Prima l’acqua alta, che lentamente ma inesorabilmente ha iniziato ad allagare piazza San Marco nel pomeriggio, poi il temporale con tanto di lampi e tuoni che poco dopo le 22 si è rovesciato sulla laguna senza più dare tregua. Eppure Laura Pausini per la sua prima volta a Venezia, per la sua prima volta in piazza San Marco, per l’anteprima del suo tour mondiale dopo cinque anni di stop con il quale celebra anche i suoi 30 anni di carriera, non si è fermata. Non si è voluta fermare. È andata avanti, caparbia come sempre, come non mai. «I miei concerti più importanti sono stati tutti sotto la pioggia. Bagnata canto meglio», grida gocciolante ai 5mila davanti a lei che zuppi, nonostante impermeabili e galosce, non mollano. Quando, ad un certo punto, cede la tecnologia, schermi e microfoni, lei improvvisa e continua a cappella. Venti minuti prima di riprendere senza tagli «perché questo è un concerto fighissimo».
E - pioggia a parte - non si può non darle ragione. È la festa dei suoi 30 anni sul palco, da quel 1993, quando partita da Solarolo, dal mondo dei pianobar, conquisto prima Sanremo, poi l’Italia, infine il mondo. Il primo tour dopo la vittoria al festival con La Solitudine fu nelle piazze e dalle piazze oggi riparte, come a chiudere un cerchio. «Ovvio che sono orgogliosa di quello che ho fatto - racconta poco prima di salire sul palco -. Me lo dico quando ho bisogno di autoconvincermi che va tutto bene... Ma non mi sono sempre sentita a mio agio. A volte non mi sono sentita all’altezza: i tempi erano diversi da oggi, ero l'unica donna che girava, ma insomma qualcosa ho combinato. E quando mi si dice che sono ruspante, è vero: io vengo dal campo, da quel campo che si è alluvionato. Io sono quelle persone che spalavano il fango e cantavano Romagna Mia. Insomma, a star seduti sul divano non si combina niente. E io dopo 30 anni studio ancora, per dire. Istinto serve ma non basta, va di pari passo con la professionalità e con la disciplina. Di tanti che c'erano nel '93 sono rimasta solo io».
Con 75 milioni di dischi venduti, 1 Grammy Award conquistato, 4 Latin Award, un Golden Globe, una nomination agli Oscar, Person of the Year 2023 (è l'artista italiana più premiata al mondo). Il tempo è un concetto ricorrente, tanto da volerlo visualizzare sul palco imponente con una scenografia a rappresentare una enorme clessidra, al cui interno scorrono immagini di Laura. E con tre atti musicali e visivi, rosso (con sontuoso abito Valentino Couture abbinato), blu (abito Zuhair Murad) e verde (Atelier Versace), che rappresentano il passato, il presente e il futuro. «La cosa più difficile del mio lavoro è attualizzarmi senza perdere quella cosa che sono io, la mia storia. Rimanere credibili, senza adagiarsi sui premi i riconoscimenti, i successi».
Non mancano le riflessioni e i messaggi sull'ambiente, sul matrimonio, il diritto alla maternità, e soprattutto sulla difesa delle donne vittima di violenza con il brano Io sì (seen), dedicato a Michelle e a Giulia, la giovane romana uccisa da un coetaneo a Primavalle e la ragazza incinta al settimo mese massacrata dal compagno nel Milanese. «È un omaggio che mi emoziona molto - spiega Pausini con la voce rotta -. Ma sono tante le donne che hanno bisogno di trovare la spinta a non arrendersi e a denunciare, anche stasera. Ci sono troppe Michelle e troppe Giulia nel mondo, è una vergogna. Di certi argomenti non parlo, come la politica, ma per altri come i diritti umani sento il dovere di espormi. Chi crede in una causa, deve metterla anche in musica».
Due ore di musica, che ripercorrono la sua intera carriera, da La Solitudine fino a Il primo passo sulla Luna, l’ultimo singolo uscito: 31 canzoni (di cui 13 racchiuse in 4 momenti medley). Accanto a Laura sul palco, una band di 7 musicisti, 6 coristi e 12 ballerini (affiancati da alcuni danzatori della scuola di Ritmidanza di Mestre di Loredana Avagliano). La direzione artistica dello show porta la firma di Luca Tommassini. Dopo le tre date di Venezia (si replica stasera e domani), per le quali ha deciso di devolvere il suo cachet ai comuni alluvionati di Solarolo, Castelbolognese e Faenza - a lei cari per motivi familiari -, e quelle di Siviglia (il 21 e 22 luglio in plaza de España), Pausini partirà a dicembre dai palasport italiani per il tour mondiale per spostarsi poi in Europa e in Nord e Sud America. «E poi ci sarebbe anche il disco sul quale lavoro dal 2019: è la prima volta che ci sto mettendo così tanto tempo. Ora la difficoltà è togliere». Nel 2025 dunque sarà libera per condurre il festival di Sanremo? «Oddio no, che dite? L'Eurovision era più facile».
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