Ramy Shehata diventerà cittadino italiano per meriti speciali, ben prima del compimento del suo diciottesimo compleanno. Ad una settimana dal fallito attacco al bus a San Donato Milanese, il tredicenne figlio di genitori egiziani che ha dato l’allarme ai carabinieri ottiene quello che ha chiesto e ripetuto a tutti fin dall’inizio di questa storia.
Ed ora può finalmente essere felice. «Sono contentissimo, ringrazio Salvini e Di Maio».
Poco importa dunque se l’atto formalmente ancora non c'è: Matteo Salvini ha dato il via libera - «è come mio figlio, avrà la cittadinanza» - e proprio in occasione dell’incontro al Viminale con i carabinieri e alcuni ragazzi che erano su quell'autobus, avvierà formalmente l’iter che prevede che la cittadinanza sia concessa con «decreto del presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Interno, di concerto con il ministro degli Affari esteri».
Ma non solo: la procedura riguarderà anche Adam El Hamami, l'altro ragazzino che ha dato l’allarme sul bus, anche lui figlio di immigrati, in questo caso marocchini. Un lieto fine di cui i Cinquestelle, con Di Maio in testa, si intestano il successo: «siamo felici di aver convinto Salvini».
La svolta è arrivata durante la registrazione della prima puntata del nuovo Maurizio Costanzo Show. Dopo aver stretto la mano al vincitore di Sanremo Alessandro Mahmood, con il quale c'erano state una serie di polemiche, Salvini ha infatti risposto in maniera netta alla domanda. Ma Ramy avrà la
cittadinanza?
«Sì, assolutamente, perché è come se fosse mio figlio e ha dimostrato di aver capito i valori di questo paese». Per poi aggiungere: «il ministro è tenuto a far rispettare le leggi anche se, per atti di bravura o coraggio, le leggi si possono superare». Il nodo su cui stavano lavorando al Viminale era chiaro già da alcuni giorni ed era rappresentato dai problemi con la giustizia del padre di Ramy, Khaled Shehata.
L'uomo ha diversi precedenti di polizia - un reato di permanenza irregolare in Italia, una denuncia per rapina nel '99 e il fatto di aver falsamente attestato di essere un pubblico ufficiale - ma nessuna condanna penale. La soluzione che verrà adottata è quella di concedere la cittadinanza per «meriti speciali» solo a Ramy e non al resto dei familiari, un percorso che ha di fatto un unico precedente - quello di Alfie Evans, il bimbo inglese affetto da una grave malattia al quale è stata concessa per consentirgli di essere curato in Italia - che però non si è concretizzato perché il piccolo è morto.
«Io non ne so ancora niente - dice Khaled Shehata - ma se fosse così sarei contentissimo, e sarà contento anche mio figlio Rami, che è qui con me, ha una faccia felice ed è contentissimo». L’ufficialità arriverà dunque nel corso dell’incontro al Viminale tra il ministro, 12 carabinieri e 5 ragazzini del bus: oltre a Ramy e Adam ci saranno anche Aurora, rimasta calma davanti al sequestratore nonostante fosse in ostaggio; Fabio, che ha parlato con il terrorista cercando di
tranquillizzarlo, e Nicolò, che si è offerto come ostaggio.
Chiusa dunque la vicenda, esultano i Cinquestelle, che anche oggi erano tornati alla carica con Salvini. Lo fa il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che in mattinata aveva ribadito la necessità di concedere la cittadinanza a Ramy: "prendo atto che finalmente anche Salvini si è convinto. Questa
è la ennesima dimostrazione di come questo governo possa viaggiare compatto per i cittadini».
E lo fa Luigi di Maio. «Nei giorni scorsi avevo inviato una lettera proprio ai ministeri competenti per chiedere loro di conferire la cittadinanza per meriti speciali al piccolo Ramy - dice il vicepremier - Sono felice di aver convinto anche Salvini sulla cittadinanza a questo bambino. L’ho già detto: questo è un Paese che vale molto più della semplice indignazione».
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