Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Gli italiani in Myanmar: "Le case si sbriciolavano". Ora la notte fa paura

Parlano così al Corriere della Sera online i gestori dell’Ostello Bello, brand lanciato da un’associazione milanese e cresciuto con ostelli nel mondo, che ha due sedi nel Myanmar

«Abbiamo visto le case sbriciolarsi, ora temiamo per la notte: Dormiremo con le scarpe e la borsa con le nostre cose vicino al letto, pronti a scappare fuori dovessero esserci altre scosse».

Parlano così al Corriere della Sera online i gestori dell’Ostello Bello, brand lanciato da un’associazione milanese e cresciuto con ostelli nel mondo, che ha due sedi nel Myanmar. Quella a Mandalay è la più colpita dal terremoto che ha colpito il territorio intorno all’ora del pranzo locale. «L'edificio di sette piani a Mandalay è in cemento armato ed è rimasto in piedi, al contrario di altri palazzi vicini che si sono sbriciolati, è stato impressionante. È venuto giù anche uno dei due ponti, quello sul fiume a Sagaing, e persino il monastero. L’acqua è uscita dalla piscina, la luce è saltata, improvvisamente eravamo isolati - raccontano i gestori milanesi, lì da più di dieci anni -. Case anche alte ondeggiavano e sembravano sollevarsi da terra».

Nel paese operano alcune Ong italiane come la torinese Medacross. «Fin dalle prime ore di oggi abbiamo iniziato da subito a monitorare la situazione per offrire aiuti. Un terremoto 7.7 è sempre terribile - dicono - Ma quando colpisce un paese poverissimo è capace di devastare la vita di migliaia e migliaia di persone, già di fronte ad un sistema sanitario fragilissimo e, nelle campagne, pressoché inesistente».."I danni sono imponenti e abbiamo ora la necessità di un sostegno», continuano da Mediacross. Un’altra Ong, la Fondazione Cesvi, parla di crolli parziali di edifici e danni alle infrastrutture, tra cui lo «storico ponte di Sagaing» che è crollato, e l’interruzione della principale autostrada nazionale nei pressi della città di Mandalay. «Si temono migliaia di vittime. È impossibile contattare i propri familiari a causa dell’interruzione delle comunicazioni», riferisce la Caritas. Secondo Cesvi la regione più colpita è la Dry Zone, al centro del paese, in cui vivono circa 7 milioni di persone in un raggio di 100 chilometri dall’epicentro ad ovest della città di Mandalay.

«Anche il nostro ufficio di Kalaw, cittadina a circa 200km a sud di Mandalay - affermano - ha riportato danni: il personale ha prontamente evacuato l’edificio in seguito alla comparsa di crepe nelle pareti. Fortunatamente, tutti i membri del team stanno bene. Abbiamo ricevuto notizie rassicuranti dalla quasi totalità del nostro staff fuori Yangon». C'è alta l’apprensione per un team di 6 persone attualmente sul campo nella zona di Chauk di cui si sono persi i contatti per le interruzioni nelle comunicazioni. La Farnesina, intanto, fa sapere che in Myanmar si contano un centinaio di connazionali tra iscritti all’Aire e registrati sul sito 'Dove siamo nel mondò mentre in Thailandia ci sono 7.000 connazionali iscritti Aire e 700 registrati su 'Dove siamo nel mondò. Poche le aziende italiane rimaste negli anni in Myanmar: già da tempo avevano lasciato il Paese.

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia