Il M5s fa fare il primo significativo passo ad una delle battaglie storiche del Movimento, il referendum propositivo. La Camera ha infatti approvato, grazie all’appoggio della Lega, la riforma costituzionale che introduce questo strumento di democrazia diretta: «un giorno storico per la nostra democrazia» ha detto il ministro Riccardo Fraccaro. E non è mancato un colpo di scena finale, con l’apertura da parte di M5s a modifiche al testo nei successivi passaggi parlamentari per ampliare il consenso sul testo. Trattandosi di una riforma costituzionale la proposta ha bisogno di quattro letture di Camera e Senato. Il passaggio a Montecitorio è dunque il primo passo, dove si sono registrati 272 voti a favore, quelli della maggioranza, 141 contrari, quelli di Pd, Fi e Minoranze linguistiche, e 17 astenuti, cioè Fdi e Leu. Questi ultimi due partiti si sono astenuti come "segnale" alla maggioranza per spingerla a ulteriori modifiche nei successivi passaggi. E anche il Pd ha valutato l’ipotesi astensione, visto che sono stati recepiti alcuni suoi emendamenti, a partire dall’introduzione di un quorum. Il testo uscito da Montecitorio prevede che raccogliendo 500mila firme, una legge di iniziativa popolare debba essere approvata dal Parlamento entro 18 mesi. Se le Camere la modificano il comitato promotore può dichiararsi soddisfatto e in tal caso la legge è promulgata, mentre in caso contrario si va a referendum, così come nel caso in cui il Parlamento non approvi la legge. Mentre il ddl originario non prevedeva quorum, il testo licenziato dalla Camera ha recepito un emendamento del Pd, in base al quale il referendum sarà valido se i sì superano il 25% degli aventi diritto, cioè 12,5 milioni di voti. Per altro, dietro la regia di Fraccaro, della relatrice Fabiana Dadone e del presidente della Commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia, M5s ha saputo dialogare con le opposizione accogliendo altri emendamenti, come quelli che pongono alcuni limiti ai referendum propositivi: vengono esclusi i trattati internazionali (inizialmente consentiti) e comunque le leggi che non rispettano la Costituzione. Per il Pd, ha detto Stefano Ceccanti, "rimangono due macigni": l’esclusione anche delle leggi penali, quelle tributarie e di spesa, nonché lasciare libertà al Parlamento di cambiare la legge per trovare una mediazione, senza che si vada automaticamente al referendum. A opporsi in modo veemente alla riforma è stata Forza Italia. In una animata dichiarazione di voto Francesco Paolo Sisto ha definito quella approvata «la peggiore legge della storia» che "uccide la democrazia rappresentativa". Il colpo di scena è giunto alla fine, Brescia, ha infatti annunciato che «altre modifiche potranno essere apportate» al testo. «Ciò che auspichiamo è raggiungere un consenso ampio alla fine del percorso», senza il quale si correrà ad un referendum confermativo, ha ricordato Brescia, privo di quorum. «E' un riforma costituzionale che dà più potere alle persone - chiosa a sera Di Maio -, faremo in modo che la voce dei cittadini possa indicare la strada alla politica».