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Conte attaccato al Parlamento europeo: "Burattino di Salvini e Di Maio". Il premier: "Offesa agli italiani"

In un’Aula semivuota, bersaglio di attacchi incrociati e anche personali. E’ un vero processo quello che affronta il premier Giuseppe Conte al suo esordio alla plenaria dell’Europarlamento. Dopo un lungo intervento, in cui il capo del governo italiano sferza l’Europa perché sia vicino ai popoli e punti su occupazione e crescita, piomba sul premier un attacco bipartisan, che coinvolge socialisti, liberali, popolari. E con il leader dell’Alde, Guy Verhofstadt che pianta la stoccata più fragorosa: «mi domando per quanto sarà un burattino mosso da Salvini e Di Maio», afferma.

Ed è lì che Conte si «spoglia» della pazienza che lo segna per l’intera sessione. «Non sono un burattino, forse lo è chi risponde a lobby e comitati d’affari», è la sua secca replica. Del resto in Aula gli interventi si susseguono via via più decisi e nonostante i richiami a un linguaggio consono del presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani. Tav, Venezuela, migranti sono il terreno privilegiato degli attacchi degli eurodeputati. Qualcuno definisce «vergognoso» il fuorionda di Conte con la cancelliera Merkel.

Tra gli interventi diversi sono quelli di esponenti italiani, del Pse, del Ppe o del Gue. «Non è questa l’Italia che conosciamo, l’Italia che conosciamo è quella di Spinelli», sottolinea il leader dei socialisti Udo Bullmann citando la sua recente visita sulla Sea Watch. «La mancanza della crescita è una vostra responsabilità», incalza il presidente del gruppo Ppe Manfred Weber, che pure poco prima aveva definito «buono» il bilaterale con Conte. Parole rispetto alle quali sembrano quasi morbide le affermazioni di un «falco» come il vicepresidente della commissione Ue Jyrki Katainen, che sottolinea la necessità di «un’Italia forte al suo centro» per avere un’Europa forte. Il premier ascolta. Nella sua prima replica non perde il suo aplomb. Poi, nella seconda, decide di passare alla controffensiva. «Il dibattito politico è il sale della democrazia, ben venga. Ma alcuni interventi non andrebbero commentati, perché hanno pensato non solo di offendere il sottoscritto ma il popolo che rappresento», è la risposta con cui Conte che rivendica anche la linea rigorista dei giallo-verdi sui migranti, «unica strada nella lotta ai trafficanti».

In Aula si scatena il vociare dei presenti, con Alessandra Mussolini che, dai banchi dell’emiciclo, prova a farsi sentire benché sprovvista di microfono. E le parole del premier sono quasi anticipate dall’Italia, da Matteo Salvini. «Che alcuni burocrati europei, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare premier, governo e italiani è vergognoso. L’elite prepari gli scatoloni», è la zampata «elettorale» del vicepremier leghista.

Eppure, la giornata di Conte a Strasburgo era iniziata nel segno del disgelo e di un bilaterale con Jean Claude Juncker definito da entrambe le parti «buono e costruttivo». Diversi gli argomenti toccati inclusi - probabilmente - gli effetti della manovra, alla quale l’Ue guarda con preoccupata attenzione e sui quali Conte chiede pazienza fino almeno al secondo semestre. Il primo aprile, a cena, Conte e Juncker - che aveva avvertito il premier di non poter essere presente alla plenaria - torneranno a vedersi. «Lui ama l’Italia», scherza il presidente del Consiglio prima di sostenere alla plenaria le ragioni del governo di cambiamento e di un’Europa che riprenda il suo contatto con il popolo e che abbandoni l’ultra liberismo per una maggiore equità. Ma, a giudicare dal «processo» di oggi, Conte dovrà sperare nel voto del 26 maggio per avere un’Aula più conciliante.

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