
Quando la scorsa estate stava per salire sul palco a Bologna, subito dopo aver avuto un infarto, Giovanni Lindo Ferretti ha detto a Massimo Zamboni «se muoio sul palco non fate tragedie, è una figata, siamo i CCCP», e il chitarrista gli ha risposto «a morire sono buoni tutti, difficile è risorgere».
E loro, che insieme all’artista del popolo Danilo Fatur e alla benemerita soubrette Annarella Giudici, sono riusciti a fare una serie di sold out di vecchio e nuovo pubblico con la reunion che ha preso il via il 21 e 22 ottobre 2023 dal Teatro Valli di Reggio Emilia, oggi sono pronti a chiudere di nuovo l’esperienza CCCP, con un’ultima chiamata, annunciata all’Arci Bellezza di Milano.
Prima di tutto, il 21 marzo proprio al Valli verrà presentato in anteprima lo spettacolo audio e video tratto dal Gran Gala Punkettone dell’ottobre 2023, che uscirà poi il 28 marzo. Ma il cerchio non si chiude qui: se a Reggio i CCCP si sono ritrovati a suonare di nuovo insieme dopo 34 anni – per festeggiare l'inaugurazione della mostra Felicitazioni!, che ha portato ai Chiostri di San Pietro oltre 45mila visitatori – dopo, a sorpresa, hanno annunciato delle date a Berlino, nel febbraio 2024, cui ha fatto seguito – di nuovo a sorpresa – un tour estivo di 17 date.
E anche oggi annunciano un ultimo tour, al via il 30 giugno dal Circo Massimo di Roma e in scena per altre cinque date (3 luglio Legnano (Milano), 8 luglio Napoli, 12 luglio Bari, 18 luglio Piazzola sul Brenta (Padova), 30 luglio Taormina).
Sarà davvero l’ultimo giro di giostra? «Non chiedeteci di più / d’altro non siamo la vostra salvezza / tantomeno un referente politico piuttosto viatico – oracolo – salvacondotto per non si sa» risponde Giovanni Lindo Ferretti, leggendo un testo scritto per l’occasione.
«È davvero un’ultima chiamata, ma – aggiunge Zamboni – chiudere una storia così necessita una decantazione, voglio ancora sentire e suonare Emilia Paranoica».
«Nel settembre 1990 eravamo a Milano, alla Camera del Lavoro, per chiudere la storia dei CCCP non per stanchezza, ma perché con la caduta del Muro i blocchi sembravano superati, oggi ci troviamo a Milano come 35 anni fa con un comunicato dal titolo Ultima chiamata e un piano quinquennale – scherza il chitarrista – che siamo l’unico stato socialista ad aver realizzato».
All’epoca di Berlino, dove tutto è iniziato, «pensavamo che la musica potesse trasformare il mondo, abbiamo capito che le illusioni degli uomini fanno presto a crollare, ma se siamo ancora qui – chiosa Ferretti – forse una speranza c'è».
Per quanto riguarda questa ultima chiamata, anche le band «hanno un termine, devono finire, ma necessitano di una cerimonia di commiato: i CCCP – sottolinea Ferretti – sono nati e devono morire sul palco, siamo bestie da palcoscenico e il nostro pubblico è fatto di animali da reddito, per questo sarà una cerimonia che inizierà tra le rovine di Roma e finirà sulle rovine greche di Taormina, per noi è finita qui, vediamo come va a voi».
Di inediti, dal vivo, non ce ne saranno: «compongo continuamente canzoni ma non avrebbe senso farlo per i CCCP – dice Zamboni – la nostra è una storia che si fissa una volta per tutte».
Pur felici e stupiti della presenza ai loro concerti di un pubblico di giovani e giovanissimi, «non dobbiamo aggiungere nulla, possiamo solo consolarlo – commentano i CCCP – per il tempo che ci tocca».
Magari con brani «che sono diventate preghiere, come un tempo facevano le poesie», a partire da Annarella, il brano che Giovanni Lindo dedicò nel titolo alla compagna di palco quando i CCCP chiusero per la prima volta la loro storia.
Trentacinque anni dopo, hanno dimostrato anche a un nuovo pubblico che in fedeltà la linea c'è, fino a questa Ultima chiamata.
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