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"Uà": come un Sanremo di Baglioni ma senza le inutili canzoni in gara...

Claudio Baglioni. Lui canta, balla, presenta, fa gag: fa tutto!

Uà, che novità! Claudio Baglioni canta! Cioè canta, presenta, balla, fa le gag, fa il comico (ma questa, proprio, è una sua presunzione), il tutto il sabato sera su Canale 5 per tre serate (ne resta una). Insomma, a 70 anni, il cantautore più amato dalle mie compagne del liceo, che sul diario “Personalità” avevano incollato la foto ritagliata da Sorrisi e Canzoni e col pennarello avevano disegnato un cuore, si è improvvisato show man.

Ora, però, abbandoniamo i ricordi e le esagerazioni e torniamo alla dura realtUà. Che Claudio Baglioni sia “bono”, come dicevano le compagne di scuola, ci sentiamo di confermarlo, anzi, è meglio adesso che quarant’anni addietro, anche se ci è parso di notare una vaga somiglianza con Teo Teocoli. Che però sia diventato uno showman ci crea perplessità. Perché il Festival di Sanremo gli ha dato la patente di presentatore, ma non di improvvisatore.

In “Uà” ha tutto il copione scritto in bella copia e in bella copia lo ripete, con l’assistenza di vari colleghi, attori, artisti vari: insomma, si poteva chiamare Uà, ma anche Baglioni and Friends e, comunque, sembrava una replica del Festival di Sanremo 2018/2019, ma senza l’appendice inutile dei cantanti in gara.

Duetti con il gotha dei colleghi, da Renato Zero a Eros Ramazzotti, da Giorgia a il Volo, e scenette con gli ospiti che danno lustro, Nino Frassica, Neri Marcorè, Pierfrancesco Favino, tanto per citarne alcuni. Ma al di là degli accoppiamenti eccellenti, non si vedeva l’eccellenza del prodotto finale, come se il momento di spettacolo restasse sopraffatto dalla necessità di una esibizione accurata ma sterile.

Canale 5 ha messo a disposizione di Baglioni una grande macchina da show, con spazi enormi, scenografie corpose (a volte troppo), luci del varietà, ma la perfezione e l’eccessivo controllo su tutto lo spettacolo alla fine non paga, perché, ciò che si avverte è la poca spontaneità e la monotonia, perché è sempre la stessa musica. Rendiamoci conto che dopo cinquant’anni, le cose cambiano.

Nonostante le invocazioni a non andare via, infatti, anche il passerotto ora preferisce fare la pubblicità con Del Piero, la maglietta fina – sogno sexy di una generazione – , se adesso è tanto stretta è perché chi la indossava, dopo due gravidanze si è un po’ allargata, la signora Lia ora è rimasta vedova e allegra e frequenta un pensionato per anziani e, se proprio dobbiamo affondare il coltello nella piaga, la iconica due cavalli (battezzata Camilla) è uscita di produzione dal 1990 e pure l’Inghilterra è uscita dall’Ue (Uè). Può bastare, per la nostra generazione.

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