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Fine vita, Di Maio: "Un tema che dovremo affrontare"

Luigi Di Maio

Quello sul fine vita «è un tema che dovremo affrontare». All’indomani dell’"ultimatum" della Consulta al Parlamento a provvedere entro a un anno a una legge sul fine vita, è Luigi Di Maio a provare a mettere un punto fermo su una questione che sembra dividere la maggioranza di governo.

«Ovviamente non è nel contratto», sottolinea non a caso il vice premier e capo politico dei Cinquestelle, ma «per fortuna la Corte Costituzionale ci dice che abbiamo un anno di tempo e in questo periodo avremo modo di confrontarci e di capire quale sia la strada migliore per seguire il suo dettato». Parole che non nascondono affatto le difficoltà sulla strada della legge invocata dalla Corte costituzionale - che ha rimandato perciò di un anno la sua pronuncia sulla vicenda dell’esponente radicale Marco Cappato sotto processo a Milano per aver aiutato a morire il dj Fabo - e sposata ieri con decisione dal presidente della Camera Roberto Fico.

Un chiaro sintomo delle divisioni sul tema nella maggioranza gialloverde è il silenzio della Lega. Dal partito di Salvini l'unica voce che si fa sentire è quella del ministro della Funzione Pubblica Giulia Bongiorno, che però precisa di parlare a titolo personale. «Dobbiamo rispettare e onorare la richiesta della Consulta- dice in un’intervista a Repubblica- E impegnarci a fare una legge saggia che lasci alcuni margini di autodeterminazione. Sempre più italiani scelgono di andare a morire all’estero, sommando dolori a dolori. Non è giusto. Si deve poter morire con dignità anche qui, il Parlamento non può più sottrarsi al compito di legiferare, anche su argomenti così divisivi».

Concetti che più tardi ribadisce in una conferenza stampa, nella quale con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, presenta Codice Rosso, il ddl che vuole garantire tempi rapidi e certi per la trattazione delle denunce di violenza sessuale: «non credo sia un problema di cui debba occuparsi il governo ma il Parlamento: è bene che si pervenga a una legge condivisa e senza colore politico». Si mostra più prudente Bonafede: «credo che la Consulta abbia posto un punto di riflessione. Le forze politiche avranno poi modo di valutare se e come percorrere delle strade e di confrontarsi. Ora non è il caso di sbilanciarsi di più, c'è un contratto di governo».

Più netta la posizione di un altro ministro grillino. «La triste storia di Dj Fabo deve diventare un’occasione per avviare un dibattito serio su un tema quanto mai delicato, ma su cui la politica deve avere il coraggio di esprimersi» afferma la titolare della Salute Giulia Grillo, auspicando che gli schieramenti vadano oltre le «posizioni ideologiche». E mentre Marco Cappato chiede che il Parlamento discuta subito la proposta di iniziativa popolare per l’eutanasia legale promossa dall’Associazione Luca Coscioni, e l’ex presidente della Camera Laura Boldrini avverte che «non si può abdicare dl dovere di legiferare», sulla legge sul fine vita sembra dividersi anche il mondo cattolico. «La legge sul fine vita non è chiara, è logico che sia esplicitata», dice il cardinale Gualtiero Bassetti,presidente della Cei, che pone comunque dei paletti: occorre «rispettare il malato ma è necessario che anche il medico abbia una gran parte». Fanno muro invece Massimo Gandolfini leader del Family Day ("aiutare il suicidio è una barbarie") e l’associazione Pro Vita che invita la maggioranza a "non cadere nella trappola che trasformerà l’aiuto al suicidio nel dovere di morire».

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