L’Italia è a rischio crescita zero. Per questo bisogna portare a casa al più presto, e senz'altro entro il varo del Def, il decreto sblocca-cantieri e il decreto crescita, con l’obiettivo di dare ossigeno a una economia sempre più anemica. Ad ammettere che il Pil nel 2019 potrebbe registrare una sonora battuta d’arresto è lo stesso ministro dell’Economia, Giovanni Tria, convinto però che la ricetta dell’esecutivo possa funzionare a patto che la si smetta di «tifare contro l’Italia».
Di certo, ribadisce ancora una volta il titolare di via XX Settembre, «nessuno ci chiede una manovra correttiva», che rischierebbe solo di avvitare la crisi in un momento di frenata generale: «In Europa - ha spiegato Tria dal palco del Festival dell’Economia Civile di Firenze - c'è un rallentamento della crescita perché si è fermato il motore, la Germania».
E visti gli stretti legami con la manifattura tedesca della nostra industria, e lo storico ritmo lento dell’economia italiana, sempre un punto sotto la media Ue, ecco spiegato perché «la nostra economia è allo 'zero' mentre la Germania riesce a rimanere allo 0,7-0,8 per cento». Non si tratta di stime, sottolineano dal suo entourage, ma solo di una constatazione dello stato dell’arte, che il governo gialloverde è impegnato a contrastare con quella che di fatto si sta delineando come una vera e propria 'manovra', ma per la crescita.
Sarà da vedere se rappresenterà quella «azione massiva» invocata dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: ora, ha detto in tv, è il tempo di chiudere i «conflitti» e di trovare «compattezza» come hanno fatto imprese e sindacati, per agganciare la ripresa e arrivare preparati all’impegnativo appuntamento dell’autunno, quando con la manovra saranno da sminare 23 miliardi di aumenti di Iva.
Altrimenti, se le divergenze che emergono di continuo tra Lega e Movimento 5 Stelle dovessero rivelarsi «strutturali» allora meglio sarebbe andare al voto anticipato, piuttosto di «galleggiare». Dopo il quadro a tinte fosche dipinto dal centro studi «Di Maio mi ha scritto un messaggio simpatico, e anche Salvini mi ha mandato un whatsapp, più piccato» rivela Boccia, assicurando che poi il chiarimento è arrivato e che non c'era alcun «attacco al governo» nei dati del Csc ma solo la presa d’atto della situazione.
«Il punto è la capacità di reagire e ora la sfida sta tutta» nei due decreti. Se lo sblocca-cantieri sembra in dirittura di arrivo, arricchito anche delle misure per il sisma, non sono ancora tutti sciolti i nodi sul crescita, cui stanno lavorando sia il ministero dell’Economia sia quello dello Sviluppo economico, guidato da Luigi Di Maio. Un punto si farà probabilmente già domani, quando Tria incontrerà il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, anche per tirare le fila sul decreto per gli indennizzi dei risparmiatori.
Difficile che ci possa essere un vertice allargato, visto il complesso incrocio delle agende dei principali attori di governo: e in settimana l’unica finestra utile per approvare il decreto, tra l’altro, sembrerebbe essere quella di giovedì mattina. La corsa contro il tempo è necessaria per permettere a Tria di scrivere già nel Def l’impatto positivo che avranno le nuove misure, e arginare il rischio di indicare un Pil a 0.
Certo, incidendo nella sola seconda parte dell’anno, difficile che il rilancio dei cantieri e il pacchetto per aiutare le imprese possano dare grandi effetti (si ipotizza uno +0,1-0,2%). Ma si tratterebbe comunque di un segnale da mandare a Bruxelles. Anche perché il vero fardello sui conti italiani resta quello del debito, che difficilmente scenderà con un taglio così drastico delle stime del Pil (dall’1% a uno 0,1-0,2% senza altri interventi). E con il piano di privatizzazioni da 18 miliardi ancora al palo.
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