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A Verona famiglie a congresso, ma è scontro sull'aborto

Il senatore Simone Pillon della Lega al 13/o Congresso mondiale delle famiglie

Non è affatto soft l’inizio dei lavori del Congresso Mondiale delle Famiglie cominciato oggi in una Verona blindata. I relatori accendono gli animi e senza giri di parole dicono ai microfoni la loro sull'aborto. Bastano le dichiarazioni del leader del Family day Massimo Gandolfini - «In Italia, dal 1978 a oggi, sono stati uccisi sei milioni di bambini». E, «da un’unione donna donna e uomo uomo, non nasce una vita, per cui non possono essere genitori. Siamo inoltre convintamente contrari alla maternità surrogata e all’utero in affitto, pratica incivile», a rendere l’idea del clima dell’evento.

Che nel primo pomeriggio ha visto anche un colpo di scena, la partecipazione ai lavori della senatrice M5s Tiziana Drago, che ha praticamente sconfessato le parole del suo leader Luigi Di Maio. Il vicepremier, nei giorni scorsi, aveva dichiarato che nessun parlamentare M5s avrebbe partecipato al Congresso, in dissenso con la visione della donna propugnata dall’evento.

E dunque se la senatrice rincara la dose dal palco spiegando che «il M5s non è una realtà politica legata solo alle dichiarazioni di questi giorni, ci sono anche senatori e deputati che hanno apertura verso la famiglia tradizionale», dall’altra la collega di partito, la ministra della Salute Giulia Grillo, bolla quella di Verona come una «manifestazione di estrema destra» dove «si paragona, a detta di alcuni relatori, l’omosessualità al satanismo: questa è quella che mi fa un pò più ridere, se mi permettete - ha aggiunto -, perché è ai limiti del ridicolo ed è ovviamente priva di qualsiasi fondamento scientifico».

E sull'aborto: «Non è negandolo che si favorisce la natalità in questo Paese». Le fa eco Vincenzo Spadafora, parlamentare M5s e sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Quello di cui si discuterà a Verona non sarà mai nell’agenda di questo governo». Prova a smorzare i toni il ministro dell’Interno Matteo Salvini: quella sul Congresso sulla famiglia è una «polemica costruita sul nulla dalla sinistra. Andrò a ribadire la libertà di scelta di tutti e per tutti: le conquiste sociali non si toccano, non si discute della revisione dell’aborto, del divorzio, della libertà di scelta per donne e uomini. Si ragiona su come aiutare le famiglie italiane: mamme e papà, coi bimbi e coi nonni, e uscire da una situazione di povertà che a volte, dopo la nascita di un figlio, ti entra in casa».

Anche il governatore del Veneto Luca Zaia ammonisce: «Gli estremismi non ci portano da nessuna parte». E sembra fare un passo indietro il ministro leghista della Famiglia Marco Bussetti: «Io sono stato invitato dagli organizzatori mesi fa, ho dato la mia disponibilità ma questo non significa sposare l’ideologia o l'idea di chi ha organizzato il convegno». E come se gli animi non fossero già abbastanza surriscaldati, il premier Giuseppe Conte interviene e dice: «Non andrò a Verona prima di tutto perché non sono stato invitato».

Immediata la replica di uno degli organizzatori, Jacopo Coghe: «Avevo mandato al premier Conte e ai due vicepremier una mail di invito. Siamo veramente dispiaciuti, speriamo che possa venire anche all’ultimo momento». Tra i relatori arriva anche Maria Giovanna Maglie: «Non vorrei che l’aborto diventasse un rito laico di festeggiamento invece che un’opzione alla quale ricorrere come extrema ratio»; e a sorpresa il giornalista radiofonico Giuseppe Cruciani: «Io non sono uno di voi. Ma non trovo giusto quello che è stato messo in atto da coloro che vorrebbero spegnere questo microfono: una vera campagna di criminalizzazione. Quindi sono qui. Ovunque vieteranno di esprimere il vostro pensiero, io sarò uno di voi».

Intanto però gli organizzatori del Congresso si dicono molto soddisfatti dell’andamento della prima giornata, e ringraziano in particolare proprio Cruciani e la senatrice 5S Drago «per le sue parole, segno che la democrazia è ancora viva». E si dissociano dalle voci di alcune persone che, di fronte ai microfoni hanno detto che gli omosessuali «vanno curati, sennò c'è l’inferno». Sono «follie», tagliano corto gli organizzatori.

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