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L’Iran apre a un’intesa sul nucleare “logica e razionale” con gli Stati Uniti. I colloqui a Roma

Nel corso del suo incontro con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il capo della diplomazia iraniana Seyyed Abbas Araghchi ha ribadito l’impegno dell’Iran verso una soluzione diplomatica, sottolineando però la necessità di un gesto concreto da parte di Washington

Nella cornice discreta della diplomazia italiana, Iran e Stati Uniti tornano a confrontarsi sul terreno più scivoloso della geopolitica contemporanea: il programma nucleare iraniano. La capitale italiana ospita in queste ore la seconda tornata di colloqui, mediata dall’Oman e facilitata dal governo Meloni. E proprio da Roma arriva un segnale inatteso ma concreto: Teheran è pronta a un’intesa, purché “logica, razionale e rispettosa dei propri diritti sovrani”.

L’Iran tende la mano, ma pone condizioni

Nel corso del suo incontro con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il capo della diplomazia iraniana Seyyed Abbas Araghchi ha ribadito l’impegno dell’Iran verso una soluzione diplomatica, sottolineando però la necessità di un gesto concreto da parte di Washington: «Una vera intesa – ha dichiarato – implica la revoca delle sanzioni crudeli e illegali, e il pieno riconoscimento del nostro diritto a un programma nucleare civile e pacifico».

Araghchi ha ringraziato l’Italia e l’Oman per il ruolo di facilitatori imparziali, giudicando «di alto valore strategico» la scelta di Roma come sede del dialogo.

Israele sotto accusa: “Ostacolo a un Medio Oriente denuclearizzato”

Più taglienti i toni riservati a Israele, definito da Araghchi «l’unico vero ostacolo a un Medio Oriente privo di armi nucleari». Il regime sionista – così lo ha chiamato – sarebbe impegnato a “esacerbare l’insicurezza” nella regione e ad alimentare una pericolosa narrativa iranofobica.

Un messaggio indirizzato anche all’Europa, invitata a scrollarsi di dosso «gli stereotipi imposti» e a prendere una posizione più autonoma e responsabile nei confronti della Repubblica islamica.

Il ruolo dell’Italia: più di una semplice cornice diplomatica

Il ministro Tajani ha accolto le parole iraniane con cautela e pragmatismo. Dopo aver incontrato anche il suo omologo dell’Oman Badr Albusaidi e il direttore generale dell’AIEA Rafael Grossi, ha ribadito la disponibilità dell’Italia a supportare il dialogo in ogni sua fase, anche tecnica.

«Questi colloqui sono un’opportunità concreta per dare slancio alla diplomazia e ridurre le tensioni regionali – ha dichiarato – e l’Italia è pronta a fare la sua parte, ora e nei prossimi mesi». L’impegno italiano, del resto, non è solo logistico: Roma intende proporsi come ponte stabile tra l’Iran e l’Occidente, rinsaldando al contempo storici legami bilaterali.

Un negoziato fragile, ma non velleitario

I colloqui USA-Iran, avviati a Mascate il 12 aprile, segnano una nuova fase rispetto allo stallo seguito all’uscita americana dall’accordo sul nucleare del 2015 (JCPOA). Ma l’architettura di questo nuovo dialogo resta fragile, esposta alle pressioni incrociate di Tel Aviv, ai venti elettorali negli Stati Uniti e alle dinamiche interne di Teheran.

La scommessa italiana è che un contesto di dialogo “neutrale ma credibile” possa agevolare decisioni coraggiose, capaci di portare il negoziato fuori dalla logica dell’emergenza permanente.

 

 

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