La spaccatura della maggioranza sul tema dei diritti, che ha tenuto banco nel weekend del congresso della Famiglia, si prepara ad emergere plasticamente in Aula alla Camera. I partiti di maggioranza e di opposizione voteranno insieme le nuove norme sul revenge porn, al centro di uno scontro la scorsa settimana.
Ma il vero nodo emergerà quando si arriverà all’emendamento leghista al «codice rosso» sulla violenza sulle donne, sostenuto anche dal ministro Giulia Bongiorno, per introdurre nel nostro
ordinamento la castrazione farmacologica, sia pure facoltativa e temporanea, per gli stupratori. Questa volta non sembra esserci mediazione possibile. E si annuncia la prima plateale spaccatura gialloverde, nell’ambito di una «convivenza» al governo che si fa sempre più difficile: sulla tenuta dopo le europee nessuno più scommette.
La Lega prova a spegnere le polemiche del congresso di Verona sulla famiglia e da via Bellerio si invita parlamentari e ministri a non replicare agli attacchi del M5s. Il fuoco di fila pentastellato è, sostengono dalle fila parlamentari, una linea di comunicazione che prova a dar fiato al Movimento in vista delle europee. Ma che la Lega andrà avanti, lo chiarisce Matteo Salvini. Avanti con la proposta di legge per una commissione d’inchiesta sulle adozioni ma anche con il disegno di legge Pillon sull'affido familiare.
Il sottosegretario Vincenzo Spadafora, dalle fila del M5s, torna a incalzare gli alleati: "Il ddl Pillon è chiuso. Quel testo non arriverà mai in aula, è archiviato. Adesso bisogna scrivere un nuovo testo», dichiara. Ma il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo sottolinea che quel testo «non si può archiviare» perché è parte del «contratto di governo: lo rispecchia ed è stato firmato anche dal M5s». «E' un buon punto di partenza», perché «forse Spadafora non lo sa però è pieno di bambini che vengono usati dagli adulti per i propri litigi».
Sul revenge porn, dopo lo scontro della scorsa settimana, si annuncia il via libera all’emendamento di Forza Italia per introdurre il reato. C'è infatti non solo il via libera del M5s ma anche quello della Lega, che con il ministro Bongiorno ricorda di essere stata sempre favorevole all’introduzione del reato. Ma il voto sulla castrazione chimica si annuncia assai tormentato per la maggioranza. E’ solo l’iceberg, osservano dal M5s, di uno scontro costante sui diversi dossier che - causa campagna elettorale - si trascinerà fino al 24 maggio. In casa pentastellata viene notata e subito stigmatizzata l’intenzione attribuita a Salvini di «comandare» nel governo: «Chiarisca», intima Luigi Di Maio. Di rimando, i leghisti notano un gioco di sponda «evidente da mesi, ancor prima della vicenda Tav, tra Conte e il M5s: il premier nega - raccontano - ma è chiara la sua appartenenza al Movimento».
Salvini torna a smentire tentazioni di rottura. Ma ormai nel governo si elencano tre scenari possibili se dopo le europee crollerà tutto. Tre scenari compatibili con la volontà del presidente Mattarella di mettere al sicuro i conti pubblici. Il primo potrebbe essere un governo del presidente che si incarichi di fare la manovra, per votare nella primavera del 2020. Il secondo è il tentativo di Salvini, «difficile - osservano fonti parlamentari della maggioranza - ma non impossibile», di fare subito un governo di centrodestra con Fi e Fdi e i parlamentari che ci stanno. Il terzo, al momento considerato più improbabile, è lo scioglimento immediato delle Camere e il ritorno al voto. Certo, tutto dipenderà dal risultato delle europee. Perciò sia dal M5s che dalla Lega si invita alla cautela con i sondaggi: i conti veri, da ipotesi di rimpasto fino a possibili ribaltoni, si faranno dal 27 maggio.
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