Giovedì 26 Dicembre 2024

La Memoria a scuola, contro il pregiudizio "disinformato" che scatena odio e razzismo

“Pregiudizi e atti di discriminazione, razzismo e antisemitismo trovano purtroppo ancora oggi spazio nella nostra società nel mondo del lavoro e dell'informazione, in luoghi di aggregazione - come per esempio gli stadi - tra le mura di casa e sui muri delle strade e, conseguentemente, possono essere presenti anche tra gli studenti di ogni ordine e grado”. Al pregiudizio, e ai suoi effetti devastanti e perduranti - come ci consegnano le cronache, recenti e non - è dedicata, aprendosi con questa introduzione,  un’intera sezione del portale “Scuola e Memoria” promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche italiane e dal Ministero dell'Istruzione “come strumento per sensibilizzare e affiancare i giovani alla riflessione sui temi della Shoah, dell’antisemitismo, dell’indifferenza nei confronti delle discriminazioni, attraverso la fruizione di percorsi, modalità pedagogiche e testi in continuo aggiornamento”. A stigmatizzare il pregiudizio, e in particolare quello legato all'antisemitismo amplificato anche a causa dei canali social, è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel messaggio diffuso in occasione della commemorazione tenutasi al Quirinale, sottolineando la funzione della cultura e dell'istruzione, che unisce e non può separare. Un messaggio consegnato a studentesse e studenti che in questa occasione hanno ricevuto il riconoscimento per avere partecipato al concorso "I giovani ricordano la Shoah" promosso dal MIM con l'UCEI e l'alto patronato della Presidenza della Repubblica. Il  razzismo che riemerge e sconcerta Proprio parole come razzismo e indifferenza risuonano gravemente in queste ore a seguito dell'episodio verificatosi a Udine, durante il match tra la squadra di casa e il Milan, il cui portiere, Mike Maignan, è stato bersagliato con cori indegni - che rimandavano ai versi delle scimmie -  ai quali l’atleta francese ha risposto chiedendo l’intervento dell’arbitro e poi lasciando il campo, seguito da tutta la sua squadra i cui componenti, immediatamente e spontaneamente, lo hanno stretto in un abbraccio potente. Idealmente, quello di chi  sceglie senza timore del giudizio altrui da che parte stare, con grandi o piccoli gesti. E proprio il calciatore ha subito ammonito - squadre, procure, istituzioni e persone “comuni” - a non restare in complice silenzio di fronte a simili abiezioni, cui il mondo - dello sport e non solo - non è ancora immune. Non vanno ignorate, ma combattute. Una per una. Pregiudizio e disinformazione Abiezioni fondate appunto, come molte altre derive, sul “pregiudizio” che secondo Treccani on line è una “idea o opinione concepita sulla base di convinzioni personali e prevenzioni generali senza una conoscenza diretta dei fatti delle persone e delle cose tale da condizionare fortemente la valutazione e indurre quindi in errore”. All’origine, dunque, sempre la disinformazione, mancanza o erroneità delle conoscenze, che porta poi a esprimersi in maniera superficiale, “accodandosi” senza reale discernimento. Il pericolo numero uno anche per il World Economic Forum, con conseguenze gravissime, anche nel loro amplificarsi - tra reale e digitale - determinando polarizzazioni e tensioni sociali. Insegnare a smontare i pregiudizi Ad approfondire questo aspetto, è proprio la sezione dedicata del portale Scuola e Memoria,  offrendo validissimi strumenti per l'uso didattico, ma non solo, partendo dal presupposto che “la riflessione sulla Shoah a scuola mira alla formazione di una coscienza consapevole sui principi fondamentali dell’uguaglianza degli esseri umani e dei diritti della persona. L’approfondimento degli eventi di ieri fornisce gli strumenti per capire come l’accettazione degli stereotipi, dell’esclusione e della barbarie siano parte di un unico processo. Lo studio della Shoah e degli altri crimini contro l’umanità commessi durante la seconda guerra mondiale deve avere come finalità, soprattutto per le giovani generazioni, la lotta all’antisemitismo, al razzismo e alla xenofobia, attraverso l’educazione al rispetto della diversità e alla dignità di ogni individuo”. Un percorso che, come viene rimarcato, non può e non deve limitarsi alla ricorrenza del 27 gennaio, ma puntare a creare stabilmente  un patto intergenerazionale di “Memoria storica collettiva e condivisa” partendo dai banchi di scuola, dove “le coscienze iniziano a formarsi in maniera consapevole, a relazionarsi a culture differenti ed al mondo pluralista che le circonda”. La postverità e i discorsi di odio Nei numerosi saggi che compongono la sezione del portale Scuola e Memoria sul pregiudizio, quello di Melissa Sonnino, formatrice e coordinatrice di progetti dell'organizzazione europea Ceji (organizzazione che promuove "un'Europa diversificata e inclusiva") punta a "Riconoscere e affrontare i discorsi d'odio", ricordando che "l’avvento della comunicazione digitale ne ha ingigantito i rischi, l’impatto e le conseguenze non solo per chi ne è vittima diretta, ma per la società in generale. La natura e la forma dei discorsi d’odio evolvono rapidamente, così come le numerose iniziative a livello nazionale ed internazionale volte a contrastarli". Al “Razzismo on line nel tempo della postverità” è dedicato il saggio di Stefano Pasta, docente dell'Universtà cattolica del Sacro Cuore, un lavoro articolato e efficace, ricco di spunti da approfondire, in classe e non solo, e da inquadrare nel tempo in cui la "postverità" è quella che ciascuno di noi si rappresenta in maniera sovente infondata, producendo - come spiega Treccani online - una "argomentazione caratterizzata da un forte appello all'emotività, che basandosi su credenze diffuse e non su fatti verificati tende ad essere accettata come veritiera, influenzando l'opinione pubblica". Educare alla responsabilità della Cittadinanza Onlife Il ragionamento di Pasta, componente del Cremit, Centro di ricerca sull'educazione ai media, in cui si occupa in particolare di contrasto dell'odio on line,  mette in evidenza le connessioni della “galassia delle fobie” («in una conversazione segnata da razzismo, ad esempio, sarà facile trovare espressioni sessiste o antisemite, e viceversa») segnalando l’escalation nota come “piramide dell’odio” (dalle aggressioni verbali a quelle fisiche) e la “disinibizione tossica” che sul web porta a esprimersi “senza vincoli” sfociando nella propensione ad agire in modo più violento con una “banalizzazione” che lo rende quasi socialmente accettabile, fino alla “rottura del tabù”, ad esempio sulla stessa Shoah. L'autore quindi mette in guardia sulla velocità dei dialoghi  web e sulla “spirale del silenzio” e il desiderio di popolarità, sottolineando «l’urgenza di educare a non essere spettatori passivi e conformistici di fronte alle ingiustizie e alle discriminazioni» e la pericolosità dell’“analfabetismo emotivo” determinato dai “dispositivi di mediazione” che da una parte facilitano il processo di comunicazione, dall’altro spengono l'empatia, auspicando quindi una educazione alla responsabilità della Cittadinanza Onlife. Temi "vicini: l'escalation che sgomenta La Shoah non è un tema storicizzato, lontano, ma è legato a contingenze drammaticamente presenti sugli scenari globali, come nella quotidianità. Sgomenta l’escalation, i fatti di Acca Larentia, le scritte sui muri, e sgomenta, nel riesplodere del conflitto in Medioriente, il vedere sul banco degli imputati, con l'accusa di genocidio, proprio coloro i quali  furono le prime vittime dello sterminio etnico di massa, poi definito con quel termine che prima di allora non esisteva. Intanto, parallelamente, i fenomeni di odio sociale dilagano, nel mondo reale e virtuale. E una persona scampata all'orrore, come la senatrice a vita Liliana Segre, è costretta a vivere sotto scorta. Con lei, idealmente o fisicamente, tutte e tutti dovremmo recarci al Memoriale al Binario 21 della stazione di Milano, dove la vita scorreva "sopra", mentre "sotto" le persone venivano mandate alla morte ad Auschwitz. Un'altra meta quest'ultima, oggi, della dolente memoria collettiva da conservare, tra teche piene di occhiali e scarpe e valigie, effetti personali e ciocche arruffate tagliate a forza,  segno tangibile e permanente di un inconcepibile disegno di sterminio. Memoria da tramandare  grazie all'immane opera di documentazione scientificamente fondata e conservazione diffusa anche grazie al web, nella sua meritoria funzione di corretta condivisione della conoscenza. L'odio della "porta accanto" si combatte anche a scuola L'odio e il pregiudizio che lo scatena non sono solo quelli che portano a genocidi e conflitti internazionali, ma anche quelli - meno eclatanti ma non meno distruttivi - della "porta accanto”, che avvelenano lo sport, che intossicano gli ambienti e le piazze, reali e soprattutto virtuali, affollate da voci lontane eppure violentemente, tragicamente vicine, al punto da colpire a morte. Reazioni a catena incontrollabili e, talvolta, nemmeno adeguatamente percepite, a causa di una maledetta distanza che impedisce di cogliere l'effetto e annulla lo “specchio” neurale, la condivisione dello stato d'animo, la misura del danno che si sta provocando e che si coglie solo guardandosi, e parlandosi. Guardandosi e parlandosi, proprio come si fa a scuola, dove tra i banchi la diversità è la “normalità” di un mondo plurale, color arcobaleno, in cui la convivenza dialogante dev’essere la regola, lo scudo contro ogni forma d’odio e pregiudizio.                

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