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Strage a Sumy, l’Occidente si ricompatta: cresce la pressione su Mosca e sulla strategia degli Usa. Duro Trump, Meloni: “Orribile”

L’ennesima strage in Ucraina, con un pesantissimo bilancio di vittime civili a Sumy, ricompatta l’Occidente nella condanna senza appello alla Russia.

C'è l’Unione europea, ci sono le cancellerie, inclusa l’Italia, e soprattutto ci sono gli Stati Uniti, mai così duri nei confronti di Mosca da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca.

Il presidente degli Stati Uniti ha detto che l’attacco russo alla città ucraina di Sumy, in cui sono morte almeno 35 persone, è stato «una cosa orribile». «Penso che sia stato terribile. E mi è stato detto che hanno commesso un errore. Ma penso che sia una cosa orribile. Penso che l’intera guerra sia una cosa orribile», ha dichiarato il leader statunitense a bordo dell’Air Force One durante il suo viaggio di ritorno a Washington.

I messaggi dei leader si susseguono rapidamente, mentre i media di tutto il mondo diffondono le immagini del raid nella Domenica delle Palme. Ursula von der Leyen denuncia un «attacco barbaro», invocando «misure forti per imporre un cessate il fuoco». Le fa eco la premier Giorgia Meloni: «Nel giorno sacro della domenica delle Palme, a Sumy si è consumato un altro orribile e vile attacco russo, che ha causato ancora una volta vittime civili innocenti, tra cui anche bambini», dice la premier italiana, sottolineando che queste «violenze inaccettabili contraddicono ogni reale impegno di pace, promosso dal presidente Trump e sostenuto convintamente dall’Italia, insieme all’Europa e agli altri partner internazionali».

Condanne analoghe, tra gli altri, vengono espresse da Olaf Scholz, Keir Starmer ed Emmanuel Macron. Che in particolare accusa Mosca di continuare la guerra «senza riguardo per le vite umane» e le «offerte diplomatiche» di Trump. E proprio gli Usa mettono da parte i messaggi concilianti lanciati finora verso il Cremlino, con un duro affondo lanciato dall’inviato della Casa Bianca in Ucraina: «L'attacco delle forze russe su target civili a Sumy ha superato i limiti della decenza», le parole di Keith Kellogg,

Le notizie di Sumy stridono con la proposta di tregua su vasta scala avanzata da Washington ma accettata solo da Kiev. Mosca ha ristretto l’accordo - avallato dagli Usa - per escludere dalle operazioni belliche il Mar Nero (già violato, dato che i missili partono anche da lì) e le infrastrutture energetiche, ma ora tra i volenterosi ora cresce la rabbia, perché mentre le raffinerie russe non subiscono più le incursioni dei droni ucraini la gente «continua a morire».

«Il presidente Trump aveva detto: 'Voglio che le uccisioni finiscano'. Ma il cessate il fuoco non riguarda le uccisioni. Riguarda il petrolio, l’energia. Non riguarda le persone». A parlare, in confidenza, è un’alta fonte diplomatica che milita sul fronte dei volenterosi, la coalizione di 30 e più Paesi che sta cercando di trovare soluzioni pratiche per dare garanzie di sicurezza a Kiev, alla luce di un possibile (quanto sfuggente) accordo di pace. «Il messaggio - prosegue la fonte - praticamente è il seguente: 'Potete continuare a uccidere le persone quanto volete, purché non attacchiate le infrastrutture energetiche'. E lo status quo sta giocando a favore della Russia, perché non vuole che gli ucraini attacchino il suo petrolio».

Insomma, la carneficina della Domenica delle Palme potrebbe - si ragiona - mostrare i limiti della strategia adottata da Trump, che invia l’emissario Steve Witkoff da Putin, in cambio ottiene comunicati striminziti del Cremlino, e nessun passo avanti concreto. Fin quando The Donald potrà fare spallucce? Non gli conviene, a questo punto, rompere gli indugi ed assicurare ai volenterosi almeno quel benedetto 'backstop' Usa - ovvero la promessa di non essere soli - che serve per sbloccare l’impasse sui piani militari della coalizione?

All’ultimo incontro alla Nato della settimana scorsa - a quanto si apprende - Londra e Parigi hanno presentato ai partner un concetto aggiornato dell’operazione. Non si può più aspettare l'accordo di pace fatto e finito tra Ucraina e Russia per muovere le pedine, basterà un cessate il fuoco vero. «A quel punto Francia e Gran Bretagna sono disposte a muoversi, mettere gli scarponi sul terreno a garanzia della tregua e forzare così la pace», argomenta una fonte diplomatica alleata. E chi ci sta ci sta. Intanto, domani, al Consiglio Affari Esteri del Lussemburgo i 27 ministri Ue per prima cosa torneranno ad affrontare la questione ucraina, con Andrei Sibiha in collegamento.

 

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