Il decreto per Genova è in dirittura d'arrivo al Colle. E' quanto sostiene il Governo che smentisce la carenza di coperture finanziarie. "Quanto alle notizie diffuse sul decreto emergenze e sulle presunte carenze di coperture finanziarie che sarebbero all'origine di ritardo nella sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, si precisa che queste notizie non corrispondono al vero" si legge in una nota della Presidenza del Consiglio che precisa: "Gli interventi in conto capitale sono integralmente finanziati. Parimenti, quelli di parte corrente sono integralmente finanziati per il 2018 e, in parte, per gli anni successivi. Per la parte residua, sarà data copertura nella prossima legge di bilancio, che sarà presentata al Parlamento il 20 ottobre". In definitiva, conclude la nota, "nessun ritardo per l'avvio delle misure di sostegno contenute nel decreto tant'è che dal Mef hanno appena confermato di avere terminato le valutazioni di propria competenza e che il decreto legge sta per essere inviato al Quirinale".
Interviene nel dibattito anche il governatore della Liguria Giovanni Toti: "Stupiscono e preoccupano le voci di un ulteriore stop al Decreto Genova, fermo, a quanto pare, alla Ragioneria dello Stato, ancor prima di arrivare al vaglio della Presidenza della Repubblica dove, secondo gli annunci, sarebbe dovuto arrivare già da alcuni giorni". Così il presidente della Regione Liguria e Commissario per l'emergenza, Giovanni Toti. "Mi chiedo - aggiunge - se non sia più opportuno il ritiro del Decreto per ricominciare da capo su basi più solide, condivise e realistiche".
Si lavora dunque alle coperture nel giorno dell'incidente probatorio e della relazione della Commissione del Mit.
La Commissione ispettiva del Mit, nella relazione sul crollo, accusa Autostrade: la valutazione di sicurezza del viadotto Polcevera "non esiste, non essendo stata eseguita la valutazione di sicurezza del viadotto Polcevera". La commissione "ha ribadito la propria richiesta" il 31 agosto e "ha appreso che, contrariamente a quanto affermato nella comunicazione del 23 giugno 2017 della Società alla struttura di vigilanza, tale documento non esiste".
Le misure adottate da Autostrade per la prevenzione "erano inappropriate e insufficienti considerata la gravità del problema", scrive ancora la Commissione, sottolineando che Autostrade per l'Italia "era in grado di cogliere qualitativamente l'evoluzione temporale dei problemi di ammaloramento, ma con enormi incertezze. Tale evoluzione, ormai già da anni, restituiva un quadro preoccupante, e incognito quantitativamente, per quanto concerne la sicurezza strutturale rispetto al crollo".
Nel progetto esecutivo di Autostrade per la manutenzione del ponte - scrive ancora la commissione, sono contenuti "valori del tutto inaccettabili, cui doveva seguire, ai sensi delle norme tecniche vigenti, un provvedimento di messa in sicurezza improcrastinabile". "Dalle informazioni a disposizione di questa Commissione - scrive ancora - non fu invece assunto alcun provvedimento con tali caratteristiche". Inoltre, aggiunge, "di tale informazione di evidente enorme importanza non era a conoscenza" il personale dirigenziale Aspi.
Secondo la Commissione, inoltre, la causa prima del crollo del ponte Morandi non va ricercata tanto nella rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi strutturali (travi di bordo degli impalcati tampone o impalcati a cassone) la cui sopravvivenza era condizionata dall'avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali". Autostrade per l'Italia, "pur a conoscenza di un accentuato degrado del Viadotto" Polcevera "ed in particolare delle parti orizzontali di esso che appalesavano deficit strutturali, non ha ritenuto di provvedere, come avrebbe dovuto, al loro immediato ripristino e per di più non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela della utenza, inattuando in sostanza il principio di coerenza nella messa in sicurezza".
"Ci costituiremo parte civile appena ne avremo facoltà, ossia in sede di udienza preliminare, dopo che la Procura avrà esercitato l'azione penale mediante la formulazione dei capi di imputazione". Lo afferma il ministro Danilo Toninelli in una nota del Mit. Quest'ultimo precisa che nell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi "nella fase dell'incidente probatorio non è tecnicamente possibile per il Ministero costituirsi quale parte offesa".
Arriva la replica di Autostrade: "Le responsabilità ipotizzate dalla Commissione" ispettiva del Mit "non possono che ritenersi mere ipotesi ancora integralmente da verificare e da dimostrare, considerando peraltro che il comportamento della Concessionaria è stato sempre pienamente rispettoso della legge e totalmente trasparente nei confronti del Concedente".
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