
Quando 28 giorni fa hanno lanciato il loro primo countdown nel suggestivo scenario dell'Arena Campovolo, neanche loro, forse, potevano minimamente sospettare di poter vivere (e regalare) un turbinio così speciale di emozioni. Il tour “Hello Word”, nato per celebrare l'ultimo album della band guidata dal frontman Riccardo Zanotti, è stato un successo pazzesco. Perché se è la somma che fa il totale, sold out dopo sold out, nell'epoca in cui molti artisti hanno dovuto spegnere le spie della musica per assenza di pubblico, il sestetto nato più per passione comune che per l'ambizione di sfondare (alla lunga, hanno centrato entrambi gli obiettivi) può ben dire di avercela fatta. E così, poco prima che a Roma scoccasse la mezzanotte, Zanotti&co hanno celebrato il trionfo con un fuoco primitivo, iconica immagine scolpita proprio sull'album che ha ispirato l'ultima carovana di emozioni tradotta in “Hello Word”.
La normalità che spicca, l'omaggio a Giulia e la bandiera della Palestina
Con la semplicità di chi arriva dal basso («Ricordo ancora quando venimmo la prima volta a Roma, eravamo al Pigneto e suonavamo su un palco 3x3, stretti come fossimo delle sardine...»), i PTN hanno conquistato l'Italia raccontando la vita di tutti giorni, scelta azzeccata da sempre in un Paese che ama i cantautori che parlano al cuore. E loro - oltre a Riccardo Zanotti splendono sul palco Elio Biffi (tastiere), Nicola Buttafuoco (chitarra), Matteo Locati (batteria), Simone Pagani (basso) e Lorenzo Pasini (chitarra) - si sono fatti amare per la loro affabilità. Che li ha portati, nel giorno di ogni tappa del tour, a omaggiare i fan più stoici con tanto di firme, sorrisi e confezioni di acqua: il grazie dolcissimo per chi ha scelto, letteralmente, di piazzare le tende molte ore prima del countdown iniziale (simbolo dell'avvio del concerto) per farsi trovare in prima fila e strappare un “cinque” ma anche solo un sorriso da Riccardo. E poi quelle scelte che avvicinano il concerto allo show: come il cammeo di Richard Blackstar, professione tatuatore, che sale sul palco e “anima” Hold On griffando sul braccio di un fortunato fan (è successo anche ieri all'Olimpico) il titolo della canzone. Ma soprattutto quella scelta - da brividi, da lacrime - di coinvolgere Chiara Tramontano, sorella di Giulia, regalando un momento di grande commozione al pubblico capitolino. Ed è proprio a Giulia e al suo bambino mai nato che i PTN hanno dedicato Migliore, uno dei brani simbolo dell'ultimo album. Sottolineata da un lungo applauso l'iniziativa di mostrare all'Olimpico la bandiera della Palestina, sfondo azzeccatissimo del brano Bergamo. Perché per Riccardo e i suoi amici Bergamo è casa, ma ognuno, in ogni parte del mondo, ha la sua Bergamo.
I picchi più alti dell'esibizione
Tutto lo stadio le ha cantate... tutte. Riccardo Zanotti avrebbe potuto anche brandire il microfono a favore di pubblico e prendersi una serata di pausa, ché tanto l'Olimpico avrebbe riempito ogni nota con le parole di ogni singola canzone. Dalle più famose a quella di nicchia, passando per le ultimissime di “Hello Word”. Ma in alcuni casi il pubblico romano ha dato il meglio di sé. Dopo il famoso countdown, anticamera del brano Hello World, i PTN hanno messo subito le cose in chiaro facendo sobbalzare gli spettatori con Giovani Wannabe, preludio di un crescendo di emozioni vecchie e nuove, suggellate da un brano che unisce più generazioni, Bottiglie vuote, che ha tirato dentro un mito come Max Pezzali (il regalino scartato, qualche tappa indietro, dal pubblico di Milano...). Tutti in piedi, a rimembrare i tempi dei primi flirt, al ritmo di Scrivile Scemo, con tanto di maglia di Roberto Baggio esposta a favore di telecamere perché ci vuole tanto coraggio a voler essere come il Divin codino nel 1994. E poi? Poi l'omaggio Kurt Cobain con Lake Washington Boulevard: “Amore mio, da dove vengo io, un bacio ed un addio sono la stessa cosa…”. Altro tripudio con Islanda, brano-apripista dell'ultima raccolta di canzoni dei PTN, con tanto di effetto-geyser sul palco dell'Olimpico. Con Ridere, invece, la band bergamasca ha condotto il pubblico tra i meandri degli amori finiti, ma non quelli tristi da rivivere con livore e rabbia: piuttosto con nostalgia, malinconia e voglia di sorridere. Il rettilineo finale è stato un mix tra il ritmo dance di Rubami la Notte e la dolce ballad Pastello bianco, preceduta da un messaggio in codice che ogni fan che si rispetti dei Pinguini ha colto al volo: una coppia di ciliegia e una coppia di amarene separate dal simbolo dell'uguale tagliato da una linea obliqua. Perché sì, c'è differenza tra le ciliegie e le amarene, come anni fa spiegò in una lunga email una ragazza innamorata facendo breccia nel cuore dei PTN. E infine Titoli di coda. Che stavolta sono stati davvero i titoli di coda (del tour) con tanto di fuoco primitivo a riscaldare ulteriormente uno stadio già incandescente. C'è un grande difetto, però, da sottolineare in ogni concerto dei Pinguini Tattici Nucleari. Quale? Prima o poi... finisce.
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