Lunedì 23 Dicembre 2024

Il "Manifesto" di Loredana Bertè, sempre dalla parte delle donne

"Manifesto". Provocatoria, ribelle, sempre pronta allo sberleffo: Loredana Bertè (qui nella coloratissima cover dell'album)

«Manifesto è una parola molto importante, citata già da Dante: per il poeta “farsi manifesto” significa esprimere tutte le proprie idee. In questo album attraverso le canzoni ho voluto mettere in evidenza il mondo che stiamo vivendo, in tutte le sue sfaccettature». La battagliera Loredana Bertè è pronta a mettere in musica le sue idee, con il nuovo album “Manifesto”, in uscita domani prodotto da Luca Chiaravalli per Warner Music, a suggellare un anno ricco di attività e riconoscimenti a 360 gradi tra tv, cinema e musica. Un album – anticipato dal singolo “Bollywood” scritto da Riccardo Zanotti, dei Pinguini Tattici Nucleari, con la stessa Loredana – che è dunque un manifesto per se stessa, come artista e come donna. E proprio la donna, con tutto il suo mondo, è la figura centrale del disco raccontata da diverse angolazioni, da “Ho smesso di tacere”, scritta da Luciano Ligabue sulla violenza contro le donne («Una storia che ho vissuto sulla mia pelle, ti rimane addosso per sempre e ci fai i conti ogni giorno. Ma non dobbiamo tacere, non dobbiamo assumerci colpe che non abbiamo, le donne sono vittime, questo deve essere chiaro»), a “Dark Lady”, da “Florida” a “Donne di Ferro”. «Per quello che è stata la mia storia artistica e di vita – racconta Bertè –, la donna è sempre una figura centrale. Nel ‘74 cantavo “Sei bellissima”, oggi non “Ho smesso di tacere”, “Dark Lady”, “Figlia di...”. Ho voluto sempre raccontare le donne, mi sono sempre ribellata al ruolo di donna oggetto che ci volevano e ci vogliono, ahimé, ancora dare. Sono una donna e anche per istinto porto nella mia musica i miei sentimenti, le mie sensazioni e quello che vedo intorno a me, andando contro a tutto quello che ci vogliono imporre». Un filo conduttore che parte da “Non sono una signora” e arriva fino ad oggi, attraverso 50 anni di storia della musica italiana. «Sicuramente c’è una continuità nella mia vita artistica. Faccio dischi solo quando ho qualcosa da dire. Ho nuove collaborazioni e nuovi autori, ma la potenza del racconto è quella dei primi dischi, con il passare degli anni non ho mai abbassato lo sguardo da ciò che accade e non mi piace, non va bene e voglio ancora dirlo. “Non sono una Signora” è sempre stato il mio manifesto per eccellenza, continuo a portare avanti questa dichiarazione di libertà anche nel nuovo album». Nell’album anche i featuring con Fedez (in Lacrime in limousine), J-Ax (in Donne di Ferro) e Nitro (in Florida). «Tra artisti non ci sono barriere, io ho sempre amato le collaborazioni, condividere il palco, la musica con altri artisti. Vivo i feat. con Fedez, J-AX, Nitro in modo molto naturale. Come non ho barriere di genere non ho barriere di età». E nelle nuove generazioni vede «una bella energia», da Greta Thumberg «che ha ridicolizzato i politici di tutto il mondo con il loro bla bla bla» a Malala, passando per «uno studente italiano ventenne che ha creato un’app contro il bullismo, si chiama MABASTA ed è stato premiato a livello internazionale». Di questi tempi manifestare è molto attuale, come successo dopo l’affossamento del ddl Zan. «È fondamentale per poter esprimere la propria idea, che spesso – e dico per fortuna – non coincide con quella dei politici che ci governano. Abbiamo visto uno schifo intollerabile, il ddl Zan non è una legge per alcune categorie come ci vogliono far credere, ma un segno di civiltà, per difendere tutti i più fragili, è un segno di civiltà e siamo invece ancora nel Medio Evo. Io dico è vietato bullizzare, discriminare, offendere, rendere la vita impossibile a uomini e donne che hanno tutto il diritto di essere quello che sono. Mi domando il perché di tanto ostruzionismo e scorrettezza verso questa proposta di legge».

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