Con una lettera durissima - anche più delle attese - che illustra nel dettaglio la «deviazione senza precedenti nella storia del Patto di stabilità», la Commissione europea accende ufficialmente i riflettori sul 'caso Italia', che già preoccupa molti leader in Europa. Finirà anche sul tavolo dei commissari martedì prossimo, che firmeranno la bocciatura formale della manovra, e dell’Eurogruppo il 5 novembre, che darà appoggio politico alla decisione dei tecnici Ue. Due passi scontati, se l’Italia entro lunedì non assicurerà, per iscritto, che cambierà la manovra e farà scendere il deficit invece di aumentare la spesa.
Il premier Giuseppe Conte, a Bruxelles, difende i piani del Governo e ridimensiona le accuse dell’Ue. Ma non trova grandi sponde tra i colleghi all’Eurosummit: dalla Germania all’Austria, dalla Francia all’Olanda, alla Finlandia e al Lussemburgo, è ampio il fronte di chi chiede il rispetto delle regole comuni. Concetto ribadito anche dal presidente della Bce Mario Draghi, che ha messo in guardia dal contestare le regole Ue perché si danneggia la crescita.
Per Bruxelles il bilancio italiano punta a «un non rispetto particolarmente serio degli obblighi del Patto», a causa di «una espansione vicina all’1% e ad una deviazione dagli obiettivi pari all’1,5%». La Ue chiede al Governo di dare una risposta ai rilievi entro lunedì 22 ottobre, in tempo perché il collegio dei commissari possa discuterne martedì. Ma, ricorda, la deviazione è talmente grave, «senza precedenti», che l’Italia rischia l'apertura di una procedura per debito eccessivo da un momento all’altro, per deviazioni che peraltro si trascinano da anni. Non basterà quindi soltanto un’illustrazione più dettagliata delle misure. Per convincere i commissari Moscovici e Dombrovskis, firmatari della lettera, il Governo dovrà impegnarsi a cambiare i target. Cosa che il premier Conte esclude: «Più passa il tempo e più mi convinco che la manovra è molto bella», ha detto entrando al vertice europeo.
«Forse sarà bella, ma questo è un giudizio estetico. Il problema qui è funzionale, giuridico e politico. E’ una manovra che non rispetta le regole», ha detto Moscovici, che oggi a Roma ha avuto modo di spiegare direttamente al ministro Tria il senso della lettera e dei timori europei. La manovra «non può restare al 2,4% di deficit e con uno scarto del deficit strutturale di un punto e mezzo. Chiediamo una correzione», ha chiarito il commissario.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che Moscovici ha incontrato in serata, ha auspicato «che ci sia il massimo di collaborazione con l’Italia. E che attraverso il dialogo e il confronto si trovi una intesa». Tria ha assicurato la massima collaborazione nello spiegare misure e riforme. Il vicepremier Di Maio invece attacca: «Se la lettera Ue è un ultimatum, è inaccettabile».
Intanto i leader dell’Eurozona prendono le distanze da Roma. Molto duro il premier austriaco, presidente di turno dell’Ue: «Non abbiamo nessuna comprensione» per le politiche finanziarie dell’Italia, «ci aspettiamo che il governo rispetti le regole». Al tavolo il caso Italia è 'l'elefante nella stanza', riferiscono fonti. Tanto che l’olandese Mark Rutte, già duro nei giorni scorsi, decide di sollevare la questione davanti ai colleghi. E al termine del vertice riferisce anche del bilaterale con Conte: «Sono stato molto chiaro sulla manovra, e gli ho detto che non è un bene né per l’Italia, né per l’Europa e l’Eurozona». Conte fa sapere che vedrà Juncker nei prossimi giorni, e si dice convinto di poter scongiurare anche un giudizio negativo delle agenzie di rating. L’Italia non è l'unica ad aver ricevuto l’avvertimento di Bruxelles: anche Spagna, Portogallo, Francia e Belgio dovranno rispondere ai rilievi. Ma Roma, spiegano le fonti, è in una situazione peggiore delle altre, e anche per questo la Commissione vuole dare un segnale il prima possibile.
Intanto, lo spread, il differenziale di rendimento fra Btp decennale e bund chiude a 327 punti base, ai massimi dal marzo 2013. Il rendimento del decennale italiano è a 3,67%, livello mai toccato da inizio 2014. Rendimenti oltre la soglia di guardia e un tonfo in Borsa che porta diverse banche a nuovi minimi storici, sollevando un punto interrogativo sull'efficacia di alcune recenti ricapitalizzazioni. Lo scontro nella maggioranza sul condono e quello con Bruxelles, che notifica uno sforamento del deficit «senza precedenti nella storia», convincono gli investitori che è meglio stare alla larga dall’Italia, in un contesto globale di crescente avversione rischio. Ma l’innesco lo dà il 'concambio' con cui stamani il Tesoro, come già fatto alcune settimane fa, ha riacquistato 3,8 miliardi di euro di un Btp Italia in scadenza ad aprile 2020, emettendo per un pari ammontare Btp con scadenze lungo, fino a 10 e quasi 30 anni. Nell’ottica della gestione del debito serve ad alleggerire i Btp sulla parte a breve termine. Tuttavia alcuni trader osservano che il segnale per i mercati è stato diverso: c'è di fatto un allungamento di diversi anni di un debito che sarebbe rientrato a breve e che toglie 3,8 miliardi di euro in meno da rifinanziare nel 2020.
Un ammontare, peraltro, superiore ai tre miliardi annunciati ieri. Se era un’operazione per restituire fiducia, oggi non era la giornata giusta. I Btp sono stati colpiti da una pioggia di vendite, complice anche la debolezza del mercato per le aste di debito in Spagna e i rinnovati timori per le banche greche. Il 10 anni è arrivato a un rendimento del 3,68%, mai così alto da inizio 2014, lo spread a due anni ha rotto la soglia dei 200 punti base e quello a cinque quota 300, come a maggio scorso. Anche il Btp a 30 anni risente dei timori d’instabilità, sfondando i 300 punti base. Inevitabili le ripercussioni sulle banche che (dati di agosto) hanno in pancia oltre 360 miliardi di titoli di Stato italiani e assieme al comparto delle costruzioni fanno di Piazza Affari la più debole in Europa, -1,89%. Bpm e Montepaschi segnano nuovi minimi storici, Intesa Sanpaolo perde il 3,3%, Unicredit il 3,4%. Con gli investitori che s'interrogano - per gli istituti più deboli - se la forte caduta in Borsa (che porta tutte le banche italiane insieme a valere 33 miliardi in meno di Hsbc, la maggior banca europea) non rischi di vanificare i recenti e difficili aumenti di capitale, o salvataggi nel caso di Mps. Anche l’euro ne risente, scendendo sotto 1,15 dollari, ma l'attenzione è sul debito. Uno studio di Rabobank citato dalla Bloomberg indica nel 2,63% il rendimento medio oltre il quale il debito pubblico può solo salire, rischiando di innescare una spirale al rialzo. La giornata di oggi, secondo Barclays, lo ha fatto schizzare ulteriormente al 3,49%. Ci vuole tempo perché il rialzo si trasformi in un costo di rifinanziamento più alto per il Tesoro, ma i mercati giocano sempre d’anticipo. E guardano con trepidazione al 26 ottobre, data della prossima asta di Btp che sarà seguita dal giudizio sul rating da parte di Standard & Poor's.
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