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Discriminazioni e odio social, ecco come può aiutarci "l'algoritmo dell'uguaglianza"

In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia il focus sull’uso “etico” dell’IA per alimentare il pluralismo: il libro del prof. Razzante con prefazione di Liliana Segre

Disuguaglianze, disparità, divari. O “bias”, come vengono definiti nell’ambiente digitale, che ne è diventato un formidabile terreno di coltura. Quello delle discriminazioni è un tema centrale del nostro tempo, in una dimensione non solo sociale, ma trasversale dell’accezione negativa della diversità: “Inequalities” è, ad esempio, il claim dell’Esposizione Internazionale della Triennale di Milano appena aperta. Un gap globale, anzi “strutturale”, che diventa sempre più esteso, profondo, disumanizzante, anche a causa di uno sviluppo tecnologico capace di fornire strumenti sempre più nuovi e micidiali, che incrementano i divari e il linguaggio d’odio, con condotte lesive dei diritti della persona. In occasione della Giornata contro l’omofobia del 17 maggio, nata proprio come occasione per riflettere sulle gravissime conseguenze - anche a danno dei più giovani, e anche nell’ambiente scolastico, attraverso diffusi episodi di intollerabile bullismo omofobo - di percezioni sociali distorte da pregiudizi alimentati anche dal web, ne parliamo con il prof. Ruben Razzante, docente di Diritto dell’Informazione e autore del libro “L’algoritmo dell’uguaglianza”, con prefazione della senatrice Liliana Segre, in cui, invece, si delinea uno scenario diverso e incoraggiante, che vede l’intelligenza artificiale quale alleata per contrastare discriminazioni e disuguaglianze.

Algoritmi e uguaglianza: se ne parla nel suo nuovo libro, è solo una speranza o una possibilità concreta?

«L’utilizzo degli algoritmi per promuovere l’uguaglianza e contrastare ogni forma di discriminazione è una possibilità concreta e realizzabile. Se impiegata in modo responsabile e se addestrata correttamente, l’AI può diventare uno strumento potente per ostacolare i fenomeni discriminatori, sia online che offline. Inoltre, può anche amplificare i comportamenti virtuosi, valorizzare le diversità e il pluralismo. Perché ciò avvenga, è fondamentale che queste tecnologie lavorino in sinergia con l’essere umano, diventando un’estensione delle capacità e contribuendo così a costruire una società più inclusiva, equa e sostenibile».

Ci sono ostacoli di natura tecnica o, ancor più, resistenze di matrice economica all’uso “etico” dell’IA? E come superarli?

«L’utilizzo etico dell’AI incontra ancora numerosi ostacoli. Dal punto di vista tecnico, uno dei problemi più rilevanti è la scarsa trasparenza nei processi decisionali, che rende arduo comprendere l’effettivo funzionamento di tali tecnologie. A questo si aggiunge il rischio di bias nei dati in fase di addestramento, che possono generare, anche involontariamente, discriminazioni e pregiudizi. Dal punto di vista economico, invece, le resistenze derivano spesso dai costi elevati associati a un impiego etico dell’AI. Riuscire a garantire la trasparenza, l'equità e la sicurezza richiede significativi investimenti che non tutte le realtà sono in grado di affrontare. Per superare queste difficoltà serve un mix di regole giuridiche e deontologiche, competenze tecnologiche, sensibilità etica».

Nei mesi scorsi Meta ha sospeso la moderazione sui social, si può tracciare un primo bilancio? Le discriminazioni sono aumentate?

«A seguito della sospensione della moderazione sui social da parte di Meta, in particolare con l'eliminazione del fact-checking, abbiamo assistito a un aumento significativo di contenuti dannosi e discriminatori, soprattutto nei confronti delle categorie più fragili e vulnerabili. È fondamentale tutelare la libertà d’espressione ma questa non può e non deve tradursi in una maggiore diffusione dell’odio o delle discriminazioni».

La diversità, legata ad esempio a elementi come il genere, la condizione fisica, l’orientamento sessuale o la nazionalità, continua a scatenare l’odio social, di cui la stessa senatrice è stata anche recentemente bersaglio. Come possono essere concretamente arginate queste condotte? Serve più la repressione o la prevenzione?

«La prevenzione è un elemento cruciale. Per contrastare le varie forme di odio che circolano online è necessario sfruttare le potenzialità offerte dall’AI, sviluppando modelli algoritmici in grado di individuare in anticipo i contenuti dannosi e agire tempestivamente prima che si diffondano. Oltre a questo aspetto, l’AI rappresenta anche un valido strumento sul piano repressivo, grazie alla sua capacità di rilevare e rimuovere contenuti discriminatori e di incitamento all'odio in tempo reale».

“Costruire un futuro digitale e sociale più inclusivo, civile, democratico e così trasformare il web in uno spazio sicuro, di interazione formativa e informativa”, auspica la senatrice a vita Liliana Segre, nella prefazione del libro: è stato un grande onore.

«Il coinvolgimento della senatrice Segre nel mio libro non è affatto casuale. Da circa due anni, infatti, collaboro con lei in qualità di consulente a titolo gratuito della Commissione straordinaria del Senato per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza, da lei presieduta. Queste sue parole rappresentano l’obiettivo principale che ha voluto sottolineare. In particolare, nella prefazione, la senatrice evidenzia l’urgenza di un uso più responsabile dell’AI, affinché possa diventare un valido strumento nella lotta contro i discorsi d’odio e ogni forma di discriminazione in rete».

Democrazia digitale e addestramento "inclusivo" dell'Ia

Una sorta di “operazione verità sull’AI, per rinvigorire la democrazia della Rete e allontanando lo spettro del totalitarismo digitale”, promuovendo il progresso dell’Intelligenza Artificiale “come strumento di contrasto alle discriminazioni”. È l’obiettivo de “L’algoritmo dell’uguaglianza. Intelligenza Artificiale, diritti della persona, crescita delle imprese”, volume a cura del prof. Ruben Razzante, studioso e docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Una raccolta di saggi di autori vari accomunati dalla “riconducibilità ai valori dell’uguaglianza, dell’inclusività, dell’accessibilità, della sostenibilità nel dispiegarsi dell’Intelligenza Artificiale”, ponendo “al centro dell’addestramento degli algoritmi il valore dell’uguaglianza in tutte le sue declinazioni”. «Sfide decisive per il futuro e la qualità delle nostre società e delle nostre democrazie», afferma nella prefazione la senatrice a vita Liliana Segre, la quale ha evidenziato l’importanza di un miglior utilizzo dell’AI per contrastare la diffusione dei discorsi d’odio in Rete e, in generale, di ogni forma di discriminazione. L’AI, dunque, come “volàno di una nuova coesione sociale globale attraverso leggi eque e illuminate, politiche neutrali e solidali, scelte imprenditoriali nobili e lungimiranti: questo il traguardo cui tendere, alimentando un confronto pluralista e inclusivo sulle nuove traiettorie della democrazia digitale”.

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