Cresciuto tra le sette note, in una famiglia di musicisti e un inevitabile futuro da predestinato. Giuseppe Gibboni, a dispetto della sua giovane età – 21 anni – ha saputo conquistare il mondo della musica classica con il suo violino. Il concerto, che si terrà stasera alle 21 in esclusiva calabrese al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme e domani alle 18 al PalAntonello di Messina per l’inaugurazione della 74esima stagione concertistica dell'Accademia Filarmonica, sarà un’occasione unica per assistere alla performance dell’enfant prodige salernitano, con il supporto della Nuova Orchestra Busoni, diretta dal M° Massimo Belli. Lo spettacolo, realizzato nell’ambito del progetto Circolazione Musicale in Italia promosso dal CIDIM, aprirà anche la stagione teatrale di AMA Calabria.
Cosa ascolterà il pubblico che assisterà al concerto?
«Per me è un grande privilegio che questo concerto sia di apertura delle stagioni AMA Calabria e Accademia Filarmonica. Avrò il piacere di suonare due tra le opere più virtuosistiche scritte per violino: “La Campanella” di Niccolò Paganini e le variazioni su tema originale di Wieniawski».
Al suo fianco ci sarà il Maestro Belli che dirigerà l’Orchestra Busoni. Una collaborazione che oramai possiamo definire consolidata.
«Assolutamente sì. Conosco il Maestro Belli e l’orchestra Busoni da diversi anni. È sempre un piacere poter condividere il palco con loro».
Proviene da una famiglia di musicisti, quanto è importante crescere in un ambiente in cui si respira musica?
«L’esempio dato mi dai miei genitori è stato di fondamentale importanza, sia per la passione che mi hanno trasmesso che per la dedizione alla musica che mi hanno insegnato».
Nel 2021, ad appena 20 anni, ha vinto il prestigioso Premio Paganini. L’ultimo era stato vinto da Giovanni Angeleri nel 1997. Cosa ha significato per lei aver riportato l’Italia al centro dell’attenzione internazionale?
«Ne sono onorato, ma credo che a prescindere dal mio risultato, l’Italia meriti una maggiore valorizzazione e il riconoscimento indiscusso del proprio patrimonio culturale».
Ha iniziato a suonare il violino da giovanissimo, raggiungendo in tempi brevi la popolarità. Quanto impegno e rigore sono richiesti per suonare uno strumento musicale a un livello come il suo?
«Ci vuole una dedizione assoluta ed esclusiva. Come diceva Arturo Benedetti Michelangeli: “essere un musicista è uno stile di vita”».
Salvatore Accardo di lei dice che «è uno dei talenti più straordinari che abbia conosciuto». Parole che sono il giusto riconoscimento per la sua tecnica e per il lavoro fin qui svolto. Come ci si sente ad aver raggiunto traguardi così importanti?
«Queste parole mi riempiono di orgoglio ma sicuramente è una grande responsabilità per me».