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Dazi, il "baciare il culo" di Trump rimanda a Goethe e al "Leck mich im Arsch" di Mozart

«Baciare il culo», la colorita espressione usata da Donald Trump per deridere i Paesi che si starebbero affrettando a chiedergli una trattativa sui dazi, nello slang anglosassone è un’espressione usata per esprimere volgarmente contrarietà e disprezzo verso qualcuno.

Un po' di storia

L’espressione viene attribuita al cavaliere tedesco del '500 Gotz von Berlichingen, che partecipò agli ordini del margravio di Brandeburgo a diverse campagne nella guerra di successione di Baviera, o almeno è quanto gli fa dire Johann Wolfgang von Goethe tre secoli più tardi nell’omonima tragedia.

La frase a lui attribuita, rivolta all’imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, in realtà è ancora più scurrile: «Leck mich im Arsch», può leccarmi il culo. Suona infatti così: «Ho come sempre un umile rispetto per Sua Maestà Imperiale, ma gli dico che può leccarmi il culo». Un significato che non va preso in senso letterale, perchè in realtà è più l’equivalente di un 'vaffà, quale poi in effetti è diventata nel linguaggio popolare.

Una frase resa celebre anche da Mozart

Oltre che dal cavaliere tedesco, famoso per il guanto di ferro con cui maneggiava la spada dopo aver perso la mano destra, quella frase è stata resa celebre anche da Wolfgang Amadeus Mozart: nel 1789 il compositore austriaco, non immune al turpiloquio, intitolò «Leck mich im Arsch», con «im» sostituito oggi da «am», due mottetti.

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