Quelle medaglie esposte in mondovisione. Quei sorrisi di chi sa di essere atleta a tutti gli effetti, nonostante le discriminazioni, i continui distinguo e una cultura che fatica a vedere come ricchezze le diverse caratteristiche di cui ogni persona è portatrice.
C’è tutto questo e anche molto di più nella missione parigina dei ragazzi e delle ragazze guidate dal direttore tecnico messinese Alessandro Arcigli. Le Paralimpiadi, sulla scorta delle Olimpiadi, hanno messo in mostra il lato bello dell’Italia: atlete e atleti pronti a dare l’anima per portare nella bacheca tricolore qualcosa di emozionante e tangibile. E no, non si tratta di una contraddizione, perché spesso le emozioni si possono toccare con mano, si possono sentire sulla propria pelle. Campionesse e campioni di tennistavolo, così come lo stesso allenatore Arcigli e il presidente della Federazione italiana, Renato Di Napoli, sono stati ricevuti dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia della restituzione delle bandiere olimpiche da parte degli alfieri Arianna Errigo, Gianmarco Tamberi e Ambra Sabatini. Un momento da incorniciare. Uno di quei “quadri” da esporre in salotto a testimonianza di uno dei momenti più alti della propria esistenza.
Ha ancora i brividi Alessandro Arcigli, ormai da anni inquilino del pianeta paralimpico. S’impegna per rendere orgogliose e orgogliosi i propri atleti, ma soprattutto per far sì che certe discriminazioni scompaiano. Il suo segreto? Vivere l’inclusione non come uno… sforzo da compiere ma come un valore aggiunto della vita di tutti i giorni. «Sono conscio della necessità di portare avanti una vera e propria rivoluzione culturale - sottolinea il tecnico messinese ancora emozionato per l’incontro con il presidente Sergio Mattarella - ma proprio a questo sta mirando il Comitato paralimpico, che dal 2005 si impegna a fondo con l’obiettivo di eradicare quel pensiero pregno di pregiudizi, i modi di dire e la retorica. Le atlete e gli atleti con disabilità mandano dei messaggi straordinari perché per vincere le gare, o semplicemente per competere con chi sta dall’altra parte del tavolo, del tatami, del campo o della pista, devono superare alcuni limiti e tirano fuori tutte le proprie abilità».
La bellezza del mondo paralimpico è anche il confronto... nel confronto. «Spesso si commette l’errore di considerare la disabilità come una grande categoria», sottolinea Arcigli, «in realtà ce ne sono di vario tipo di disabilità e i Giochi Paralimpici sono meravigliosi per questo: i messaggi positivi arrivano da più parti. Porto un esempio: attorno a un tavolo da ping-pong possono radunarsi atlete e atleti con disabilità intellettive, con deficit cognitivi, relazionali o, ancora, fisici: lo sport azzera tutto ciò. L’approccio giusto non è quello di mettere in evidenza ciò che chi gareggia non può fare, ma di esaltare e sottolineare le sue abilità residuali, ovvero ciò che riesce a fare. Ecco, se si tenesse in considerazione proprio ciò che ogni essere umano è in grado di fare e non ciò che non gli riesce, probabilmente, vivremmo in un mondo più consapevole, fatto di persone in grado di entrare in connessione con le altre».
L’empatia si può anche “costruire”, giorno dopo giorno, ma c’è una cultura da cambiare. Ciò richiede tempo, consapevolezza e tanta applicazione, soprattutto con le giovani leve. «La scuola ha un valore inestimabile - precisa il direttore tecnico messinese - e dovrebbe essere proprio il regno dell’inclusione e dell’esaltazione della diversità, soprattutto quando è abbinata alle varie discipline sportive, che diventano una straordinaria metafora della vita. Attribuire a due persone diverse il medesimo obiettivo è ingiusto e, allo stesso tempo, inutile. E, allora, come comportarsi? Bisogna far vedere traguardi concreti e realizzabili: ciò vale sia per gli atleti con disabilità che per tutti gli altri, ma allo stesso modo ci si deve comportare così a scuola con gli studenti e le studentesse».
Infine, il tecnico Arcigli regala un’immagine – per lui diventata iconica – che custodisce gelosamente tra i suoi ricordi più belli collezionati in questi anni trascorsi ad allenare atleti e atlete con disabilità. «Porto sempre con me il volto di un ragazzo sordomuto che percepiva con ritardo l’arrivo della pallina da ping-pong dalla sua parte del tavolo, ma non demordeva e cercava di colpirla a tutti i costi. Grazie a tanta pratica e mettendoci una forza di volontà fuori dal comune è riuscito nell’intento: l’espressione mostrata dal nostro atleta era tutta un programma, rimarrà per sempre impressa anche nella mia mente. Ha coronato il suo sogno, è riuscito a trasformare il fine... nel mezzo migliore possibile per tirare fuori tutto ciò che aveva». Già, proprio così. Passo dopo passo si ha la possibilità di raggiungere i risultati, ogni persona con le proprie peculiarità e ambizioni. Con la certezza che non esiste un livello di difficoltà uguale per tutti.
La protagonista. Sulla stessa linea d’onda la campionessa paralimpica Giada Rossi, medaglia d’oro a Parigi 2024, che promette: «Tornerò a Messina, tra gli studenti e le studentesse. Penso che la scuola sia il luogo dove i limiti vengono abbattuti: quando si vuole centrare un obiettivo, impegno e forza di volontà sono fedeli compagne. Sta a noi trovare quegli stimoli che ci rendono persone uniche, a prescindere da tutto. Tendiamo spesso a focalizzare l’attenzione su ciò che non abbiamo. Ecco, iniziamo concentrandoci su ciò che possediamo, sappiamo fare e possiamo proporre. Per arrivare all’oro di Parigi, contro un’atleta cinese reduce da una striscia paralimpica vincente lunga, ho dato tutta me stessa; da lì in poi si è azionato un tourbillon di emozioni, culminato con la visita a Mattarella, che ha premiato i miei grandi sforzi».
Orgoglio Costa. Arcigli, i suoi campioni e campionesse hanno rappresentato uno dei momenti più alti della kermesse a cinque cerchi parigina. Già, perché il gruppo guidato dal tecnico messinese ha trionfato in riva alla Senna. In particolar modo i due giganti Matteo Parenzan e, appunto, Giada Rossi hanno fatto brillare gli occhi all’intera Nazione, conquistando un oro a testa. Risultati prestigiosi che sono valsi anche l’incontro con il presidente della Repubblica assieme al resto della spedizione azzurra che ha conquistato medaglie sia in occasione delle Olimpiadi che delle Paralimpiadi. Ma il tecnico di tennistavolo Arcigli non è stato l’unico messinese a rappresentare la propria terra in occasione dell’evento mondiale. Da sottolineare l’ottima prova della trentenne judoka Carolina Costa, ormai da anni protagonista internazionale, che si è assicurata un brillante quinto posto.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia