberta il prossimo giugno.

Intanto, in vista del colloquio con Putin, l’amministrazione Trump ha annunciato il ritiro dall’organismo internazionale istituito nel 2023 dall’Unione Europea per indagare sui leader responsabili dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, tra cui il presidente russo.

Si tratta dell’ultima di una serie di decisioni che indicano il progressivo riavvicinamento di Washington a Mosca, dopo lo smantellamento nel weekend di Voice of America e Radio Free Europe/Radio Liberty. Non è un caso che il Cremlino abbia accolto con favore la decisione di congelare i finanziamenti del governo americano per le emittenti, che il portavoce Peskov ha bollato come «media propagandistici, puramente propagandistici».

L'Unione Europea e il nodo degli aiuti militari

Nel contesto delle trattative, l'Unione Europea sta valutando nuove strategie di supporto all'Ucraina. L'Alto rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ha proposto un pacchetto di 20-40 miliardi di euro in aiuti militari, misura che divide i paesi membri.

Il vicepremier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha sottolineato la necessità di approfondire le proposte diplomatiche prima di prendere decisioni definitive. "Dobbiamo valutare ogni scenario, inclusa la possibilità di una tregua, ma anche mantenere gli impegni NATO", ha dichiarato Tajani, riferendosi agli obblighi di spesa militare pari al 2% del PIL.

Mercati finanziari e scommesse su una distensione

I mercati internazionali stanno reagendo con interesse alla possibilità di un allentamento delle tensioni. Secondo il Financial Times, alcuni hedge fund e broker stanno esaminando scenari in cui una riduzione delle sanzioni potrebbe favorire gli asset russi. Il rublo ha mostrato segnali di rafforzamento rispetto al dollaro nel 2024, anche se le variazioni percentuali restano incerte e dipendono dalle fluttuazioni del mercato, segnale che alcuni investitori vedono margini per un cambiamento nelle relazioni tra Russia e Occidente.

Paul McNamara, direttore degli investimenti di GAM, avverte però che "la revoca delle sanzioni resta un'ipotesi incerta, poiché dipende da sviluppi politici ancora imprevedibili". Nonostante l'interesse per obbligazioni russe attualmente sottovalutate, le restrizioni finanziarie continuano a limitare il mercato per gli investitori occidentali.

Il ruolo del tenge kazako e strategie alternative

Con il mercato russo ancora sotto pressione, alcuni trader stanno utilizzando valute alternative per aggirare le restrizioni. Il tenge kazako, grazie ai forti legami economici con la Russia, è stato usato come proxy per il rublo, con volumi di scambio settimanali tra 100 e 200 milioni di dollari.

Un'altra strategia è l’uso dei non-deliverable forward (NDF), strumenti derivati che permettono di scommettere sulle valute senza possederle direttamente. Secondo Luis Costa, chief global strategist sui mercati emergenti di Citi, "il mercato sta cercando di anticipare ogni possibile allentamento delle restrizioni, anche senza certezze".

Quali prospettive per il futuro?

L'ipotesi di un riavvicinamento tra Washington e Mosca resta ancora un'incognita, ma il solo dibattito su una possibile apertura diplomatica sta già influenzando mercati e strategie politiche globali.

L'attenzione ora è puntata sulle mosse delle principali potenze occidentali e sul prossimo vertice NATO, dove verranno discusse le strategie di difesa e le prospettive di un possibile cessate il fuoco. La domanda resta aperta: siamo di fronte a una reale opportunità di pace o a un nuovo capitolo della competizione geopolitica?

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