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M5s e Lega studiano una tregua sulla manovra

Un nuovo vertice, forse mercoledì. Per perfezionare la risposta a Bruxelles sulla manovra, il premier Giuseppe Conte e il ministro Giovanni Tria, dovranno incontrare i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il leader della Lega definisce «archiviata» la questione, ma sbattere la porta in faccia a Bruxelles non si può, anche per i contraccolpi che una scelta di chiusura totale rischia di avere sui mercati.

Evitare altri scossoni forti è la priorità di M5s e Lega, per portare a casa la manovra e - da definire il come e il quando - le misure su pensioni e reddito di cittadinanza. Dopo, ammettono in casa leghista, nessuno scenario è escluso, neanche la rottura dell’accordo «prematrimoniale» firmato da Salvini e Di Maio.

La settimana, che vedrà l’avvio in Aula alla Camera dell’iter della legge di bilancio, si apre con l’Eurogruppo cui prenderà parte Tria: un passaggio cruciale per capire se, con la sponda di Paesi come Spagna e Portogallo, sia possibile ammorbidire i toni europei. Questo, confidano dal governo, darebbe margini ai 'pontieri' per provare l’ultimo assalto al fortino innalzato dai leader di M5s e Lega. L’unica possibile leva da giocare in Ue, spiegano infatti, è la tempistica delle misure più 'pesanti' della manovra: mettere quindi per iscritto non solo che il 2,4%, come sostiene Tria, è stato calcolato su una crescita tendenziale più bassa di quella programmata, ma anche che reddito e pensioni partiranno un pò più in là. Dunque non solo che il 2,4% di deficit è il «tetto massimo», ma che fin d’ora si garantisce di restare sotto di un decimale o due. Evitando assalti alla diligenza in Parlamento, perché - avverte Giancarlo Giorgetti - «se sforiamo con emendamenti bizzarri, c'è un problema spread».

Che tipo di lettera Conte riuscirà a inviare a Bruxelles si saprà forse già giovedì. Ma ad oggi il fronte dei mediatori, guidato dal premier e Tria, ma che annovera anche Giorgetti e il pentastellato Stefano Buffagni, parte in salita. Come testimonia l'assetto da battaglia scelto da Salvini nella sua visita alle regioni colpite dal maltempo. Il ministro Costa e il premier Conte annunciano un fondo da oltre 900 milioni spendibili su base triennale, in accordo con le Regioni, per la messa in sicurezza del territorio, oltre all’attivazione del fondo di solidarietà europeo e lo sblocco in manovra «di 4,2 miliardi di avanzi di amministrazione da usare per investimenti». Ma non basta, secondo Salvini: «Per il territorio servono 40 miliardi, mi impegno a spenderli con l’auspicio che non arrivino letterine dell’Ue», tuona il leghista. E c'è chi spinge perché il tema del dissesto compaia nella lettera a Bruxelles a supportare la scelta di fare deficit per finanziare investimenti.

Ma qualsiasi passaggio è complicato da una convivenza da "separati in casa": fonti di governo M5s accreditano il sospetto che Salvini alzi la posta per indebolire il più possibile Di Maio e andare a elezioni alla prima occasione utile. Anche in casa leghista ammettono che i rapporti sono già logori. Lo testimonia la trattativa 'armatà su reddito di cittadinanza e pensioni. Se il «reddito» partirà a marzo, allora potrà partire anche «quota 100», avvertono il M5s, per frenare fughe in avanti. I pentastellati rispondono anche alle obiezioni sui costi della misura di chi, come il giornalista Federico Fubini (che però ha citato limitazioni sulla base del reddito familiare), ha fatto notare che i conti non tornano: il reddito sarà dato sulla base dell’Isee del nucleo familiare ("se il
marito guadagna 100mila euro, la moglie che ha reddito 1000 non può prenderlo perché l’Isee è sopra la soglia di 9360 euro").

Il reddito, anticipa Laura Castelli, arriverà con una carta (in futuro magari tessera sanitaria) e ci sarà una detrazione per chi ha casa di proprietà. Per far funzionare le cose, annuncia, si chiederà l’aiuto di Caf e sindacati. Ma la misura, frenano dalla Lega, è ancora tutta da scrivere.

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