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Gabbani e il suo concerto a Milazzo: i primi 10 anni di carriera e la musica che cambia con il mondo

Intervista al cantautore che sta per concludere il suo tour estivo in Sicilia. In concerto con i brani degli esordi sino ai successi più recenti come il nuovo singolo “Frutta malinconia”

Francesco Gabbani: 16 settembre Palermo, il 18 a Taormina

Cantautore e polistrumentista che tra ironia e intimismo ha dato vita a uno stile tipico, diventando un artista transgenerazionale. Francesco Gabbani dal maggio scorso ha girato Sicilia e Sardegna con una serie di concerti in vista del tour invernale che partirà da Milano il 19 dicembre. E il 24 agosto (ore 21.00) concluderà questa sua estate in musica al Teatro al Castello di Milazzo, nell’ambito del Wave Summer Music. Una serata che ripercorrerà i dieci anni di carriera, dagli esordi ai successi sanremesi e ai brani che lo hanno consacrato tra le icone della canzone italiana di oggi. Ad accompagnarlo il fratello Filippo Gabbani (batteria), Lorenzo Bertelloni (tastiere), Giacomo Spagnoli (basso) e, alle chitarre, Marco Baruffetti e Leonardo Caleo. In scaletta brani iconici come “Amen”, “Occidentali’s Karma” e “Volevamo solo essere felici”; ma anche il nuovo singolo “Frutta malinconia” (BMG), prodotto da Katoo e scritto con Filippo e Pacifico, primo tassello del nuovo album attualmente in lavorazione. Sonorità twist anni ’60, che cantano la leggerezza dell’estate, ma con uno sguardo alla nostra frenetica contemporaneità. «“Frutta malinconia” ha una freschezza da canzone pop, dall’appeal estivo – ci ha detto - ma in modo celato suggerisce una riflessione sul nostro modo di vivere oggi, con una mia cifra stilistica che definirei “gabbaniana”. Analizzando lo scenario in cui viviamo, tendo ad attingere dai ricordi che fanno paradossalmente diventare il presente più intenso dal punto di vista emozionale. In questo senso è una canzone disperata».

Il brano presenta anche due belle citazioni: “I Watussi” di Edoardo Vianello e il campionamento di “Destra-sinistra” di Giorgio Gaber…

«Sono due citazioni che si autosostengono. Ci tengo in particolare a Gaber perché c’è la sua voce autentica tratta da quel pezzo. “Destra-sinistra” credo sia una delle canzoni più identificative delle sue ultime produzioni e ben rappresentativa dell’assurdità degli estremismi. Sono onorato di avere questo campione nel mio brano, per cui ringrazio la Fondazione Giorgio Gaber e le Edizioni Curci per avermi permesso di utilizzarlo».

Lo stile “gabbaniano” del pezzo caratterizza anche i successi che proporrà nel concerto. Cosa dovrà aspettarsi il pubblico?

«Una sincerità d’approccio nell’eseguire quei brani. È un concerto dove al centro ci sono la musica e la forza delle canzoni. Niente fuochi d’artificio o fiammate sul palco; il fuoco è quello della musica e della sincerità con cui mi approccio: un’energia positiva e un’occasione per riflettere, se si vuole».

Il tour festeggia dieci anni di carriera. Come è cambiata la musica in questi dieci anni?

«È cambiata in modo esponenziale, e credo sia giusto così perché come forma d’espressione artistica è specchio del tempo che vive. È cambiata assieme al mondo. Le nuove generazioni hanno nuovi crismi di comunicazione, uno spostamento dei valori su un modus vivendi dettato dai social, con una frenesia e dei contenuti che abbagliano molto, ma non danno spazio all’approfondimento. In questo mi sento un po’ vecchia scuola perché continuo a fare musica e noto una differenza con la modernità».

Nel 2025 Carlo Conti tornerà alla guida di Sanremo, dopo quei tre anni che l’hanno consacrata con la doppia vittoria nelle edizioni 2016 e 2017. Ritornerebbe?

«Ovviamente l’idea mi attrae, in particolare un festival con Carlo Conti, persona molto importante nel mio iter artistico. Ci tornerei se ci fosse una canzone che mi ci portasse. Quest’estate sto scrivendo nuovi brani e chissà che in questo ultimo chilometro di scrittura magari non venga fuori la canzone giusta da proporre a Carlo…».

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