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Scontro Lega-M5s sul caso adozioni, Conte striglia Salvini: "Studi prima di parlare"

Il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

La tensione tra Lega e M5s era nell’aria e puntualmente è esplosa in serata tra Roma e Verona, in una triangolazione pericolosa che ha coinvolto anche palazzo Chigi costringendo il premier a intervenire con una strigliata al suo vicepremier Salvini. Miccia per dar fuoco alle polveri è stato un tema tutto sommato minore rispetto al menù della convention sulla famiglia di Verona: le adozioni.

È proprio Matteo Salvini ad attaccare prestando però il fianco alle repliche al vetriolo di Luigi Di Maio e poi a una reprimenda del premier Giuseppe Conte: «Spadafora si occupi di rendere più veloci le adozioni, ci sono più di 30mila famiglie che attendono di adottare un bambino», dice Salvini rispondendo piccato ad una intervista del sottosegretario grillino nella quale escludeva future alleanze con la Lega.

Una veloce riflessione all’interno del Movimento e Di Maio replica seccamente: «Salvini legga bene le deleghe. Spadafora non c'entra. Quella sulle adozioni è in capo al ministro Fontana ed al presidente del Consiglio». E così effettivamente è. Ma a palazzo Chigi forse prevale una certa stanchezza per questo clima di perenne campagna elettorale interna alla maggioranza per cui il premier Giuseppe Conte prende carta e penna e si schiera con Di Maio: «la delega in materia di adozioni è attualmente ed è sempre stata in capo al ministro della Lega Fontana. Spetta quindi a Fontana adoperarsi - come chiesto da Salvini - per rendere le adozioni più veloci», si legge in una nota chiarissima di palazzo Chigi.

Ma non basta perchè è evidente che le continue liti hanno ormai stancato il premier che bastona urbi et orbi la sua compagine: «rimane confermato che - si legge ancora nella parte più contundente della nota - bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare nei ministeri tutti i giorni e studiare le cose prima di parlare altrimenti si fa solo confusione». Meno parole e più applicazione al lavoro, chiede il premier in una giornata che si presentava infatti ad altissimo rischio per l’appuntamento sulla famiglia.

«A Verona ci sono dei fanatici. C'è uno stile medioevale. Qui c'è buon senso e si guarda al futuro», aveva infatti detto Di Maio ad un happening con seicento giovani di tutta Italia in un teatro di Cinecittà per lanciare le iniziative dell’Agenzia dei giovani. Un appuntamento organizzato proprio per marcare le differenze con la Lega nel quale la narrazione dei Cinque stelle si dipana attraverso messaggi opposti che guardano al «futuro», ai «giovani» e al «progresso».

Una differenza che, al di là delle parole e degli intenti («Nel Contratto di governo non c'è niente di quello di cui si sta discutendo a Verona», puntualizza il leader M5S) i Cinque Stelle marcano compatti. Contestualmente il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato l'organizzazione di un’iniziativa a Montecitorio «sull'evoluzione della famiglia, sulle famiglie arcobaleno e per ascoltare le esigenze di tutti», che suona come una vera e propria risposta in una sede istituzionale alla convention scaligera.

Non manca neanche, ove non fossero già chiare le differenze siderali tra Lega e Cinque stelle, un progetto di legge dei pentastellati presentato alla Camera e che prevede da sei mesi fino a 4 anni di carcere per chi commette violenza o istiga atti violenti fondati sull'omofobia o la transfobia. Una giornata faticosa che Di Maio sceglie di chiudere con una riflessione tutto sommato pacata: «trovo stucchevole questa rincorsa a strumentalizzare la famiglia. A Verona c'è questo grido a quella tradizionale, dall’altro fronte c'è un altro grido a quella arcobaleno. Ma perché non si riesce a parlare di famiglia senza farci politica sopra?».

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