Canzone d’autore, ma anche sonorità mediterranee e virtuosismi in musica, per veicolare riflessioni sulla vita, l’amore, l’immigrazione, l’integrazione e la possibilità di riscatto, in “Eppure adesso suono” (Muziko srl), nuovo album di Barreca (Domenico Barreca, di Taurianova), che a un anno dalla raccolta d’esordio “Dall’altra parte del giorno”, torna con dieci nuove tracce scritte da Benedetto Demaio, con produzione e arrangiamenti di Riccardo Anastasi e missaggio di Taketo Gohara (Brunori Sas, Elisa, Negramaro). Disponibile su tutte le piattaforme digitali, l’album è accompagnato dal singolo “Scirocco”, invettiva contro il maschilismo imperante al Sud. Un brano coerente con la varietà tematica dell’album, dove, su tappeti musicali variegati, si parla d’amore («Frana il cuore», «Ma anche d’amore», «Ho trovato te»), di intime sensazioni («Verso me» e «Tanti saluti (nostalgia)»), ma anche della vita precaria ma felice del musicista in «Che fortuna !». La migrazione, l’integrazione e il riscatto invece sono tematiche di fondo di «Mercurio», storia di un migrante di colore che diventa un famoso atleta. Un album ricco di nuovi spunti lirici e musicali, in continuità col precedente, come ci ha svelato l’artista: «“Dall’altra parte del giorno” terminava con la frase emblematica “Poi domani forse ritorno”. Adesso non solo ritorno, ma apro una nuova finestra sul mondo per continuare ad accettare me stesso e le mie fragilità. Ho cominciato ad osservare e ascoltare le storie degli altri e ciò mi ha rigenerato, consentendomi di mettere nell’album un nuovo sguardo, per esplorare diversità e confini».
La genesi del titolo?
«“Eppure adesso suono” è una frase della prima traccia dell’album “Verso me”, cui istintivamente ho accostato “eppure”. Ovvero, nonostante il caos che regna intorno, c’è urgenza di comunicare, “adesso”, nel qui e ora che mi ha sempre contraddistinto, “suono”, perché il suono è una parte fondamentale della mia vita».
L’impianto musicale spazia da sonorità mediterranee ad altre più sofisticate, dallo swing alla ballad anni ’70 passando per i ritmi africani e balcanici. Da dove nasce la necessità di dare “vestiti diversi” alle canzoni?
«È un album con due anime in apparenza differenti, perché da un lato c’è il carattere etnico, legato a suoni che rievocano luoghi e culture diverse, e dall’altro la mia zona comfort, il mio mood più sofisticato. Questa necessità nasce soprattutto dall’esigenza di sperimentare, ma anche da un concetto sottolineato soprattutto in “Mercurio”, dove, oltre alla forte riflessione politica e sociale del testo, si può reperire un itinerario musicale senza meta, che inizia con chitarrone africano e si conclude col valzer francese, passando per sonorità balcaniche, spagnole e anglosassoni. Il concetto alla base è che le linee e i confini in generale, quindi anche nella musica, sono pure invenzioni. C’è sempre stata una sorta barriera tra i generi; mentre secondo me l’intreccio, la contaminazione sono qualcosa di vitale. È importante quindi coltivare l’aspetto della diversità, abbattere confini, e trovare nella contaminazione un nuovo punto di forza».
In “Che fortuna !” e “Ma anche d’amore” sono ospiti il cantautore cosentino Peppe Voltarelli e Mauro Ermanno Giovanardi (ex La Crus), entrambi Targa Tenco. Come sono nate queste collaborazioni?
«L’anno scorso ho avuto la fortuna di condividere il palco con entrambi al Parco Archeologico dei Tauriani di Palmi e nell’ultima tappa del tour al Gentile di Cittanova. Da allora è nata un’amicizia che ha reso naturale la loro partecipazione al disco. Peppe ha donato grande energia al pezzo, mentre Mauro è una delle più belle voci del panorama musicale italiano e il suo contributo è stato straordinario»
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