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Missile Houthi sull'aeroporto di Tel Aviv, ira di Israele. Netanyahu: "Risponderemo"

Poche decine di metri più in là e sarebbe stata una strage. Un missile balistico lanciato dallo Yemen alle 9.22 di domenica mattina ha colpito una delle vie di accesso al Terminal 3 dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, ferendo sei persone e lasciando a terra un vasto cratere. I sistemi di difesa Arrow e l’americano Thaad non sono stati in grado di abbattere il missile. Anzi, secondo una prima indiscrezione trapelata dall’indagine dell’Aeronautica sulla mancata intercettazione, l’antiaerea non ha individuato il missile in volo verso il territorio israeliano. Il gruppo filo-iraniano Houthi ha rivendicato l’attacco sottolineando la capacità «di colpire obiettivi sensibili di Israele». Hamas ha esultato elogiandoli per aver beffato «i sistemi di difesa più avanzati del mondo». Per Israele è stata una giornata di paura e rabbia, con il premier e il ministro della Difesa che hanno rilasciato dichiarazioni di fuoco.

«Gli attacchi degli Houthi provengono dall’Iran», ha affermato Benyamin Netanyahu, condividendo su X un post di marzo di Donald Trump in cui accusa Teheran di finanziare il gruppo yemenita. «Israele risponderà all’attacco contro il nostro aeroporto principale e, in un momento e luogo a nostra scelta, anche ai loro padroni del terrore iraniani», ha minacciato il primo ministro. Israel Katz ha sintetizzato: «Chiunque ci colpisca, verrà colpito sette volte tanto».

L’ex capo dell’Autorità per l’aviazione civile israeliana Avner Yarkoni ha ricordato che «è la prima volta che un missile colpisce direttamente l’aeroporto Ben Gurion». Ossia, un sito strategico con alto valore simbolico per qualsiasi Paese al mondo. A novembre un razzo di Hezbollah ha centrato un parcheggio sul perimetro dello scalo ma senza il risultato drammatico ottenuto questa volta dagli Houthi. L’esplosione, avvenuta quasi in contemporanea con lo scattare delle sirene d’allarme, ha gettato nel panico i viaggiatori che non hanno fatto in tempo a raggiungere le aree protette. «Il mio corpo è volato per aria con l’esplosione. Ho visto sabbia e fango che si alzavano», ha raccontato uno dei feriti a Ynet. Una donna colpita dalle schegge ha descritto momenti angosciosi: «C'è un parcheggio lì, non c'è un rifugio, mi sono messa a correre. L’ho presa con un pò di indifferenza, 'è un missile dallo Yemen, c'è tempò, mi sono detta. Un attimo dopo ho visto il missile cadere proprio davanti a me. Le schegge mi hanno investito. Sono finita per terra, ho sentito il panico, c'erano vetri ovunque», ha detto.

Contrariamente alle dichiarazioni degli Houthi, gli ordigni lanciati contro Israele secondo fonti della Difesa israeliana non sono missili ipersonici (che volano fino a 8 volte la velocità del suono e non seguono una traiettoria balistica prevedibile), tuttavia perfino i sistemi di difesa Arrow 3 e Arrow 2, che hanno percentuali di intercettazione prossime al 90%, a volte subiscono fallimenti nell’intercettazione. E stavolta di fatto il fallimento ha comportato come prima reazione la cancellazione dei voli di buona parte delle compagnie internazionali, comprese Ita, Swiss Air, Lufthansa, British Airways, Iberia, Wizz Air. Lasciando a terra milioni di passeggeri anche nei prossimi giorni, perlomeno fino al 7 maggio. Con una perdita economica per il Paese.

Dal 18 marzo, quando l’Idf ha ripreso la guerra a Gaza, gli Houthi hanno sparato una trentina di missili balistici e diversi droni contro Israele. La metà è stata abbattuta, gli altri non hanno raggiunto il bersaglio. In serata il primo ministro ha convocato il gabinetto politico e di sicurezza per decidere, tra l'altro, sull’annunciata escalation nella Striscia. Il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha reso noto che questa settimana saranno emesse decine di migliaia di ordini di mobilitazione dei riservisti. Il nuovo piano dell’esercito per aumentare la pressione su Hamas prevede un grande sfollamento dei residenti dal nord e dal centro della Striscia, la presa del controllo delle aree evacuate dove si stabiliranno avamposti dell’Idf, la realizzazione di complessi umanitari, tra il corridoio Morag e il Filadelfia, dove saranno spostati i cittadini evacuati per l'ennesima volta da quando è iniziato il conflitto. Cioè, i 576 giorni che 59 ostaggi, forse 23 ancora vivi, stanno passando sepolti nei tunnel di Gaza.

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