«Inedita-mente Cilea» diretto dal maestro Filippo Arlia con i Virtuosi del Teatro alla Scala. È la Calabria più bella, quella che produce bellezza e si propone come ponte culturale attraverso la musica: un medium, come il teatro, capace di dilatare e capovolgere il tempo, di portare il mondo un po’ più in là. Ma i ponti culturali vanno sempre curati, e tra coloro che se ne curano sfidando l’abbandono e l’immobilismo di una terra amatissima c’è Filippo Arlia, giovane talento calabrese (classe 1989), cacciatore di emozioni posseduto dalla musica.
Calabrese di Belmonte Calabro, dove vive e ritorna ogni volta che da cittadino del mondo conclude le sue tournée, Arlia, docente e direttore d’orchestra, è considerato dalla critica internazionale uno dei più brillanti e versatili musicisti italiani della sua generazione. Ma a parte le sue prestigiose esibizioni (ha diretto alcuni dei musicisti più noti del nostro tempo) e le collaborazioni con grandi etichette discografiche (tra cui Sony Music, Warner Classics), ha tenuto oltre 400 concerti come solista e direttore in più di 30 paesi, ha diretto orchestre come la Sinfonica di Sanremo, Haifa Symphony Orchestra, i Virtuosi del Teatro alla Scala, Cairo e Jerusalem Symphony Orchestra, e ha calcato palcoscenici come la Carnegie Hall di New York, l’Auditorio Nacional di Madrid o la Novaja Opera di Mosca. Nel 2017 ha presentato il suo disco «Duettango» in diretta Rai Radio 3 per i Concerti del Quirinale a Roma, e, nel settembre scorso, nell’anfiteatro tunisino di ElJemil ha dato il suo tributo “Fortissimo” alle musiche dei film di Morricone e alle poesie di Pasolini. Certo, sarebbe bello – come Arlia non si stanca di ripetere – che la Calabria, come tutto il Sud, valorizzasse i suoi siti archeologici. E adesso che si prepara a proporre, lunedì, per il ciclo “Invito alla Scala”, il concerto “Inedita-mente Cilea“ con i Virtuosi del Teatro alla Scala da lui diretti, non manca di ricordarlo: «Noi calabresi siamo un popolo meraviglioso, pieno di energia e di talento, capiamo bene quali possono essere i valori aggiunti della nostra terra. Poi però ci sono le istituzioni che dovrebbero incentivare e sponsorizzare le attività culturali ma non lo fanno. La cultura è la forza motrice che contraddistingue una società moderna e all’avanguardia, perciò ritengo che le risorse dedicate alla cultura siano misere e spesso vengano anche assegnate in maniera del tutto arbitraria. Sarebbe auspicabile una maggiore attenzione alle operazioni culturali, che arricchiscono i nostri giovani e la nostra terra, piuttosto che alle operazioni di marketing».
Il maestro Arlia, cui va il merito di dirigere il Conservatorio Tchaikovsky di Nocera Terinese (CZ), ritiene che i concerti “Invito alla Scala” «permettono di mantenere viva l’importante tradizione della musica da camera, grazie alla sensibilità e al contributo delle prime parti dell’Orchestra del Teatro, che da sempre desiderano diffondere questo filone tradizionale della musica classica. L’idea di rivolgere a un pubblico di giovani e di adulti questo genere di concerti nasce dal desiderio di formare il pubblico alle più svariate tipologie di scritture musicali e di facilitarne l’ascolto, con la conoscenza di volta in volta delle varie famiglie di strumenti dell’orchestra».
Un bell’obiettivo quello di riportare alla Scala Francesco Cilea, il talentuoso musicista calabrese di Palmi (1866-1950) che si è distinto nella grande musica italiana, tra Ottocento e Novecento, anche se, dice Arlia: «Sicuramente Cilea meriterebbe un posto migliore rispetto a quello che ha avuto. Se Cilea fosse stato di Parma anziché di Palmi, parleremmo di una storia diversa...».
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