Iniziata con la bocciatura da parte di Bruxelles della manovra gialloverde, la settimana si chiude con gli occhi puntati sul verdetto dell’agenzia di rating americana Standard and Poor's. Il giudizio è atteso dopo la chiusura dei mercati e il timore è che insieme al declassamento sia rivisto anche l’outlook, che potrebbe scivolare da stabile a negativo. Il Governo continua a ribadire di non voler cambiare una virgola della strategia di politica economica e fa mostra di grande sicurezza: non li temiamo, anticipa all’ora di pranzo il vicepremier M5S Luigi di Maio parlando delle agenzie di rating e scegliendo nel frattempo di andare allo scontro con il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi. «Siamo in un momento in cui bisogna tifare Italia - osserva il leader pentastellato - e mi meraviglio che un italiano si metta in questo modo ad avvelenare il clima ulteriormente». Riescono a mostrare «molto più rispetto» addirittura i ministri tedeschi, chiosa. L’avviso lanciato dal numero uno dell’Eurotower sui rischi dell’innalzamento dello spread per la tenuta delle banche è a distanza di 24 ore ancora oggetto di commenti dentro la maggioranza e l’Esecutivo. «Un allarme improprio», lo definisce il leghista Alberto Bagnai, presidente della Commissione Finanze al Senato. Vero è che gli istituti bancari sono da giorni al centro di riflessioni da parte del governo, dove si registrano spesso anche approcci diversi fra gli alleati. L’Italia è pronta a tirare su un muro difensivo, «costi quel che costi», dice Matteo Salvini. «Nessuna banca salterà. Se qualcuno pensa - prosegue il leader della Lega - di speculare sulla pelle dei risparmiatori e degli italiani, sappia che c'è un governo e c'è un paese pronto a difendere le sue imprese, le sue banche e la sua economia». Ma questo, aveva detto un paio di ore prima l'altro vicepremier (Di Maio), «non significa prendere soldi dagli italiani». Qualsiasi intervento che ricadesse in qualche modo sui risparmiatori sarebbe d’altro canto difficile da giustificare per il governo giallo-verde che della loro difesa ha fatto una bandiera. Una strada possibile, aggiunge più avanti allora Salvini, potrebbe essere proprio quella delle fusioni: «se ci sono le condizioni economiche, perché no?», osserva il leader della Lega. Certo, aggiunge anche a lui, a patto di assicurare «stabilità, crescita e i risparmiatori». D’altro canto, nel giorno dell’attesa del giudizio di S&P, sono proprio le banche a ritrovarsi ancora una volta penalizzate dallo spread, che seppure in calo ha chiuso la settimana a 309 e dunque sopra la soglia psicologica dei 300 punti. La ricaduta sui mercati dell’ennesima valutazione sulla stabilità del sistema italiano potrà comunque essere soppesata solo alla riapertura della Borsa lunedì e il governo continua così, intanto, a lavorare alla manovra. Approvata lo scorso 15 ottobre, ancora non è stata presentata in Parlamento dove probabilmente arriverà martedì quando inizierà anche l’iter parlamentare del decreto legge che contiene il condono fiscale e sul quale si registra nuovo malumore all’interno del M5S. Dopo il giudizio tranchant dell’Ue, arrivato via lettera qualche giorno fa, Roma ha tempo per rispondere ai rilievi sull'impostazione della legge di bilancio fino a metà mese ma al momento non si registra alcuna volontà di cambiare rotta, né sul fronte 'macro' né su quello delle misure. Il confronto con Bruxelles però continua e il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, in un’intervista allo Spiegel, fa sapere che l’Europa è pronta a porre nuove «domande» all’Italia «nei prossimi giorni». A cui seguiranno anche nuovi incontri a livello di leader, come d’altro canto previsto dall’agenda internazionale che vede il 5 novembre fissata una riunione dell’Eurogruppo.