Evita i fuochi pirotecnici Nicola Zingaretti per lanciare la propria candidatura al congresso del Pd; anzi, la promessa alla platea dei 3.000 sostenitori che hanno invaso l’Ex Dogana dello Scalo san Lorenzo a Roma è quella di un «cammino lungo» prima di tornare alla guida del Paese, a cui occorre «ridare una speranza». Un traguardo che però richiede prima di tutto la vittoria al congresso e alle primarie del Pd, in vista della quale Zingaretti ha mostrato oggi i poter contare su importanti componenti interne Dem. Il senso della proposta del governatore del Lazio era sintetizzato in una grande scritta all’ingresso dell’iniziativa, denominata Piazza Grande: «da soli si va veloci, insieme si va lontani». Certamente Renzi correva, ma a Zingaretti interessa andare «lontano». «Sarà un cammino lungo, perché non sarà facile, bisogna combattere se si vuol bene a questo Paese, per ridare speranza e voltare pagina e salvare l’Italia», ha detto al suo ingresso alla kermesse. In platea, mischiati tra i militanti, molti esponenti di AreaDem (da Roberta Pinotti, a Marina Sereni, da Franco Mirabelli e Piepaolo Baretta), gli ex lettiani Francesco Russo e Paola De Micheli, che ha aperto l’evento, esponenti dell’area di Andrea Orlando, di quella di Paolo Gentiloni, che domani parlerà prima di Zingaretti. Insomma i numeri per affrontare la fase congressuale tra i soli iscritti al Pd ci sono. Ma sono stati gli interventi della mattina a dare l’dea dell’orizzonte entro cui vuole muoversi Zingaretti: tutti sindaci e amministratori locali, da Virginio Merola a Pierfrancesco Maiorino. E tra essi molti sindaci non del Pd, soprattutto esperienze civiche, come il sindaco di Latina Damiano Coletta, quello di Cerveteri Alessio Pascucci, leader di Italia Comuni insieme a Pizzarotti, o il sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone. «Abbiamo avviato un percorso senza confini - ha detto a fine mattinata Zingaretti - più ampio dei confini di un partito che si deve rigenerare, perché in una fase storica in cui due idee diverse si dividono e si contrappongono, deve seguirne una in cui 100 idee fanno un’unica politica. Vogliamo rigenerare una cultura politica fatta di inclusione, di umiltà, fatta di ascolto di chi ha bisogno di essere ascoltato». Poi una necessaria precisazione: «non voglio tornare indietro verso strade già battute», cioè nessun obiettivo di rifare i Ds con i suo cespugli, ma neanche «proseguire su una strada che ha fallito». Insomma occorre «cambiare strada» per «ridare una speranza all’Italia» e «tornare a vincere, perché questa è la missione» e non rifare una sinistra di pura testimonianza. Alla kermesse si è affacciato anche il segretario Maurizio Martina, che ha seguito per due ore i lavori accanto a Zingaretti, e che domenica della prossima settimana andrà anche alla Leopolda di Matteo Renzi. Martina ha fatto un appello a mantenere uno spirito unitario «perché l’avversario è fuori di noi». E questo spirito è stato accolto anche da un altro candidato, Matteo Richetti, oggi ad Eboli con alcuni amministratori della Campania e che domani sarà anche lui a Piazza Grande, da competitor di Zingaretti ma non da avversario.