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India-Pakistan: attacchi a basi, continua escalation

A scatenare la nuova crisi è stato un attacco terroristico nel Kashmir indiano il mese scorso, che è costato la vita a 26 turisti indiani, e che Delhi ha attribuito all’organizzazione terroristica pakistana Lashkar-e-Taiba

India e Pakistan sono sempre più avvitate in una spirale di tensione e violenza: Islamabad alle prime ore dell’alba ha lanciato missili contro basi indiane in Kashmir e Punjab dopo aver accusato Delhi di aver lanciato nella notte sei missili contro tre delle sue basi aeree. E’ da mercoledì che i due Paesi, entrambi dotati di armi nucleari, si scambiano colpi.

A scatenare la nuova crisi è stato un attacco terroristico nel Kashmir indiano il mese scorso, che è costato la vita a 26 turisti indiani, e che Delhi ha attribuito all’organizzazione terroristica pakistana Lashkar-e-Taiba. Il governo indiano aveva promesso una ritorsione e mercoledì ha lanciato attacchi aerei su alcuni siti in territorio pakistano. Da allora lungo la Linea di Controllo, il confine di fatto tra i due Paesi nemici, si sono susseguiti scontri a fuoco e attacchi con missili e droni. Si tratta della crisi peggiore degli ultimi decenni e più di 50 civili sono rimasti uccisi.

Dalla comunità internazionale è arrivato l’appello alla moderazione e diversi Paesi si sono offerti di aiutare le parti a dialogare. Il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha parlato al telefono con gli omologhi, il pakistano Ishaq Dar e l’indiano Subrahmanyam Jaishankar, e «ha sottolineato che entrambe le parti devono individuare metodi per ridurre l’escalation e ristabilire una comunicazione diretta per evitare errori di valutazione».

Anche la Cina ha esortato «con forza» Delhi e Islamabad «a dare priorità alla pace e alla stabilità, a mantenere la calma e la moderazione, a tornare sulla strada della risoluzione politica attraverso mezzi pacifici e a evitare di intraprendere azioni che possano aumentare ulteriormente le tensioni».

Dal G7 è arrivato un appello a una «de-escalation immediata» e alla «massima moderazione». «Un’ulteriore escalation militare rappresenta una seria minaccia alla stabilità regionale», hanno dichiarato i ministri degli Esteri in una dichiarazione.

L’esercito indiano ha denunciato «la palese escalation del Pakistan» che continua con «attacchi di droni e altre munizioni» lungo il confine occidentale, mentre testimoni hanno riferito di forti esplosioni a Srinagar e di diversi droni ad Amritsar, nel Punjab. Per il ministro degli Esteri indiano Vikram Misri «sono state le azioni del Pakistan a costituire provocazione ed escalation. In risposta, l’India si è difesa e ha reagito in modo responsabile e misurato».

Ma da Islamabad, il portavoce militare del Paese, Ahmed Sharif Chaudhry, poche ore prima dell’operazione pakistana, ha accusato l’India di aver «attaccato con missili» tre basi aeree, sottolineando tuttavia che «la maggior parte» è stata intercettata e «nessun mezzo aereo» è stato danneggiato.

Una delle strutture militari prese di mira è quella di Nur Khan a Rawalpindi, la città dove ha sede il quartier generale dell’esercito, a circa 10 chilometri dalla capitale. Nei bombardamenti indiani notturni, hanno fatto sapere le autorità del Kashmir pakistano, sono rimasti uccisi 11 civili. Da qui, la ritorsione di Islamabad alla quale è stato dato il nome di Operazione 'Bunyan Ul Marsoos' (muro di piombo).

«E' stata data all’India una risposta degna ed è stato vendicato il sangue dei nostri cittadini innocenti», ha fatto sapere il premier pakistano Shehbaz Sharif sottolineando che il Pakistan ha mostrato «estrema moderazione» di fronte alle provocazioni indiane.

Da parte sua, il ministro della Difesa pakistano Khawaja Asif ha voluto gettare acqua sul fuoco in merito alla possibilità dell’uso di armi atomiche dopo che era circolata la notizia di una convocazione dell’Autorità di Comando Nazionale, il massimo organo che sovrintende all’arsenale nucleare. «Questa cosa di cui avete parlato (l'opzione nucleare) è presente, ma non parliamone: dovremmo considerarla una possibilità molto remota, non dovremmo nemmeno discuterne nell’immediato», ha affermato in un’intervista tv. «Prima di arrivare a quel punto, penso che le tensioni si abbasseranno».

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