Settimana clou per il governo, chiamato giovedì prossimo a varare il decretone per quota 100 e reddito di cittadinanza, dopo aver risolto, come annuncia Matteo Salvini, uno dei nodi che teneva sospeso il provvedimento, quello dei fondi per garantire assegni di invalidità più robusti e una attenzione maggiore alle famiglie numerose o con disabili.
E prima ancora che il decreto veda la luce già spuntano temi che potrebbero entrare durante l’iter parlamentare, dalla stretta sulle pensioni dei sindacalisti alle nuove tutele per i rider. L’approvazione del decretone chiuderà simbolicamente il cerchio della manovra, che ha stanziato i fondi necessari, poi rivisti per centrare i target di deficit concordati con Bruxelles.
Target che, assicura il ministro dell’Economia Giovanni Tria in una lunga intervista al Corriere della Sera, saranno monitorati passo passo e che saranno rispettati grazie alla spinta alla crescita che arriverà proprio dall’impostazione espansiva della legge di Bilancio. Non c'è, assicura il ministro, da temere una recessione ma certo il Paese è «in stagnazione», soprattutto per effetto del rallentamento europeo e globale.
Ma le misure messe in campo dal governo, a partire dagli investimenti, consentiranno di raggiungere gli obiettivi di calo del debito, anche grazie al maxi-piano di dismissioni da 18 miliardi, che l’esecutivo sta studiando e che sarà difficile da realizzare senza il coinvolgimento di Cdp. Se è presto per parlare di eventuale nuova revisione delle stime (c'è già chi parla di massimo lo 0,5% di crescita) il governo sarà chiamato subito a chiudere il confronto sulle due misure simbolo del contratto gialloverde: già domani ci saranno riunioni tecniche al Mef con la Ragioneria.
E in settimana non è escluso un momento di sintesi politica prima del Cdm di giovedì. Su 'quota 100' pende ancora la questione degli statali e di chi paga gli interessi in caso di anticipo bancario del trattamento di fine servizio (Tfs). Sul fronte del reddito, invece, secondo quanto annunciato dal leader della Lega, dopo la minaccia di non votare il decreto, si sarebbe arrivati a una soluzione sui fondi per i disabili.
Nei giorni scorsi l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, aveva parlato di 400 milioni da spalmare tra pensioni minime, di invalidità e formazione. E aveva indicato i 260mila gli invalidi che si vedranno rimpinguare l’assegno (ma a percepire la sola pensione di circa 290 euro, legata al reddito, sono in 549mila, che salgono a oltre 1,7 milioni contando i casi in cui si cumula anche l'indennità di accompagnamento). La norma, avvisa di nuovo il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, va «fatta bene» altrimenti «è facile fregare lo Stato».
Tra i meccanismi già previsti nell’impianto della misura, un percorso a tappe attraverso centri per l’impiego e sostegno dei navigator, che controlleranno anche che i beneficiari rispettino gli impegni, pena il taglio o la decadenza dal beneficio. Possibile che il decretone diventi il veicolo per regolamentare i ciclofattorini, una delle nuove tipologie di lavoratori della gig economy.
L’intenzione è stata esplicitata dal consigliere di Di Maio, Pasquale Tridico, che ha parlato di tutele «equiparate a quelle del lavoro subordinato», compreso «un compenso minimo» e contributi Inps e Inail. Nei documenti di lavoro, su cui manca una sintesi con le parti, anche il divieto di paga a cottimo, minimo e massimo di ore a settimana (da 10 a 35), rimborso spese per la manutenzioni di bici e motorini usati per le consegne, indennità forfait di fine rapporto.
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