"Nel 2023 le infezioni da HIV e AIDS in Italia sono aumentate. È uno dei dati principali che emergono dal Notiziario dell'Istituto superiore di Sanità, il documento redatto dal Centro operativo AIDS (COA) e con il contributo di componenti del Comitato tecnico sanitario e di referenti della Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute". A ribadirlo è l'Avis, l'Associazione volontari italiani sangue in occasione della recente giornata mondiale per la lotta contro l'Aids del 1 dicembre, istituta nel 1988 dall'Onu per sensibilizzare la comunità internazionale sulla malattia.
Nello specifico, prosegue Avis, sono 2.349 i nuovi casi registrati (200 in più dell’anno precedente), pari a un’incidenza di 4 nuove diagnosi per 100.000 residenti: Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna le regioni in cui si sono verificati i picchi più alti. E se l’incidenza aveva fatto registrare un calo dal 2012 al 2020, a partire dal 2021 è ripresa a salire. L’incremento più deciso dal 2020 è stato rilevato nella trasmissione eterosessualee nelle persone della fascia d’età tra i 40 e i 49 anni. Proprio la trasmissione sessuale rimane la causa principale della maggior parte delle diagnosi effettuate. Ad oggi, secondo l’Istituto superiore di sanità, in Italia vivono circa 14mila persone sieropositive. Ma ad aumentare sono anche le nuove diagnosi di AIDS: 532, per la precisione, circa 130 in più rispetto al 2022. In questo caso le persone con AIDS ancora viventi nel nostro Paese sono 24.760. "Mai come in una data come quella del 1° dicembre, in cui come ogni anno ricorre la Giornata mondiale contro l’AIDS - ammonisce Avis - diventa ancora più necessario mantenere alta l’attenzione e sensibilizzare la società sull’importanza della prevenzione e, soprattutto, sulla necessità di seguire comportamenti corretti".
I dati Unicef: colpiti anche i giovanissimi
La diffusione della malattia è più controllata rispetto al passato, ma fa ancora paura se si pensa che ogni giorno nel mondo uccide 250 under 14, colpendo di più le giovani donne in un contesto in cui sono ancora tante persone a non poter beneficiare della terapia anti-retro virale. In occasione della Giornata mondiale mondiale di lotta all’Aids del primo dicembre, è l’Unicef a tracciare un quadro ancora allarmante di una malattia che, nonostante i progressi nelle cure, non è ancora debellata, specialmente nei Paesi più poveri. Nel 2023, ricorda l'Organizzazione, ogni giorno 330 bambini di età compresa tra 0 e 14 anni hanno contratto il virus dell’Hiv. L’anno scorso oltre 90.000 bambini e adolescenti sono morti per cause legate all’Aids - pari a 250 vite al giorno - il 73% dei quali tra i bambini di età inferiore ai 10 anni. Mentre poi il 77% degli adulti che hanno contratto l’Hiv ha accesso alla terapia antiretrovirale (Art), solo il 57% dei bambini da 0 a 14 anni e il 65% degli adolescenti da 15 a 19 anni ne ha accesso. A livello globale, nel 2023 96.000 ragazze e 41.000 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 19 anni hanno contratto l’Hiv, il che significa che sette nuovi contagi tra adolescenti su 10 sono avvenuti tra le ragazze. «Molti Paesi hanno fatto passi da gigante per porre fine all’Aids», ha dichiarato Anurita Bains, Direttrice Associata dell’Unicef per l’Hiv/Aids -. Tuttavia, i bambini e gli adolescenti non stanno raccogliendo appieno i benefici dell’accesso su larga scala ai servizi di cura e prevenzione».
Le cure negate, i diritti violati, le discriminazioni di genere
Sebbene nell’ultimo decennio si sia registrato un notevole calo di nuovi contagi da Hiv tra i bambini e gli adolescenti a livello globale, secondo le ultime stime disponibili le ragazze adolescenti faticano ancora ad accedere a servizi di prevenzione e supporto su misura. Quello dell’impossibilità di accesso alle cure salvavita è un problema che riguarda complessivamente, ricorda Unaids (l'organizzazione Onu per la lotta all'HIV/Aids), 9,3 milioni dei 39,9 milioni di persone che vivono con l’Hiv nel mondo, ovvero quasi una su 4. L’anno scorso, sempre secondo i dati dell’associazione, 630.000 persone sono morte per malattie legate all’Aids e 1,3 milioni di persone nel mondo hanno acquisito di recente l’Hiv. In almeno 28 Paesi, il numero di nuove infezioni da Hiv è in aumento. Per ridurre la traiettoria della pandemia, secondo Unaids, è indispensabile che i programmi salvavita siano accessibili senza timore a tutti coloro che ne hanno bisogno. Secondo Winnie Byanyima, direttore esecutivo di Unaids, "nonostante gli enormi progressi compiuti nella risposta all’Hiv, le violazioni dei diritti umani impediscono ancora al mondo di porre fine all’Aids. Quando alle ragazze viene negata l'istruzione; quando c'è impunità per la violenza di genere; quando le persone possono essere arrestate per quello che sono o per quello che amano; quando una visita ai servizi sanitari è pericolosa per le persone a causa della comunità da cui provengono - continua Byanyima - il risultato è che le persone non possono accedere ai servizi per l’Hiv che sono essenziali per salvare le loro vite e per porre fine alla pandemia di Aids. Per proteggere la salute di tutti, dobbiamo proteggere i diritti di tutti».
Su Noi Magazine l'approfondimento con l'esperto
Ne abbiamo parlato parliamo con il prof. Giovanni Pellicanò, direttore dell'Unità Operativa complessa di malattie Infettive del Policlinico di Messina e della Scuola di Specializzazione di Malattie Infettive e Tropicali dell’Università, responsabile dell'Ambulatorio per la Prevenzione (PrEP-PPE) diagnosi e cura delle Infezioni da HIV/AIDS & Sessualmente Trasmissibili dell'Aou (padiglione W, primo piano, stanze 16 e 16bis, aperto i giorni feriali dalle ore 8 alle ore 13; [email protected]; tel 090 221 2032 – 090 221 2173). Qui il test HIV è gratuito ed anonimo, come in tutte le aziende sanitarie e ospedaliere. Pellicanò nei giorni scorsi ha partecipato all'iniziativa di sensibilizzazione promossa assieme al Comune e alle altre aziende sanitarie del territorio, presenti tra gli altri, l'assessora Alessandra Calafiore e il dott. Antonio Albanese, responsabile di malattie infettive dell'Ospedale Papardo: durante le due giornate sono stati eseguiti 75 test a persone giovani (30 maschi, 45 femmine), con età media di 24 anni.
Il focus sui giovani
"Ormai da parecchi anni - afferma l'infettivologo - si è smesso di parlare di HIV. Probabilmente perché è come se, smettendo di discuterne, il problema smettesse di esistere. Purtroppo i dati epidemiologi che osserviamo negli ultimi anni ci dicono esattamente il contrario. Nel 2023 sono state segnalate 2.349 nuove diagnosi di HIV (maschi nel 76% dei casi) in tutta Italia con un trend in aumento dal 2021, di cui l’86,3% deriva da trasmissione sessuale e con l’incidenza più alta nella fascia di età tra 30-39 anni. Le ultime stime ci dicono che tra i giovani sessualmente attivi a 15 anni, il 69,4% dei ragazzi e il 61,6% delle ragazze hanno dichiarato di aver usato il profilattico nell’ultimo rapporto sessuale, ma a diciassette anni sono in calo: 65,9% maschi e 56,8% femmine. Preoccupano molto queste nuove challenge come la “Sex roulette” o “Calippo tour”, che consistono tutte nell’avere rapporti sessuali non protetti e stanno favorendo la circolazione indiscriminata anche di altre infezioni a trasmissione sessuale (IST) quali sifilide, clamidia, tricomonas. Altro il fenomeno del “chemsex”, cioè l’utilizzo di sostanze psicotrope per migliorare la performance sessuale e diminuire le inibizioni. Questa pratica o meglio festini, solitamente coinvolgono più persone che in maniera ricreazionale accettano di avere numerosi rapporti sessuali non protetti e con numerosi partner. Una corretta informazione, l’assumere comportamenti sessuali responsabili e una maggiore consapevolezza dei rischi, specialmente tra i giovanissimi, devono essere oggigiorno le prerogative essenziali per ridurre il rischio di esposizione a IST".
Prevenzione e screening per interventi precoci
"È noto - prosegue il prof. Pellicanò - che HIV agisce colpendo principalmente il nostro sistema immunitario che, col passare degli anni e se non viene avviata terapia, comincia a depauperarsi sempre di più portando a uno stato di immunodepressione ovvero l’AIDS, in cui si è soggetti al rischio di contrarre tutta una serie di altre infezioni gravi definite opportunistiche complesse da curare. A tal proposito, il dato che preoccupa di più è che gran parte delle nuove diagnosi (il 41,4%) è stata diagnosticata tardivamente ovvero quando si sono manifestati i sintomi della malattia ovvero molti anni dopo il contagio dell’infezione che comporta inoltre un rischio di trasmissione inconsapevole dell’infezione a soggetti sani. La diagnosi precoce che si effettua con test specifici che ricercano gli anticorpi del virus, permette di avviare rapidamente una terapia efficace che consente, se correttamente assunta, di raggiungere la soppressione virale che si traduce benissimo nello slogan: U=U (“Undetectable=Untrasmittable”, che in italiano significa “Non rilevabile = Non trasmissibile”). Fare diagnosi è in realtà molto semplice. La ricerca degli anticorpi per HIV si può svolgere in diversi modi: il test tramite prelievo di sangue può essere eseguito in tutti i laboratori ospedalieri, gratuito ed anonimo, ma oltre a esso esistono test rapidi (sia salivari che su goccia di sangue) disponibili in farmacia ed autogestiti (self test). Già testarsi rappresenta uno dei metodi di prevenzione più efficaci. Ma esistono anche altre modalità di prevenzione quali la Profilassi Pre Esposizione (PrEP) che consiste nell’assumere antivirali, con diverse modalità, per prevenire l’infezione da HIV, così come la DoxyPPE per le IST batteriche. Naturalmente l’uso del profilattico, sia maschile che femminile, utilizzato e indossato correttamente per tutti i rapporti sessuali, rimane il metodo più efficace per prevenire tutte le IST".
La Giornata mondiale Onu e il messaggio di Guterrez
La Giornata mondiale contro l’AIDS dal 1988 è celebrata in tutto il mondo il 1 dicembre di ogni anno. È stata la prima giornata mondiale della salute ed è divenuta una delle principali ricorrenze e un’opportunità fondamentale per sensibilizzare sul problema, esprimere solidarietà alle persone affette da questa sindrome e commemorare coloro che hanno perso la vita, anche a causa di malattie correllate. In questa occasione il segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha diffuso un messaggio: "Porre fine all’AIDS come minaccia per la salute pubblica entro il 2030 è possibile. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario abbattere le barriere che impediscono alle persone di accedere a servizi vitali. Ogni 25 secondi, una persona nel mondo viene infettata dall’HIV. Un quarto delle persone che vivono con l’HIV – più di nove milioni di persone – non ha accesso alle cure salvavita. Leggi, politiche e pratiche discriminatorie puniscono e stigmatizzano le persone vulnerabili – soprattutto le donne, le ragazze e le minoranze – impedendo loro l’accesso a prevenzione, test, cure e assistenza di provata efficacia. La Giornata mondiale dell’AIDS di quest’anno ci ricorda che la lotta contro l’AIDS può essere vinta se i leader adottano un approccio basato sui diritti per garantire che tutti – soprattutto i più vulnerabili – possano ottenere i servizi di cui hanno bisogno senza paura. Gli impressionanti progressi compiuti nella risposta globale all’HIV sono stati alimentati dalla solidarietà globale e dai diritti umani. Supereremo l’AIDS se i diritti di tutti, ovunque, saranno tutelati. Invito tutti i leader a seguire il tema di quest’anno e a percorrere la strada dei “diritti”.
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