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“Io, uno uguale a voi. E giuro: vi... salvinerò"

Il ministro Matteo Salvini e la sua "ossessione" per le divise

L’abito non farà il monaco, ma la divisa farà senza dubbio il ministro Salvini. Tra le tante stranezze per cui ricorderemo questo quantomeno bizzarro periodo della politica (governi fondati su contratti, membri del governo che chiedono all'opposizione di riferire in aula sulla recessione, premier che annunciano la recessione mentre altri membri del governo stanno annunciando, quasi contemporaneamente, il boom economico, e via dicendo...) c’è, senz’altro, il ministro dell’Interno che ormai sempre più spesso gira con addosso giacconi di Polizia, Vigili del fuoco, Protezione civile... Secondo i set in cui si trova a passare (compreso Montecitorio, dove le divise non possono entrare, e l’infrazione, anche solo sul piano simbolico, suona davvero provocatoria).

Per carità, di tanto in tanto lo hanno fatto tutti, premier o ministri in visita a contingenti all’estero o in luoghi disastrati: indossare un casco o un giubbotto come parte della liturgia dell’appartenenza e dell’identificazione è un vecchio e collaudato escamotage comunicativo. Ma la continuità e l’accanimento con cui lo fa l’attuale ministro dell’Interno richiedono spiegazioni più profonde (anche di tipo freudiano, eventualmente). E certo non possono sfuggire all’ironia della Rete.

Ora, alla raccolta di figurine di Salvini mascherato (ce l’ho, ce l’ho, mi manca, ce l’ho...), al Big Salvini Jim con tutte le divise, ai migliaia di meme che invadono da mesi le nostre bacheche (tanto che a volte è difficile distinguere l’ennesimo travestimento dalla sua parodia: il confine è sottile, e la propaganda, quando si spinge così all’estremo, talvolta lo varca) si aggiunge un giochino che in pochissime ore è diventato virale: “Salvinification” (all'indirizzo salvinification.it). Clicchi un pulsante (“spin”) e spunta... il faccione del ministro su uno dei 75 travestimenti scelti dagli autori del sito: il prof. Bob Liuzzo, l’ideatore, docente all’Istituto europeo di design di Milano, e i suoi allievi Elisa Cinquemani e Alessandro Palumbo.

Perché più che un semplice sfottò in purezza, questo è anche una sorta di esperimento comunicativo. L’utente deve girare la ruota per scoprire «quale divisa indosserà oggi il ministro Salvini per “salvare” il Paese». E potrà trovare Salvy Potter, con tanto di bacchetta magica, Salvini Guardia Svizzera, Salvini Hulk, Salvini Torero, Salvini Mazinga, Salvini Power Ranger e decine di altri personaggi e supereroi. Tutta gente, per lo più, impegnatissima a “salvare” il mondo. E qui si centra il punto: la promessa d’una “salvezza”, l’identificazione con categorie che lavorano per la collettività, l’illusione di una “protezione” superiore e, assieme, il messaggio «io non sono casta, io sono uno di loro, anzi uno di voi». Un messaggio rudimentale e diretto, che non ha bisogno di alcun altro contenuto.

La flat tax (promessa a tutti e di fatto ristretta a pochissime categorie)? Le accise (che dovevano essere eliminate con un segno di penna, al primo consiglio dei ministri)? La cancellazione della Fornero (solo temporaneamente sospesa)? Ma chissenefrega, quelle sono alchimie incomprensibili all'uomo della strada (o della bacheca Facebook): qui, grazie anche agli altri due filoni social-narrativi (il pugno di ferro coi migranti, con la sceneggiata dei “porti chiusi” senza provvedimento, e i selfie col cibo), va in scena ogni giorno l’“uomo forte” che protegge il suo popolo, al quale assomiglia in tutto (mangia la stessa nutella e gli stessi spaghetti, fa gli stessi lavori socialmente utili...), e tanto deve bastare.

Infine, l’unica “divisa” che sblocca il giochino “Salvification” è quella... da Guardia di Finanza. Tutto comincia a lampeggiare, e appare una scritta: «Per proseguire devi pagare 49 milioni di euro». Quelli dello scandalo alla Regione Lombardia. Già.

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