Le aspettative, giusto sottolinearlo, erano piuttosto alte: audizioni di ottimo livello, bootcamp con la giusta dose di dramma (anche per la decisione di ridurre le sedie da cinque a quattro) e home visit che hanno visto macerarsi nei dubbi quattro giudici convincenti e finalmente piacevoli, una conduttrice sorprendente e brava a mettersi in gioco... insomma, eravamo tutti convinti che questo fosse l’anno della “resurrezione” di XFactor dall’abisso di noia e stupidità nel quale lo avevano precipitato alcune scelte infelici nelle tre stagioni del dopo-Cattelan (pescando dal mazzo: l’insulso Ludovico Tersigni e poi la pasticciona Francesca Michielin alla conduzione, l’inutile Rkomi, il disastroso ritorno di Morgan e la raggelante Ambra tra i giudici). E in effetti, il rilancio del talent più rutilante d’Italia è realtà: lo capiamo subito, quando Giorgia (voto 8) spacca il palco cantando Lady Gaga e Rihanna prima di confermare, da conduttrice, l’impressione positiva suscitata negli show registrati. Spigliata, entusiasta ma mai sopra le righe, brava anche a riprendersi da qualche piccola “topica”, la star che deve il suo nome al brano di Ray Charles è già una certezza, e la grande reputazione che la accompagna sarà sicuramente un “jolly” per lei nel gestire le situazioni delicate che si presenteranno. Sì, perché a dispetto delle continue dichiarazioni d’amore tra i giudici, che avevano fatto sembrare le selezioni il cammino di Santiago, quando è stato il caso il clima si è prontamente surriscaldato, lasciando intendere che ci sarà da divertirsi.
Tuttavia, quella che tra audizioni, bootcamp e home visit era parsa la più grande sorpresa di questa edizione, vale a dire una Paola Iezzi (voto 5) appassionata, competente, persino raffinata nei gusti musicali, si è subito sgonfiata. Va detto che già nella formazione della squadra aveva fatto qualche scelta discutibile – per esempio quella di portarsi al live i Dimensione Brama – e giovedì sera ha decisamente azzeccato l’outfit à la Madonna con tanto di frustino ma ha sbagliato almeno due assegnazioni su tre, ritrovandosi meritatamente al ballottaggio con due concorrenti in un déja-vu che ha riportato alla memoria la traumatizzante (per noi) esperienza al tavolo di Levante. Una circostanza che – ammettiamolo – ha salvato il... posteriore ad almeno due gruppi, ovvero Patagarri e Punkcake, che con piena consapevolezza e per ammissione dei loro stessi giudici sono destinati a un percorso piuttosto breve pur essendo, in modo diverso, bravi e interessanti. Se parliamo di assegnazioni, chi stupisce più di tutti è Achille Lauro (voto 8), che invece è probabilmente la “wild card” in positivo di questa edizione. Lauro pensa laterale, non ha avuto paura di scegliere i Patagarri che quasi non volevano venirci e che invece fanno una delle cose migliori della serata; un po’ scontato il brano dato ai The Votives, mentre Cocciante assegnato a Young Cocciante (come ormai è destinato ad essere chiamato Lorenzo Salvetti), al di là della riuscita, è una vera e propria chicca. Chi, forte – o meglio, debole – dell’esperienza che non lo ha mai visto non solo vincere, ma nemmeno avvicinarsi troppo al risultato, ha deciso di fare un po’ il cavolo che gli pare è Manuel Agnelli (voto 9), il quale sapendo di avere per la prima volta in squadra la vincitrice di XFactor si è divertito con gli altri due componenti e per sovrammercato ha inanellato tre assegnazioni praticamente perfette. Lo stesso non si può dire per Jake La Furia (voto 7), di gran lunga quello tra i giudici con cui vorresti farti una birra – perché Manuel è esistenzialmente figo, però non deve essere troppo simpatico – che però ha finito per mettere in difficoltà sia i The Foolz sia El Ma. Per quanto riguarda Francamente, merita un discorso a parte perché la sua esibizione è stata il momento più alto della serata. E discorso a parte avrà.
Prima manche il cui esito si rivelerà scontato non appena si esibiranno i Brama, ma che inizia con dubbi e perplessità. Innanzitutto sui The Foolz (voto 7), che non è proprio che dispiacciano in 90MIN di Salmo, ma un brano così impegnativo dal punto di vista vocale non è il massimo per il cantante che ha – ammettiamolo – altre doti. Inoltre, resta da capire quale direzione Jake voglia seguire con loro. La direzione è invece abbastanza chiara se si parla di Lowrah (voto 7), che di suo sarebbe già pronta per un tour ma che non sembra perfettamente centrata dal punto di vista vocale in Hey Mama di David Guetta feat. Nicki Minaj e un sacco di altra gente. Ed è chiarissima, anzi persino scontata – parliamo sempre della direzione – quando salgono sul palco i The Votives (voto 7), che Lauro vuole evidentemente premiare con un’assegnazione così giusta da essere quasi banale: Are you gonna be my girl dei Jet, che sono “shaggy” come loro ma che in più hanno un cantante con una voce perfetta che qui non riescono a replicare o avvicinare, scegliendo anche di evitare qualche acuto pericoloso. Potrebbe persino rischiare, se non ci fossero i Brama, questo personaggio un po’ inquietante che risponde (ma chissà se risponde davvero, o piuttosto ti manda a quel paese) al nome di Danielle (voto 7,5), al quale Agnelli regala un brano leggendario come Milano e Vincenzo di Alberto Fortis che il Nostro interpreta bene, forse è vero che è un po’ carente in quanto a presenza scenica ma le critiche dal tavolo appaiono eccessive. E allora, ecco i Dimensione Brama che cantano L’estate sta finendo dei Righeira: ehm, no. Voto 2. Fortuna che dopo c’è la vincitrice di XFactor, Mimì (voto 8): l’impressione è che l’unico ostacolo che possa negarle il trionfo sia il suo giudice, il quale fa il fenomeno due volte perché è più forte di lui, prima quando le assegna non la ballad di ordinanza ma una complessa Don’t beat the girl di Anna Calvi, poi quando – mentre al tavolo si sprecano i complimenti per un’esibizione di altissimo livello – decide di cazziare la sua concorrente perché, dopo una settimana di problemi a livello vocale, non ci spacca i timpani con un acuto che, a detta di Manuel, ci avrebbe fatto ribaltare dal divano. Ma da qui alla finale del 5 dicembre a piazza Plebiscito c’è tempo.
Ma dài, che stasera è bella pure l’esibizione del superospite a metà gara: bravo Ghali, come sempre. Archiviamo senza sconvolgimento l’approdo dei Brama al ballottaggio e ci prepariamo a una seconda manche più incerta. Almeno fin quando non tocca a Pablo Murphy, poverino. Aprono i Patagarri (voto 8 solo per quanto gongola Lauro quando annuncia l’inevitabile medley dagli Aristogatti), fondamentalmente una band di buskers che a XFactor c’entra come Tony Effe a condurre il programma di Alberto Angela, però signori, che goduria: Hey, Pachuco e Alleluja, tutti jazzisti sono un vero gioiello che ci mette di buonumore per il resto della serata. Poi loro somigliano davvero a Romeo e compagnia come nel meme che spopola sui social, quindi è tutto perfetto. Non così El Ma (voto 6), che è molto più brava di quanto abbiamo visto giovedì sul palco: Rise di Katy Perry è un brano di una difficoltà enorme, caratterizzato da un passo quasi epico che la giovane bulgara, studentessa di canto in Italia, fatica moltissimo a tenere. E considerate le sue difficoltà con l’italiano, improvvisamente sembra una dei concorrenti più a rischio. Per il momento anche lei tira il fiato perché con Pablo Murphy (voto 5) Paola combina il patatrac: con quello che sappiamo di questo giovane sciupafemmine italo-scozzese, We are never ever getting back together di Taylor Swift diventa – da inno al girl power, canto di rivincita e di liberazione da una relazione tossica – una specie di ammiccamento machista da “mejo fico der bigoncio”. Anche meno, ma molto meno, grazie. La scena suscita la prima discussione accesa tra i giudici – perché quella sui Brama non è nemmeno una discussione, davanti all’evidenza – con Paola che resta da sola a cercare di tirare il suo concorrente fuori dal fosso in cui l’ha gettato lei. Non ci riesce perché Pablo va al ballottaggio, ma tanto ci sono i Brama.
Discorso a parte, dicevamo. Francesca Siano in arte Francamente, torinese trapiantata a Berlino con lo sguardo spiritato e una voce che sembra quella di Tracy Chapman solo un po’ più alta, prende Promises dei Cranberries e stende letteralmente tutti: ora, è vero che ormai è tutta una celebrazione della scomparsa Dolores O’Riordan, ma si può anche affrontare un brano così pesante e impegnativo senza facili concessioni, mantenendo il proprio stile e il proprio piglio. La migliore della serata (voto 9), a vedere la puntata forse l’unica che può insidiare Mimì per la vittoria finale. Dureranno pochino invece, ma intanto se la godono – e ce la fanno godere, diciamola tutta – i Punkcake (voto 8) alle prese con un brano iconico dei Clash, Police on my back. C’entrano forse ancora meno dei Patagarri, ma sanno suonare e cantare il punk e sono assolutamente credibili perché si vede che sono degli outsider, non solo nella gara ma anche nella vita. Per il momento vanno avanti, per il futuro suggeriamo qualche assegnazione meno telefonata e un po’ più di contaminazione, diciamo più CCCP o primi Meganoidi che Blink 182. La manche si chiude con una specie di allucinazione lisergica: avete presente quell’app con la quale puoi ringiovanire o invecchiare le tue foto? Ebbene, l’ha usata Riccardo Cocciante, ha impostato 16 anni come età e dal display del telefonino è venuto fuori Lorenzo Salvetti (voto 6). Che tutto sommato evita l’effetto karaoke con una dignitosissima Margherita eseguita piano e voce, però boh. Ad ogni modo, al ballottaggio Pablo si ricongiunge ai Brama che lo soverchiano nel “cavallo di battaglia” (Can’t get you out of my head di Kylie Minogue contro SOS degli Abba) ma rimediano solo il voto di Achille Lauro e salutano la compagnia. Poco male, sinceramente; anche senza di loro – anzi, a maggior ragione senza di loro – la sensazione è che finalmente, dopo anni di scempio, avremo una grande edizione di XFactor.
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